27 Aprile 2024

La mano della Cina sugli asini africani, commercio a doppio taglio

[Traduzione a cura di Davide Galati dell’articolo originale di Lauren Johnston pubblicato su The Conversation]

Negli ultimi anni, c’è stata un’enorme e crescente domanda di pelli d’asino in Cina, dove vengono utilizzate per realizzare un antico prodotto salutare chiamato ejiao.

L’ejiao è composto dal collagene estratto dalle pelli di asino mescolato con erbe e altri ingredienti per creare prodotti di consumo medicinali e salutistici. Secondo la medicina tradizionale cinese ha proprietà che rinvigoriscono il sangue, arrestano le emorragie e migliorano la qualità dei fluidi vitali e del sonno.

L’ejiao è venduto a circa 783 dollari al chilo e la dimensione del mercato cinese è passata da circa $3,2 miliardi nel 2013 a circa $7,8 miliardi nel 2020.

Questo recente aumento della domanda è guidato da diversi fattori, tra cui la crescita dei redditi, la diffusione del prodotto attraverso una serie televisiva di successo e l’invecchiamento della popolazione (l’età è un fattore demografico chiave per la domanda). Inoltre, l’ejiao a volte viene prescritto dai medici e il costo può ora essere coperto dall’assicurazione sanitaria.

La domanda di ejiao ha portato a una carenza di asini in Cina e sempre più in tutto il mondo. I Paesi africani sono stati particolarmente colpiti.

L’Africa ospita il maggior numero di asini al mondo: circa i due terzi della popolazione globale stimata di 53 milioni di asini nel 2020. Le cifre esatte su quante pelli vengono esportate in Cina non sono disponibili a causa di un crescente commercio illegale, ma ci sono delle indicazioni.

Uno studio sulla popolazione di asini del Sudafrica, ad esempio, suggerisce che sia passata da 210.000 nel 1996 a circa 146.000 nel 2019. Ciò è stato attribuito all’esportazione di pelli di asino.

Animali da fattoria sotto un albero di baobab presso Wambio, Kassena Nankana District - Ghana. Foto dell'utente Flickr CIFOR su licenza CC
Animali da fattoria sotto un albero di baobab presso Wambio, Kassena Nankana District – Ghana. Foto dell’utente Flickr Alex Fassio/CIFOR su licenza CC

Valore degli asini

Si stima che gli asini mantengano circa 158 milioni di persone in Africa. Nelle zone rurali, la presenza di un asino in una famiglia aiuta ad alleviare la povertà e libera donne e ragazze dalle fatiche domestiche.

Gli asini sono uno dei mezzi più semplici, sostenibili ed economici per trasportare persone, merci e prodotti agricoli da casa alla fattoria al mercato e viceversa, nonché ai pozzi d’acqua e in altri luoghi. Anche in ambienti difficili gli asini possono percorrere lunghe distanze con un carico pesante, limitata idratazione e senza mostrare segni di affaticamento. Sono un bene domestico durevole.

Possedere un asino aumenta la produttività e diminuisce il lavoro duro, ad esempio riducendo i carichi che le donne dovrebbero altrimenti portare da sole. In Ghana, ad esempio, si è scoperto che possedere un asino fa risparmiare agli adulti circa cinque ore di lavoro alla settimana e ai bambini 10 ore alla settimana. La presenza di un asino permetteva anche alle bambine di andare a scuola.

Gli asini possono anche trasportare carichi pesanti di legna da ardere e acqua. Ciò significa che le persone devono fare meno viaggi. Questo libera manodopera e tempo per altre attività generatrici di reddito, come seminare il terreno di qualcuno in cambio di denaro.

Il valore dell’avere un asino in casa è evidente. La perdita di un asino per una famiglia nelle zone rurali del Kenya è associata a un aumento del rischio di povertà: i bambini abbandonano la scuola, c’è meno sicurezza idrica e maggiore fragilità economica. Questo rende il commercio degli asini un argomento delicato.

Trasporto agricolo via asino a Gwenia, Kassena Nankana District - Ghana. Immagine dell'utente Flickr Axel Fassio/CIFOR su licenza CC
Trasporto agricolo via asino a Gwenia, Kassena Nankana District – Ghana. Immagine dell’utente Flickr Axel Fassio/CIFOR su licenza CC

Le risposte dei Governi

La crescente domanda cinese di asini ha suscitato una varietà di risposte da parte dei Governi di tutta l’Africa.

La Tanzania, ad esempio, ha tentato di creare un’industria e un commercio formale di asini. Ma, nel 2022, le autorità lo hanno vietato perché l’offerta legale non riusciva a tenere il passo con la domanda. Gli asini femmine in genere producono solo pochi puledri ciascuna nella vita.

In Kenya, l’indignazione pubblica, in gran parte dovuta all’aumento dei prezzi degli asini e alla diminuzione dell’offerta, ha portato a un divieto di esportazione nel febbraio 2020. Gli esportatori di asini del Kenya, tuttavia, hanno portato la loro causa contro il divieto all’Alta Corte del Kenya nel giugno 2020 e hanno vinto.

Altrove, Paesi come Botswana, Burkina Faso, Mali, Niger, Senegal e Tanzania hanno vietato le esportazioni di asini. Altri, come il Sudafrica, hanno vietato o limitato il commercio di asini stabilendo requisiti per macelli identificati a priori e le relative quote.

Tuttavia, l’effettiva attuazione dei divieti sugli asini varia a seconda di quanto è forte la capacità normativa nei diversi Paesi e di quanto sia facile il contrabbando attraverso i confini.

Nel caso del Sudafrica, le quote di esportazione hanno semplicemente reso clandestino il commercio. Questo porta a più furti di asini. Le pelli commercializzate illegalmente dal Sudafrica provengono in genere da asini che vengono macellati in modo disumano nella boscaglia o in mattatoi scadenti in Lesotho. Quindi vengono esportati in Cina.

La povertà favorisce il commercio, che a sua volta può portare a un ulteriore impoverimento. I proprietari di asini, che necessitano di un reddito inaspettato a breve termine, venderanno il loro animale. Potrebbe quindi essere macellato e commerciato illegalmente e portare a una diminuzione delle opportunità di guadagno nel medio e lungo periodo.

Cosa bisogna fare

Una recente conferenza panafricana sugli asini ha chiesto una moratoria di 15 anni a livello continentale sul commercio per consentire il recupero dell’offerta e il potenziamento della capacità normativa.

L’ industria dell’ejiao in Cina è ben organizzata e dotata di risorse. Una manciata di grandi aziende e una provincia dominano l’industria in Cina e sono rappresentate dalla Shandong Ejiao Industry Association.

Un commercio di pelli d’asino Cina-Africa potrebbe essere possibile se i Paesi africani si organizzassero, formassero associazioni e stabilissero un dialogo con quella cinese. L’obiettivo sarebbe quello di elaborare meccanismi sostenibili, prevenire danni agli interessi locali e contribuire a contrastare il commercio illecito.

In parallelo a questo, sarebbe importante che le agenzie per il benessere degli animali in Cina sensibilizzassero sull’impatto illecito e dannoso del commercio illegale di pelli d’asino.

Per ora, credo che questo scambio sia prematuro. Sono necessari standard normativi migliori per l’industria cinese degli ejiao, in modo tale che le pelli d’asino scambiate illegalmente e rubate non facciano parte del settore.

Una più profonda cooperazione tra i Paesi africani aiuterebbe anche a preservare l’antico ruolo dell’asino nel sostenere il commercio e i gruppi più vulnerabili e geograficamente isolati del continente.

[Voci Globali non è responsabile delle opinioni contenute negli articoli tradotti]

Davide Galati

Nato professionalmente nell'ambito finanziario e dedicatosi in passato all'economia internazionale, coltiva oggi la sua apertura al mondo attraverso i media digitali. Continua a credere nell'Economia della conoscenza come via di uscita dalla crisi. Co-fondatore ed editor della testata nonché presidente dell’omonima A.P.S.

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