26 Aprile 2024

The Conversation

India, le ondate di calore inaspriscono povertà e diseguaglianze

Nei mesi di marzo e aprile sono state registrate temperature molto elevate nel subcontinente indiano. Lo studio presentato nell’articolo illustra come i periodi di caldo rovente abbiano, nell’arco degli ultimi decenni, provocato migliaia e migliaia di decessi e ricoveri, e il deterioramento della qualità della vita di milioni di cittadini indiani. A rischio la disponibilità dei prodotti agricoli e dunque l’accesso al cibo, la salute, i posti di lavoro e l’intera economia del Paese. Per contrastare gli effetti devastanti di tali eventi climatici estremi è necessario implementare efficaci piani d’azione.

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Ghana, il patriarcato impera: poche donne su cattedre universitarie

Da un rapporto dell’UNESCO è emerso che globalmente gli uomini sono maggiormente presenti nell’ambito dell’istruzione terziaria. I dati dimostrano che meno di 2 accademici senior su 5 e meno del 30% dei ricercatori mondiali sono donne. Il Ghana, seppure abbia compiuto progressi nel campo della parità di genere e dell’inclusione, non lo ha fatto nel settore dell’istruzione superiore. La questione risiede principalmente nell’esistenza di idee radicate che evocano stereotipi di genere limitanti per le donne. Per cambiare rotta sono necessarie politiche trasparenti che incidano sul cambiamento di visione.

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Nigeria, diritti delle donne riconosciuti solo sulla carta, non nei fatti

Nonostante le norme internazionali e le leggi della Costituzione nigeriana prevedano la tutela dei diritti delle donne, nel Paese dell’Africa occidentale spesso questi non vengono messi in pratica. Ciò accade in vari campi della sfera pubblica e privata: l’istruzione, la violenza di genere, la politica, la salute materna, le risorse economiche che le donne hanno a disposizione. Il nuovo Governo dovrebbe agire subito per permettere alle cittadine e ai cittadini nigeriani di avere pari opportunità in ogni ambito e far sì che le leggi a tutela delle donne e delle madri vengano applicate davvero.

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Tunisia, una politica discriminatoria verso i migranti sub-sahariani

Le recenti dichiarazioni di stampo razzista del presidente tunisino Saied sui migranti provenienti dall’area occidentale del Continente hanno destato scalpore in tutto il mondo. Il Paese maghrebino non rappresenta però un’eccezione nel panorama internazionale in quanto a politiche migratorie basate sulla discriminazione: vi sono infatti elementi comuni a nazioni lontane e diverse – come disoccupazione giovanile, crisi economica, tensioni sociali – che portano alla colpevolizzazione dei migranti, i quali finiscono per diventare i capri espiatori di problemi interni che i Governi non riescono a risolvere.

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Migrazioni, così la Germania agevola la fuga dei cervelli dall’Africa

Il Governo tedesco ha proposto un progetto riguardante l’apertura di centri per la migrazione in cinque Paesi del Continente volto a offrire a determinate categorie l’opportunità di trasferirsi sul suolo tedesco. Marocco, Tunisia, Egitto, Ghana e Nigeria sono i Paesi finora presi in considerazione. Tuttavia dietro questa “cultura dell’accoglienza” si cela una ragione tutt’altro che umanitaria. Il piano finirà infatti per aumentare la carenza di manodopera qualificata a cui molti Paesi africani fanno fronte e si ripercuoterà su questi ultimi per i quali sarebbe molto più vantaggiosa una migrazione circolare.

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Cuba, emigrazione record per la crisi più grave degli ultimi 30 anni

Dopo sessant’anni di adesione al modello socialista e di embargo, la nazione insulare ha vissuto una parentesi di prosperità nel 2016 grazie al florido turismo e all’avvio di nuove imprese e attività. La parentesi si è però rivelata tale quando, in seguito all’insediamento del presidente USA Trump, l’embargo è stato rinnovato e i rapporti tra i due Paesi si sono nuovamente raffreddati. Da allora la nazione è precipitata in una crisi che si è fatta sempre più profonda e insidiosa, facendo crollare gli standard di vita e inducendo i cubani a un esodo di massa soprattutto verso gli Stati Uniti.

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Microplastiche, alternative “bio” ancora poco sicure per la salute

Il fenomeno dell’inquinamento da plastica è un tema molto dibattuto negli studi sulla salvaguardia ambientale e oceanica. Nello specifico, uno dei problemi più importanti riguarda la contaminazione da microplastica e nanoplastica. Recenti studi hanno evidenziato tracce di queste ultime nel DNA di un campione di volontari umani sani in una concentrazione media di 1,6 mg/L. Pertanto, le pratiche positive da adottare vanno dalla riduzione dei prodotti processati all’uso di contenitori realizzati anche parzialmente in plastica, fino a evitare di conservare, cuocere o riscaldare il cibo in contenitori di plastica.

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Ucraina, il ruolo dei media russi a un anno dall’inizio del conflitto

Se in passato la stampa aveva la possibilità di giocare un ruolo fondamentale anche nel dialogo tra le nazioni, l’attuale situazione bellica nell’ex repubblica sovietica lascia emergere un quadro totalmente diverso. Il regime autoritario di Putin dà prova di forza applicando restrizioni d’altri tempi agli organi di stampa e, d’altra parte, l’UE blocca la trasmissione delle principali emittenti russe – impedendo così ai cittadini europei di conoscere il tipo di informazione ricevuta dalla popolazione e quindi le motivazioni dietro il consenso intorno alla cosiddetta “operazione militare speciale”.

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La mano della Cina sugli asini africani, commercio a doppio taglio

Tra i molti esempi di sfruttamento cinese delle risorse del Continente, non molto noto è il caso del commercio di pelle d’asino. Il collagene in essa presente è alla base dell’ejiao, un composto considerato una panacea secondo la medicina tradizionale e il cui mercato è da anni in forte crescita in Cina. Ciò ha causato una decimazione della popolazione di asini in Africa, stimolando il commercio illegale. Quando invece nelle zone rurali la loro presenza è fondamentale per alleviare la povertà delle famiglie, che a sua volta genera commercio illegale in un circolo vizioso. Per il contrasto al fenomeno servirebbe maggiore organizzazione tra i Paesi africani.

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Perù, le proteste guidate dagli indigeni scuotono il Paese in crisi

Le proteste che negli ultimi mesi hanno infiammato le strade dello Stato dell’America Latina si sono scatenate dopo la destituzione del presidente Castillo per impeachment da parte del Congresso. Però, questa mobilitazione su larga scala della popolazione indigena ha le sue motivazioni in una storia di lunga data che riguarda le divisioni che spaccano in due il Paese sul piano economico, sociale, politico ed etnico. In questa fragilità trovano terreno fertile le ingerenze di nazioni limitrofe, come la Bolivia, interessate a esercitare in qualche modo il potere orientando le proteste verso la violenza.

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