9 Novembre 2024

Internet

La nuova era digitale in Africa, app di tendenza e scelte dei giovani

La diffusione dei telefoni cellulari in Africa ha cambiato completamente la comunicazione: oggi più di due terzi della popolazione dei maggiori Paesi africani possiede uno smartphone. L’attività più comune degli africani tramite lo smartphone è quella di inviare messaggi di testo, seguita dallo scattare foto o riprendere video, fare o ricevere pagamenti, accedere ai social network e leggere informazioni e notizie. Le app più popolari in Africa comprendono i social media, la messaggistica istantanea e applicazioni con una funzione specifica, come ad esempio la visione di film, il monitoraggio delle transazioni finanziarie o le scommesse sportive.

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Guerre cibernetiche, quel pericolo silenzioso e sottovalutato

Uno sguardo ai conflitti che nessuno vede, nel mondo cibernetico, lontano dai nostri occhi e dalla nostra comprensione. In questo Wild West che è l’Internet di oggi, i giganti mondiali si contendono grandi fette di potere: dalle intelligence che colpiscono le centrali nucleari dell’Iran, alla Russia di Putin che diffonde fake news per alterare gli equilibri elettorali, fino alla Cina che emerge come nuovo leader tecnologico grazie a operazioni di furto intellettuale. Ne abbiamo parlato con Michail Maniatakos, esperto di cybersecurity e docente alla New York University di Abu Dhabi.

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Problemi di sonno? Importante navigare sul web in modo sano

Il 90% dei giovani, e non solo, prima di addormentarsi passa del tempo davanti allo schermo di un computer o dello smartphone. I risultati delle ricerche in questo ambito hanno portato alla condanna dell’uso notturno dei dispositivi, collegandolo a problemi nel dormire e altri disturbi come ansia e depressione. Tuttavia, approfondendo la questione, il vero problema sembra essere più il modo in cui vengono usati gli strumenti. Le attività che si compiono online, i contenuti che si osservano e l’approccio ai social sono il vero punto di partenza per risolvere disturbi sempre più diffusi.

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Christian Rocca, regolamentare Internet per salvare la società

Con l’approvazione della Direttiva UE in materia di diritto d’autore nel mercato online, lo scenario editoriale è destinato a cambiare in profondità. In attesa di vedere come le singole nazioni recepiranno la direttiva, non si placa il dibattito su come tutelare correttamente il copyright senza mettere il bavaglio alla Rete. Quella che segue è una breve intervista al giornalista e scrittore sul suo nuovo testo-pamphlet dal titolo provocatorio: “Chiudete Internet – Una modesta proposta”. Ecco cosa ci ha detto, guardando al fenomeno in una prospettiva storica.

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Ciad, un anno di censura, il Governo vieta Internet e dissenso

Dal marzo 2018 è in corso nel Paese una delle più grandi repressioni della libertà di espressione. Blocco di Internet e quindi di Facebook, Whatsapp, Messenger. Anche il sito della BBC è interdetto. Il motivo è ovvio: bloccare il dissenso e le voci non conformi alle decisioni e al volere del Governo. Bloccare voci che vanno verso l’esterno, ma anche quelle che sono critiche nei confronti di ciò che accade nel Paese. Eppure c’è modo di aggirare l’ostacolo utilizzando le VPN, e Internet Senza Frontiere ha avviato una campagna per finanziare i collegamenti.

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Internet, chi vince e chi perde nella corsa a ostacoli dei megabit

Quanto è lungo il tempo per connettersi alla Rete? E ci sono metodi per testare in maniera scientifica la capacità della nostra connessione? In un mondo che corre, le risposte arrivano da ogni parte, ma con ritmi ben diversi da Paese a Paese. Ecco la fotografia del digital divide secondo alcuni rapporti che analizzano la Rete secondo questo aspetto, con particolare attenzione al caso italiano ma anche a quanto avviene più in generale in Europa o in realtà emergenti com’è nel caso dell’Africa.

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Quando la protesta nasce sui social e i governi li oscurano

Cresce il malcontento contro politiche e governi, e corre veloce sui canali che le persone usano quotidianamente, ormai in tutto il mondo. Ma la risposta, in molti Paesi, dalla Turchia all’Etiopia, dal Brasile al Vietnam, è oscurare i canali social: bloccare Facebook, Twitter, YouTube per far sì che le criticità non emergano, che gli attivisti non si organizzino, che un movimento di protesta non si possa costituire. E non è solo una questione di diritti politici e di espressione, uno studio sottolinea – infatti – come questi blocchi abbiano anche un grave impatto sull’economia dei Paesi in questione.

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Worldreader, in Africa la lettura che passa attraverso il cellulare

Digital in 2017 fa il punto sulla diffusione del digitale nel mondo: in Africa la maggior parte del traffico web passa attraverso il telefonino. E così cresce il successo di applicazioni destinate alla lettura, come Worldreader, che risulta la più popolare nel continente: 28.500 ebook distribuiti gratuitamente in 43 lingue, con l’obiettivo di arrivare a 15 milioni di lettori entro il 2018. L’utilizzo di questa app può essere utile anche in ambito scolastico, come dimostra il programma Read to Kids (R2K) per promuovere la lettura diretta ai bambini fino ai 6 anni.

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Hate speech, le responsabilità di cittadini, Stati e social media

Il Consiglio d’Europa e la UE chiedono con sempre maggior vigore agli Stati europei di agire contro l’hate speech. Contemporaneamente rinviano la gestione del problema alle grandi aziende della Rete come Facebook, Google o Twitter, demandando di fatto il compito di censurare e cancellare i contenuti ritenuti illegali. Tuttavia la mancanza di definizioni giuridiche chiare e la conseguente soggettività dell’azione di censura fa temere che così si vada a ledere la libertà di espressione dei cittadini.

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Hate speech, tecniche educative e di controllo del fenomeno

Cresce il volume e l’intensità dei commenti di odio pubblicati in Rete. Si tratta di un fenomeno definito dal Consiglio d’Europa come “hate speech” e che, come tale, va contrastato. Il compito è affidato a giornalisti, social media manager, scuole e cittadini. Cosa possiamo fare, dunque, quando ci imbattiamo in un commento che istiga all’odio e alla discriminazione? Dialogo, rispetto e informazione sono gli strumenti che abbiamo a disposizione. Nell’articolo sono elencati alcuni strumenti utili per combattere un'”abitudine” che sembra diffondersi a macchia d’olio.

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