26 Aprile 2024

Autore: Luciana Buttini

Schiavitù e finanza mondiale, quei corpi assicurati per profitto

Schiavitù e finanza sono legate sin dai tempi delle navi negrerie, come ricorda il vergognoso omicidio di massa della Zong. L’analisi parte da quest’importante episodio della storia della tratta atlantica per mettere in risalto il comportamento dei grandi mercanti di allora. Il loro scopo era trasformare i corpi umani in opportunità di profitto. Un fenomeno tristemente noto ancora oggi e celato nella cosiddetta finanziarizzazione. L’ombra della speculazione su quelli che potrebbero definirsi “nuovi schiavi” continua a guidare i profittatori di Wall Street.

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Popolazione mondiale in aumento o in calo? Stime e incertezze

Lo scorso luglio la BBC ha pubblicato i risultati di un nuovo studio che preannunciava un impressionante calo di nascite. In molti, esperti e profani, hanno cominciato ad esprimere preoccupazione per il futuro demografico mondiale. Nello studio, condotto dall’IHME, si stima che intorno al 2064 la popolazione globale raggiungerà i 9,7 miliardi per poi scendere a 8,8 miliardi entro il 2100. L’articolo fa luce sulla questione, proponendo il caso della Nigeria e dando spazio a nuovi elementi di riflessione, sottolineando peraltro l’importanza di valutare con cautela i risultati prodotti dai modelli demografici.

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Come la pandemia ha cambiato la nostra percezione del tempo

La quotidianità non è più la stessa da quando è scoppiata l’epidemia. A subire profondi cambiamenti non sono state soltanto le abitudini del vivere, ma anche la cognizione del tempo. La nuova dimensione sembra essere quella della “trappola nel presente”, senza più capacità di pianificare il futuro. L’articolo analizza, da una prospettiva antropologica, la crisi economica e sociale innescata dal coronavirus, mettendola a confronto con i ritmi di vita accelerati imposti dal modello capitalista. Si aprono, così, nuove piste di riflessione per cercare di superare questo tempo di “inerzia”.

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Mascherine e niqab, dibattito su una similitudine superficiale

Coprirsi bocca e naso e mantenere le distanze sociali: questi sono i nuovi imperativi in vigore nel mondo ai tempi della pandemia. Una situazione anomala, che ha suscitato anche il seguente interrogativo: una mascherina anti-virus è così diversa da un niqab? La risposta è affermativa e apre un dibattito sull’argomento. Lo scopo di questa breve analisi è riuscire a far comprendere il vero significato del velo indossato dalle donne musulmane e aprire il mondo all’alterità culturale e religiosa. Abbandonando, soprattutto, le motivazioni superficiali e ipocrite che spingono l’Occidente ad assimilare mascherina e velo.

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In Africa la malaria continua ad uccidere, e anche più del Covid

L’arrivo del coronavirus ha catalizzato l’attenzione di politici e sanitari, alle prese con la nuova pandemia. L’emergenza Sars-CoV2 rischia però di spostare risorse preziose per debellare altre malattie come la malaria. Quest’ultima causa ancora 1.100 decessi al giorno, e la battaglia è aperta. Oltre a un maggiore impegno con le diverse comunità, sono necessari finanziamenti e programmi continui di prevenzione. Il movimento panafricano “Zero Malaria Inizia con Me” è un contributo per tenere acceso l’impegno verso una malattia endemica.

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Attenti agli emoji, possono essere elementi di prova in giudizio

Gli emoticon nei messaggi di testo, così diffusi a livello globale, hanno un valore legale? La questione è aperta. Ormai non è insolito, infatti, che le icone grafiche vengano impiegate come prove in giudizio nei Tribunali. Dagli Stati Uniti alla Francia sono già state emesse sentenze nelle quali l’uso improprio di una faccina è stato determinante nell’esito di una causa. Per interpretare gli emoji nelle Corti, però, i giudici hanno bisogno di figure esperte come quelle dei linguisti forensi, in grado di coniugare competenze linguistiche, giuridiche e conoscenze culturali.

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Migranti e rifugiati, il loro numero potrebbe restare molto alto

Quante persone si sposteranno nei prossimi anni? Tante le stime, ma la risposta più sicura è una: saranno pochi rispetto chi vorrebbe davvero emigrare e tanti, in confronto a quelli che gli Stati desiderano ospitare. L’articolo – che però non prende in considerazione la situazione creata dai lockdown dovuta al Covid-19 – sottolinea che gli spostamenti sono dovuti non solo a ingiustizie e conflitti, ma anche ai cambiamenti climatici. I Paesi sono messi in guardia: le misure restrittive sono inutili. Adottare piani adeguati per gestire gli aumenti dei flussi migratori è l’unica strada.

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Non esiste al mondo Paese davvero a misura di bambino

Cambiamenti climatici, fenomeni migratori, conflitti e pratiche commerciali predatorie sono alcune delle minacce per la salute e l’avvenire dei più piccoli in ogni Paese del mondo. A denunciarlo è un nuovo rapporto pubblicato da UNICEF, OMS e Lancet. Secondo gli esperti nessuna nazione sta facendo il minimo indispensabile per garantire ai più vulnerabili sicurezza, salute e un futuro migliore. Il testo fa luce sulla questione, fornendo alcune misure che gli Stati possono adottare da subito per tutelare la crescita della popolazione più giovane.

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Schiavitù, trauma transgenerazionale e diritto alla riparazione

Il Castello di Elmina in Ghana ricorda gli oltre 400 anni di ingiustizie subìte dai popoli africani e indigeni fatti schiavi. Sebbene le violenze e le atrocità avvenute tra le mura di questa Fortezza appartengano a un passato lontano, alcuni studi ci dimostrano la loro continuità con il presente. Infatti, esse hanno ancora oggi un impatto sulla salute delle popolazioni africane e indigene. Per questo, l’articolo passa in rassegna i motivi per i quali la richiesta e l’attuazione di riparazioni per una “giustizia sanitaria” sarebbero fondamentali per risarcire tali atrocità.

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L’Africa e lo sviluppo industriale, porte aperte verso il futuro

Il 20 novembre si celebra la Giornata dell’industrializzazione dell’Africa, ma la narrativa sul continente africano sembra essere sempre la stessa, incentrata su povertà assoluta e mancanza o lentezza nello sviluppo. Eppure l’economista Wim Naudé ci propone un punto di vista diverso. Secondo lo studioso, l’Africa ha tutte le potenzialità per avanzare nello sviluppo grazie a tre tipi di industrializzazione. L’articolo offre un’attenta analisi sulla questione e propone al tempo stesso dei suggerimenti ai governi del continente. Perché di fatto ci sono stati grandi passi in avanti, ma bisogna saperli raccontare.

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