India, le ondate di calore inaspriscono povertà e diseguaglianze

Nei mesi di marzo e aprile sono state registrate temperature molto elevate nel subcontinente indiano. Lo studio presentato nell’articolo illustra come i periodi di caldo rovente abbiano, nell’arco degli ultimi decenni, provocato migliaia e migliaia di decessi e ricoveri, e il deterioramento della qualità della vita di milioni di cittadini indiani. A rischio la disponibilità dei prodotti agricoli e dunque l’accesso al cibo, la salute, i posti di lavoro e l’intera economia del Paese. Per contrastare gli effetti devastanti di tali eventi climatici estremi è necessario implementare efficaci piani d’azione.

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Migrazione: Messico, India, Africa; storie di donne che rimangono

Per ogni uomo che emigra, ci sono donne che restano nel Paese di origine. Attendono di ricevere le rimesse dall’estero, a volte per mesi. Fanno da padre e da madre a bambini che devono imparare una nuova quotidianità fatta di assenza della figura paterna. Come raccontato dagli autori del progetto Women Who Stay che documenta l’altra faccia della medaglia della migrazione, le donne si ritrovano spesso a dover comunque lavorare per migliorare la loro condizione, aggravando il carico delle loro responsabilità, o a dover decidere di emigrare per seguire i mariti. Ci vuole coraggio anche a restare.

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Iraq 20 anni dopo: solo spreco di vite umane, ISIS più forte che mai

Iniziata esattamente vent’anni fa, l’operazione militare “Iraqi Freedom” fu concepita dall’amministrazione Bush come strategia per isolare il ben più temuto Iran e, nonostante il definitivo ritiro delle truppe nel 2011, è tutt’altro che finita. Dopo anni di massiccio dispiegamento di uomini e mezzi, centinaia di migliaia di vittime soprattutto tra i civili iracheni nonostante l’utilizzo di droni e “bombe intelligenti”, i gruppi islamisti paramilitari continuano a riorganizzarsi e radicarsi nel Paese stesso e in altri Stati del Medio Oriente e dell’Africa, in particolare nella regione del Sahel.

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Tunisia, una politica discriminatoria verso i migranti sub-sahariani

Le recenti dichiarazioni di stampo razzista del presidente tunisino Saied sui migranti provenienti dall’area occidentale del Continente hanno destato scalpore in tutto il mondo. Il Paese maghrebino non rappresenta però un’eccezione nel panorama internazionale in quanto a politiche migratorie basate sulla discriminazione: vi sono infatti elementi comuni a nazioni lontane e diverse – come disoccupazione giovanile, crisi economica, tensioni sociali – che portano alla colpevolizzazione dei migranti, i quali finiscono per diventare i capri espiatori di problemi interni che i Governi non riescono a risolvere.

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Cuba, emigrazione record per la crisi più grave degli ultimi 30 anni

Dopo sessant’anni di adesione al modello socialista e di embargo, la nazione insulare ha vissuto una parentesi di prosperità nel 2016 grazie al florido turismo e all’avvio di nuove imprese e attività. La parentesi si è però rivelata tale quando, in seguito all’insediamento del presidente USA Trump, l’embargo è stato rinnovato e i rapporti tra i due Paesi si sono nuovamente raffreddati. Da allora la nazione è precipitata in una crisi che si è fatta sempre più profonda e insidiosa, facendo crollare gli standard di vita e inducendo i cubani a un esodo di massa soprattutto verso gli Stati Uniti.

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Ucraina, il ruolo dei media russi a un anno dall’inizio del conflitto

Se in passato la stampa aveva la possibilità di giocare un ruolo fondamentale anche nel dialogo tra le nazioni, l’attuale situazione bellica nell’ex repubblica sovietica lascia emergere un quadro totalmente diverso. Il regime autoritario di Putin dà prova di forza applicando restrizioni d’altri tempi agli organi di stampa e, d’altra parte, l’UE blocca la trasmissione delle principali emittenti russe – impedendo così ai cittadini europei di conoscere il tipo di informazione ricevuta dalla popolazione e quindi le motivazioni dietro il consenso intorno alla cosiddetta “operazione militare speciale”.

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Perù, le proteste guidate dagli indigeni scuotono il Paese in crisi

Le proteste che negli ultimi mesi hanno infiammato le strade dello Stato dell’America Latina si sono scatenate dopo la destituzione del presidente Castillo per impeachment da parte del Congresso. Però, questa mobilitazione su larga scala della popolazione indigena ha le sue motivazioni in una storia di lunga data che riguarda le divisioni che spaccano in due il Paese sul piano economico, sociale, politico ed etnico. In questa fragilità trovano terreno fertile le ingerenze di nazioni limitrofe, come la Bolivia, interessate a esercitare in qualche modo il potere orientando le proteste verso la violenza.

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Israele, il nuovo Governo di Netanyahu minaccia la democrazia

Dopo aver ricevuto la fiducia della Knesset, il 29 dicembre scorso ha prestato giuramento il nuovo Governo israeliano guidato dalla coalizione dei partiti più di estrema destra e di orientamento religioso ultra-ortodosso della storia del Paese. Le dichiarazioni dei neo ministri sono molto chiare e non lasciano spazio a dubbi sulla volontà del Governo di percorrere la strada della discriminazione, dell’apartheid e dello spregio delle Leggi Fondamentali e dei diritti umani pur di consolidare il proprio potere e affermare la supremazia ebraica in ogni ambito della vita politica e sociale.

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Le donne vanno in guerra ma vengono escluse dai processi di pace

Nel 2000 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la Risoluzione 1325 sull’impatto che le guerre hanno sulle donne e il loro contributo alla risoluzione dei conflitti armati. Ciononostante, sono numerosi i conflitti svoltisi negli ultimi vent’anni che hanno visto le donne ricoprire ruoli sia sulla linea del fuoco che apicali o ausiliari per poi ritrovarsi escluse dalla ricostruzione nella fase post-bellica. La piena partecipazione delle donne ai vari step del processo di pace è indispensabile per una società funzionale che tenga conto delle differenze di genere.

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Le politiche migratorie dell’Europa limitano la mobilità dall’Africa

Anche alla luce dei fatti più recenti, che hanno visto l’Italia rifiutarsi di autorizzare uno sbarco di migranti, acquisisce particolare rilevanza un’analisi critica delle politiche migratorie dell’UE. Laddove i Governi europei dichiarano di voler “evitare” che le persone intraprendano viaggi migratori lunghi e travagliati, di fatto non mettono in pratica nessuna azione per aprire corridoi umanitari legali e sicuri, soprattutto per chi parte dall’Africa. Il razzismo verso chi ha la pelle di colore scuro sembra proprio plasmare queste politiche per la “gestione” dei flussi migratori.

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