Kirghizistan-Tagikistan, il conflitto frontaliero mette in crisi i media

Il confine tra i due Paesi dell’Asia centrale, vagamente delineato, si colloca in una remota zona montuosa ed è diventato oggetto di una disputa pluriennale. Gli scontri tra gli eserciti nelle zone di frontiera si verificano ben lontano dagli occhi dei giornalisti che, per riportare le notizie, devono ricorrere alle sole testimonianze dei residenti locali e farsi strada nel flusso di notizie non verificate che inonda i social media. Inoltre, le testate indipendenti che citano notizie veritiere ma scomode, vanno incontro alla repressione governativa che, in nome del nazionalismo, impone la censura.

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Il Melting Pot israeliano in crisi per la voglia di uniformità culturale

All’indomani della sua creazione, lo Stato d’Israele raccolse diverse comunità ebraiche con retroterra culturali differenti. La risposta dell’élite politica sionista fu una politica migratoria di assimilazione e uniformità culturale. Le criticità emersero negli anni Ottanta con l’insediamento nel Paese degli ebrei etiopi. Il modello di assimilazione non raggiunse gli obiettivi prefissati. Al contrario, la marginalizzazione e l’isolamento sperimentati ancora oggi dalla comunità etiope pongono degli interrogativi non trascurabili sull’effettiva riuscita del cosiddetto Mizug Galuyot.

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Possesso e proprietà privata, così l’Occidente ha plasmato la Storia

L’eredità coloniale è ancora oggi visibile nei rapporti socio-economici in tutto il mondo. I diritti di proprietà privata hanno origine in quel periodo storico, quando si riferivano all’acquisizione di terre e beni espropriati ai popoli colonizzati. Oggi tali diritti costituiscono i principi fondamentali del capitalismo moderno e pongono l’Occidente in cima alla piramide economica. L’infinito bisogno di ricchezza delle popolazioni bianche ha impoverito e lasciato ai margini il resto del mondo: è sempre maggiore la necessità di riconsiderare il valore del benessere comune e della collettività.

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In Bosnia-Erzegovina si riaccendono pericolose micce esplosive

Nella regione balcanica soffiano venti poco rassicuranti. L’entità serbo-bosniaca da anni sta portando avanti una retorica nazionalista, minacciando una sempre più ampia autonomia dal potere centrale, ma assai debole, di Sarajevo. La tenuta di questo Paese nato dalle ceneri del drammatico conflitto degli anni Novanta del secolo scorso scricchiola, schiacciato da rivendicazioni interne che non hanno mai abbandonato l’unica radice: quella etnica. Sullo sfondo, l’invasione russa dell’Ucraina non può che peggiorare lo scenario e sostenere le rivendicazioni nazionalistiche di questi alleati di Putin.

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Guerra Russia-Ucraina, debolezza e crisi del diritto internazionale

Mentre l’Ucraina comincia a ricevere i primi aiuti militari da parte di alcuni Stati europei, le norme per il mantenimento della pace internazionale vengono gravemente messe in crisi dalla situazione in corso. L’aggressione perpetrata dalla Russia al territorio ucraino è una chiara e preoccupante minaccia alla pace e come tale è perseguibile per legge. Ma il ruolo della Federazione Russa come membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite fa sì che una reazione sul piano legale da parte degli altri Paesi sia estremamente complessa. Anche se non impossibile.

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Pandemia e diritto allo studio, sale la povertà nell’apprendimento

Generazioni di studenti a livello globale rischiano di crescere con lacune nell’istruzione che nessuno colmerà: questo è uno degli aspetti più preoccupanti dello stop alle lezioni scolastiche in presenza durante il lockdown scattato a marzo 2020 un po’ in tutto il mondo. Come fare per riportare la scuola al centro della vita di bambini e ragazzi? Dalle macerie pandemiche emergono speranze e soluzioni alternative: dalla radio, alla tv, fino all’uso intelligente del cellulare, la didattica può cambiare in modo originale, adeguato alle circostanze e arrivare a tutti.

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Ucraina, fasi e motivi di otto anni di crisi e instabilità geopolitica

Mentre le minacce della Russia di invadere l’Ucraina si fanno pressanti, è utile ripercorrere la storia di questo vasto e strategico Stato cuscinetto posto tra i territori europei e quelli della Federazione Russa. Dal 2014, anno della caduta del Governo del presidente Yanukovich, l’Ucraina vive una profonda crisi economica, politica e diplomatica che ha finito per ostacolare le auspicate riforme e rendendo la nazione vulnerabile e dipendente dal sostegno esterno. La guerra russo-ucraina conta già decine di migliaia di morti, motivo per scoraggiare l’attacco della Russia e risolvere la crisi interna.

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Scienza e tecnologia, donne dimenticate che hanno fatto la storia

Maria Sibylla Merian, Gertrude Belle Elion, Hedy Lamarr, Raye Montague. Nomi che hanno segnato passi importantissimi nel progresso tecnico-scientifico, ma che sono finiti nel dimenticatoio. Il motivo? Sono tutte donne, e in quanto tali hanno subito un declassamento che purtroppo ancora oggi riguarda il settore scientifico. La specifica disparità di genere che travolge le professioniste impiegate in questo campo è così preoccupante che nel 2015 è stata istituita la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, allo scopo di sensibilizzare e proporre soluzioni.

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Yazidi, a sette anni dal genocidio, tra fuga in Europa e giustizia

Questo popolo, minoranza religiosa irachena oggetto della brutale campagna condotta dal gruppo islamista Daesh nel 2014 (riconosciuta come genocida dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU nel 2016), vive ancora oggi enormi e drammatiche difficoltà. Voci Globali ha affrontato il tema con due professionisti che – condividendo la propria esperienza umana, professionale, di attivismo – hanno fatto luce sulla situazione attuale, dai campi profughi alle migrazioni, dalla (difficile) ricostruzione in Sinjar alla giustizia nei tribunali.

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Myanmar, un regime che sparge sangue grazie al traffico dei rubini

Il regime che dal golpe dello scorso febbraio insanguina il Myanmar sarebbe legato a doppio filo allo sfruttamento delle miniere di rubini. L’attentato alla democrazia, la repressione violenta delle manifestazioni civili e le atrocità contro le minoranze etniche. Tutto sarebbe finanziato dal “racket militare corrotto” costruito attorno alle pietre preziose. Un’indagine di Global Witness mette a fuoco il legame tra l’estrazione delle gemme rosse, i conflitti armati e la catastrofe dei diritti umani che si sta consumando nel Paese. L’appello ai grandi nomi della gioielleria mondiale: boicottaggio.

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