26 Aprile 2024

violenza contro le donne

Nigeria, diritti delle donne riconosciuti solo sulla carta, non nei fatti

Nonostante le norme internazionali e le leggi della Costituzione nigeriana prevedano la tutela dei diritti delle donne, nel Paese dell’Africa occidentale spesso questi non vengono messi in pratica. Ciò accade in vari campi della sfera pubblica e privata: l’istruzione, la violenza di genere, la politica, la salute materna, le risorse economiche che le donne hanno a disposizione. Il nuovo Governo dovrebbe agire subito per permettere alle cittadine e ai cittadini nigeriani di avere pari opportunità in ogni ambito e far sì che le leggi a tutela delle donne e delle madri vengano applicate davvero.

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Parlano le donne migranti, quei viaggi segnati da violenze e abusi

Un elevatissimo numero di giovani donne ogni anno migrano, dall’Africa o dall’Asia, verso l’Europa o altri luoghi considerati più sicuri. Lo studio riportato nell’articolo mette in luce, attraverso racconti e dati, le violenze psicologiche e fisiche che queste persone – persino in tenera età – sono costrette a subire, oltre che nei loro Paesi di origine, anche durante i viaggi di migrazione e nei luoghi di destinazione. Diventa quindi sempre più necessaria l’implementazione di servizi di prevenzione e protezione che possano tutelare le donne migranti e affiancarle nei loro percorsi di reintegrazione e resilienza.

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Uganda, ecofemministe in lotta contro l’industria petrolifera

In alcune zone del Paese le ricche risorse naturali del territorio, come il petrolio grezzo di recente scoperta, fanno gola alle grandi multinazionali. I Governi stringono accordi con le società per la cessione delle terre senza tenere in considerazione il parere delle comunità che abitano quei territori e che ne traggono sussistenza tramite l’agricoltura. Gli sfratti – senza un’adeguata successiva ricollocazione – sono molto comuni e le donne, principali responsabili del sostentamento dei gruppi famigliari, subiscono in misura maggiore le conseguenze di questi progetti di “sviluppo” senza scrupoli.

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Danimarca: paradosso nordico, femminismo e gender gap

Lo stereotipo sud-europeo che vede i Paesi scandinavi come i più avanzati dal punto di vista della parità di genere rispecchia davvero la realtà? Il 52% delle donne danesi tra i 18 e 74 anni è stata vittima di violenza fisica e/o sessuale. Il 32% l’ha subita per mano di un partner. Attraverso uno sguardo su sessismo, violenza di genere e tasso di femminicidio, si scopre come in questo Paese eguaglianza sociale non significhi eguaglianza di genere, come confermano studi per cui “più a Nord” non sta per “più parità”: il panorama è più sfumato e articolato.

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Brasile, la “sicurezza” di Bolsonaro che mette a rischio le donne

Già durante la sua campagna elettorale, il presidente brasiliano era stato chiaro su quale fosse la sua posizione riguardo le armi. Una volta eletto, ha infatti subito firmato un decreto per renderne il possesso e il trasporto più flessibili. Il Congresso è inoltre al lavoro su un pacchetto anticrimine che potrebbe alleggerire le pene per le violenze commesse durante il servizio da parte delle forze dello Stato. Tutte queste misure sono potenzialmente pericolose per la popolazione femminile, in particolare per quella di colore e residente nelle favelas, già la più vulnerabile di tutto il Paese.

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Colombia, barlumi di giustizia per i crimini sessuali di guerra

Il Paese latinoamericano, noto soprattutto per il traffico di droga, è stato teatro di una lunga guerra civile conclusasi nel 2016 con un accordo di pace tra il Governo e le FARC. Durante il conflitto, la violenza sessuale è stata utilizzata, da tutte le parti coinvolte, come arma di guerra provocando un alto numero di vittime. I crimini sessuali di guerra, per molto tempo negati dalle autorità governative, sono ora al vaglio del Tribunale Speciale per la Pace (JEP). Per la prima volta, le donne colombiane hanno una reale possibilità di ottenere giustizia per le atrocità subite.

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Messico: forza, paure e ribellioni dietro il movimento #MeToo

La lotta contro le molestie sessuali e le altre forme di violenza subite dalle donne si sta diffondendo anche nel territorio centroamericano. Da troppo tempo la popolazione femminile era costretta al silenzio per paura di un sistema che difende più gli aggressori che le vittime. Tutto ha avuto inizio con un tweet che ha provocato un’ondata di segnalazioni in numerosi settori, dal giornalismo al teatro fino all’ambito accademico. Attraverso i social media si è creato uno spazio utile a esprimersi liberamente e denunciare gli abusi.

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Sudan, le donne della rivoluzione che ha deposto al-Bashir

Sono giorni di fondamentale importanza per il futuro del Paese, con la recentissima notizia dell’arresto del presidente al-Bashir. Il Paese è in tumulto da mesi per via di una crisi economica pesante e dell’opposizione a un regime sempre più soffocante. Pochi sanno che alla guida di questa storica rivolta, mai così ampiamente sostenuta, ci sono state soprattutto le donne. Proprio loro, le vittime principali del fondamentalismo religioso e politico, hanno preso il coraggio di organizzarsi e scendere per le strade, rischiando la vita per trascinare un intero Paese verso il cambiamento.

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Zimbabwe in rivolta, il prezzo per le donne: lo stupro

Tra il 2010 e il 2016 le violenze sessuali in questo Paese sono aumentate dell’81%. In pratica, più di venti donne aggredite ogni giorno. In tempi di incertezza, la situazione può peggiorare e così è durante gli attuali tumulti, a causa della crisi economica che ha colpito il Paese. L’aspetto più inquietante è che i colpevoli dei crimini a sfondo sessuale sono quelle stesse autorità che dovrebbero evitarli. Preoccupante è anche il silenzio e il timore di rappresaglie che impediscono alle donne non solo di denunciare i reati, ma di partecipare attivamente ai necessari cambiamenti della società.

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America Latina, quanto costa alle donne difendere la Terra

Isabel Cristina Zuleta, Berta Isabel Cáceres, Macarena Valdés, sono solo alcuni nomi di attiviste minacciate, abusate o uccise in Sudamerica per aver intrapreso una lotta a difesa dell’ambiente e dei diritti umani. Solo nel 2017 sono stati assassinati oltre duecento attivisti ambientali, la maggior parte dei quali si trovava proprio nella regione che ospita alcune delle aree naturali più preziose al mondo e da cui dipende la sopravvivenza di molte comunità locali. Occorrerebbe maggiore attenzione, anche a livello internazionale, e soprattutto l’applicazione di leggi che proteggano queste coraggiose figure.

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