26 Aprile 2024

immigrazione

L’Africa e il dramma dell’immigrazione. Che non finirà.

Un flusso di migranti storico quello verso l’Europa ma anche verso l’interno. Le politiche sbagliate dell’UE e il silenzio dell’UA. “È a partire dal 1970 che i flussi migratori verso l’Europa hanno iniziato a intensificarsi. Nel prosperare della loro economia, i Paesi europei avevano bisogno di lavoratori da impiegare in lavori non qualificati. Ed è in questo modo che ha iniziato a farsi strada l’immagine dei lavoratori immigrati nelle catene di montaggio automobilistiche o dei netturbini neri nelle strade di Parigi. Fino alla metà degli anni ’80, un cittadino delle ex colonie francesi non aveva alcun bisogno di avere un visto per entrare in Francia.”

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La speranza dei migranti si è fermata a Lesbo

È trascorso un mese da quel 20 marzo.Una domenica come altre per molti, ma per le migliaia di richiedenti asilo, rifugiati e migranti che dalla Turchia erano in viaggio verso l’Europa quella data rappresenta il momento in cui le cose sono cambiate, dal giorno alla notte, creando nuove incertezze, dubbi e violazioni dei diritti umani. Un’analisi delle incongruenze e paradossi dell’accordo UE-Turchia che, di fatto, ha chiuso i confini europei e la rotta balcanica per tutte le persone in transito. Le opinioni raccolte all’United Conference di Torino.

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Udine, la punta estrema dell’Italia che non sa accogliere

Non sarà certo la consueta pioggia friulana a fermare il gruppo di migranti, tutti ragazzi con meno di 30 anni, che aspettano i volontari per mangiare qualche biscotto, bere un tè caldo, raccogliere le coperte per dormire nel sottopassaggio della stazione ferroviaria di Udine. Un copione che si ripete: arrivano i volontari dell’associazione locale Ospiti in Arrivo con le loro pettorine catarifrangenti e, tra le luci al neon che arrivano dall’interno e l’andirivieni dei fari delle automobili, un disordinato gruppo silenzioso di migranti si prepara a dormire in quello che, negli ultimi mesi, è diventato quasi un dormitorio di fortuna.

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L’Africa di Renzi, da problema a opportunità

L’ultima visita del premier nel continente, sponsorizzando le imprese italiane, parlando di “visione del futuro” e criticando l’atteggiamento dell’Europa sul problema immigrazione. Nel corso delle sue visite il premier non ha però incontrato la comunità italiana. Cittadini italiani che hanno visto in questo continente un’opportunità molto prima che Renzi ci pensasse. Che hanno investito i loro soldi – non quelli delle grandi imprese – per creare aziende, società, dar vita a progetti impegnando e assumendo personale locale. A queste persone avrebbe fatto piacere un saluto dello Stato italiano. Perché alla fin fine loro nell’Africa ci hanno creduto davvero.

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Migrare al tempo di Internet, l’accoglienza delle app e siti web

Abituati a considerare lo smartphone come un vezzo, per rifugiati e richiedenti asilo la prospettiva è capovolta: applicazioni, siti web, piattaforme online svolgono un ruolo fondamentale di informazione e integrazione: fornire informazioni mediche e legali, trovare lavoro, mettere in contatto con i familiari. L’importanza della tecnologia non è tale soltanto in una prospettiva eurocentrica, anzi, è lontano dall’Europa che la connettività assume un valore sociale rilevante. Nel nostro articolo una panoramica sulle applicazioni e piattaforme solidali.

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Il fenomeno migranti tra opinione pubblica, media e dati reali

Mentre nell’ultimo vertice del 2015 sul tema dei migranti l’Europa appare ancora spaccata e la Danimarca ha proposto addirittura l’esproprio dei beni dei rifugiati in cambio di welfare, la Giornata Internazionale del Migrante da poco “celebrata” ci ha ricordato che ci sono 60 milioni di persone in movimento che chiedono una risposta all’Unione Europea. TV e giornali dedicano grande attenzione alla questione e contribuiscono a creare la visione sul tema dei rifugiati, richiedenti asilo, immigrati. Ma come stanno davvero le cose?

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Migranti, l’UE deve agire ora per fermare la tragedia sulle sue coste

Quanto valgono le vite umane? Quante persone dovranno ancora morire prima che l’Europa intervenga? Purtroppo queste non sono domande retoriche. Dall’inizio del 2015 più di 1500 persone, nel viaggio dal Nord Africa verso le coste europee, sono annegate o scomparse nelle acque del Mediterraneo. Tuttavia, fino ad ora gli Stati Membri non sono riusciti a concordare una strategia comune per rispondere alle traversate illegali nel Mediterraneo che stanno trasformando il mare in un cimitero di massa.

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Emergenza immigrazione, l’Europa non fa abbastanza

Intervista a Valeria Carlini, responsabile Ufficio Stampa del Consiglio Italiano Rifugiati. “L’Europa si è dotata di un’Agenzia, Frontex, che in maniera efficiente si occupa di controllo delle frontiere. Ma non è con questo strumento che l’Europa può assicurare il soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Crediamo che l’Europa abbia tutto il potere, economico – politico – tecnico, di dotarsi di un efficiente sistema per garantire la sicurezza in mare”. Intanto dal primo gennaio a metà febbraio ci sono stati 5.302 sbarchi.

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Lampedusa, un anno dopo: cosa è cambiato?

La stigmatizzazione e la criminalizzazione dei migranti continuano e le politiche sulla sicurezza prevalgono sulla protezione.Da Mare Nostrum a Frontex, le iniziative prese finora non si sono dimostrate iniziative efficaci per la salvaguardia delle vite umane e i controlli ad alcune frontiere continuano ad essere caratterizzati da violenze e abusi. Come quelle – per esempio – a Ceuta e Melilla, per arrivare dal Marocco alla Spagna. E anche le coste italiane rimangono una meta pericolosa per chi cerca l’ingresso in Europa.

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