27 Aprile 2024

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Bambini in guerra, abusi oltre ogni limite su minori usati in conflitti

L’Onu non aveva mai registrato tante gravi violazioni contro i minori nei conflitti armati di tutto il mondo in un solo anno come nel 2022. Sono stati uccisi, mutilati, arruolati, rapiti, stuprati, arrestati. Le loro scuole e gli ospedali in cui cercavano cure sono stati bombardati, gli è stato persino negato l’accesso umanitario. RD Congo, Somalia, Israele e Palestina sono ancora i peggiori inferni per i bambini. Per la prima volta nella “lista della vergogna” del Segretario generale entra la Russia; il grande assente, di nuovo e nonostante le numerose gravi violazioni verificate, è Israele.

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Ricordando Mandela, tante iniquità nel Sudafrica per cui ha lottato

Il 18 luglio è la giornata mondiale dedicata a Nelson Mandela: cosa resta dei suoi sforzi per combattere il sistema di segregazione razziale? Di certo, l’esempio di una battaglia per la convivenza pacifica di comunità diverse e l’impegno per eliminare ingiustizie sociali che però restano ancora evidenti. Dall’accesso alle risorse, all’impatto del cambiamento climatico fino all’inclusione nelle città, sono tante le facce della povertà. Tante da non poter dire la lotta conclusa. Ne abbiamo parlato con due professori, per una riflessione sull’eredità di questo personaggio iconico.

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Nigeria, la vita dei civili stravolta da esercito locale e Boko Haram

Dall’inizio del conflitto jihadista nel 2010, oltre 2,5 milioni di civili sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni causando un crollo dell’economia rurale. The New Humanitarian e VICE News hanno condotto indagini per oltre un anno e tutte hanno testimoniato violazioni del diritto umanitario internazionale da parte dei militari. Boko Haram impone severi controlli nelle zone che occupa e in caso si infrangano le regole si viene puniti severamente. Ma, sebbene molti vadano via, tanti altri restano per timore. Per esempio, per paura di essere spediti nella prigione di Giwa Barracks.

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Migranti climatici, cresce il numero ma manca una tutela giuridica

Il prossimo 28 luglio sarà l’anniversario dell’adozione della Convenzione di Ginevra sullo Status dei Rifugiati. Ciò ci ricorda come l’ambito di applicazione di tale strumento non sia stato ampliato adeguatamente: particolarmente problematica è la situazione di coloro che migrano a causa degli effetti del cambiamento climatico, i quali non ricadono sotto la protezione di tale Convenzione. Emblematico è il caso Teitiota contro Nuova Zelanda, considerato come uno spartiacque, ma che in realtà è stata un’opportunità mancata.

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Africani scrittori di resoconti di viaggi attraverso il loro Continente

In Sudafrica il viaggio è un argomento delicato. Durante gli anni dell’apartheid vigevano leggi che limitavano fortemente o addirittura bloccavano gli spostamenti delle persone nere; quella del viaggio di piacere era un’idea applicabile soltanto ai bianchi. Anche se quelle norme non esistono più, hanno lasciato un retaggio che i giovani sudafricani stanno cercando di scrollarsi di dosso. Numerose sono, infatti, le pubblicazioni che raccontano di viaggi alla scoperta del Paese e di se stessi, dello spostarsi liberamente senza il timore di incorrere in situazioni spiacevoli per il colore della pelle.

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Migranti siriani bloccati in Sudan, unica via d’uscita le rotte illegali

Dall’inizio dei combattimenti sono quasi 90.000 i siriani bloccati nel Paese dal conflitto armato. Come testimoniano gli intervistati, è risultato quasi impossibile usufruire dei voli di rimpatrio promessi dal Governo a proprie spese. La società aerea di bandiera – già accusata di pratiche illegali – pare abbia imposto il pagamento di grosse tangenti per l’inserimento nella lista passeggeri. Ma, se da un lato molti fanno di tutto per tornare a casa, tanti altri hanno paura di rientrare per timore di essere arruolati nel servizio militare che in Siria può durare anche diversi anni.

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Turchia, arresti in massa durante la marcia del Pride a Istanbul

Tra le notizie di questo mese: la Svizzera ha emendato la legislazione nazionale, riconoscendo che il sesso senza consenso equivale a stupro. Un gruppo di indios peruviani hanno attaccato due petroliere canadesi per protestare contro lo sfruttamento del territorio amazzonico. Il “tesoriere del genocidio” ruandese non sarà sottoposto a processo penale perché troppo vecchio. Lo ha deciso il Meccanismo residuale internazionale per i Tribunali penali. Il Word Food Programme ha annunciato il taglio degli aiuti alimentari in Siria per “una crisi di finanziamento senza precedenti”.

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La nuova era digitale in Africa, app di tendenza e scelte dei giovani

La diffusione dei telefoni cellulari in Africa ha cambiato completamente la comunicazione: oggi più di due terzi della popolazione dei maggiori Paesi africani possiede uno smartphone. L’attività più comune degli africani tramite lo smartphone è quella di inviare messaggi di testo, seguita dallo scattare foto o riprendere video, fare o ricevere pagamenti, accedere ai social network e leggere informazioni e notizie. Le app più popolari in Africa comprendono i social media, la messaggistica istantanea e applicazioni con una funzione specifica, come ad esempio la visione di film, il monitoraggio delle transazioni finanziarie o le scommesse sportive.

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Russia, il timore della repressione frena chi si oppone alla guerra

Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, in tanti si chiedono il motivo per cui anche gli oppositori russi non scendano in piazza a protestare contro la guerra. Le ragioni sono tante e tra queste troviamo non solo gli arresti ma anche la presenza di sistemi di tracciamento elettronico e il fatto che le proteste in realtà sono controproducenti per l’individuo su vari livelli. Eppure, nonostante la presenza di uno Stato repressivo e totalitario, per le strade delle città continuano a esistere proteste visive, scritte contro la guerra e graffiti che dimostrano come l’animo umano sia irreprimibile.

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“Fieri Insieme”: il Pride di Sarajevo, ma la politica tollera le violenze

La situazione dei diritti umani in Bosnia Erzegovina è ancora complessa, la comunità LGBTQIA+ subisce discriminazioni e intimidazioni. Le autorità non agiscono in maniera tempestiva a difesa dei cittadini e all’interno delle istituzioni rimangono molte lacune da colmare per l’inclusione e il rispetto della diversità dei cittadini. Voci Globali ha intervistato il comitato direttivo di BH Povorka Ponosa, un’associazione informale che si occupa di diritti della comunità LGBTQIA+ e che dal 2019 organizza una marcia nazionale. Il 24 giugno guiderà il quarto corteo per le strade della capitale bosniaca.

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