Scienza e tecnologia, donne dimenticate che hanno fatto la storia

Maria Sibylla Merian, Gertrude Belle Elion, Hedy Lamarr, Raye Montague. Nomi che hanno segnato passi importantissimi nel progresso tecnico-scientifico, ma che sono finiti nel dimenticatoio. Il motivo? Sono tutte donne, e in quanto tali hanno subito un declassamento che purtroppo ancora oggi riguarda il settore scientifico. La specifica disparità di genere che travolge le professioniste impiegate in questo campo è così preoccupante che nel 2015 è stata istituita la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, allo scopo di sensibilizzare e proporre soluzioni.

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Yazidi, a sette anni dal genocidio, tra fuga in Europa e giustizia

Questo popolo, minoranza religiosa irachena oggetto della brutale campagna condotta dal gruppo islamista Daesh nel 2014 (riconosciuta come genocida dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU nel 2016), vive ancora oggi enormi e drammatiche difficoltà. Voci Globali ha affrontato il tema con due professionisti che – condividendo la propria esperienza umana, professionale, di attivismo – hanno fatto luce sulla situazione attuale, dai campi profughi alle migrazioni, dalla (difficile) ricostruzione in Sinjar alla giustizia nei tribunali.

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Myanmar, un regime che sparge sangue grazie al traffico dei rubini

Il regime che dal golpe dello scorso febbraio insanguina il Myanmar sarebbe legato a doppio filo allo sfruttamento delle miniere di rubini. L’attentato alla democrazia, la repressione violenta delle manifestazioni civili e le atrocità contro le minoranze etniche. Tutto sarebbe finanziato dal “racket militare corrotto” costruito attorno alle pietre preziose. Un’indagine di Global Witness mette a fuoco il legame tra l’estrazione delle gemme rosse, i conflitti armati e la catastrofe dei diritti umani che si sta consumando nel Paese. L’appello ai grandi nomi della gioielleria mondiale: boicottaggio.

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Gustamundo, dove l’integrazione passa per lo scambio fra cucine

Dal 2017, nel quartiere romano di Valle Aurelia, Pasquale Compagnone e i suoi collaboratori portano avanti un progetto unico nel suo genere: un ristorante multietnico in cui è possibile assaporare piatti provenienti dalle più disparate parti del mondo. I cuochi sono tutti richiedenti asilo e rifugiati, che qui hanno trovato non solo un’occasione di sviluppo professionale, ma anche e soprattutto un modo originale per creare un legame con la comunità e il territorio locali. Un modo inclusivo, basato sulla curiosità reciproca e sulla valorizzazione delle differenze.

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Emergenze umanitarie attese nel 2022, frutto di incapacità politica

Afghanistan, Etiopia e Yemen guidano la classifica globale delle crisi umanitarie più preoccupanti all’alba del nuovo anno. 20 osservati speciali contano da soli il 90% delle 274 milioni di vite legate a doppio filo all’assistenza alimentare, l’80% dei rifugiati e richiedenti asilo, e il 76% degli sfollati interni. Non sono mai stati così alti i livelli di bisogno tra i più vulnerabili del pianeta. Conflitti, cambiamento climatico e Covid-19 hanno creato più affamati e sfollati. Per l’Emergency Watchlist 2022 è allarme “Fallimento del sistema”. L’International Rescue Committee punta il dito contro l’intera comunità internazionale.

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Libia, le elezioni non “legano” il Paese. Quasi certo ormai il rinvio

Non sembra trovare pace la nazione nordafricana dilaniata da guerra e instabilità. L’appuntamento per scegliere il nuovo presidente doveva essere una tappa storica per la ricostruzione democratica e il superamento dello stallo politico. Tuttavia, in un clima sempre più teso, probabilmente il popolo non andrà alle urne. Lo Stato, di fatto, non esiste e le candidature continuano a proporre le antiche divisioni e fazioni che si sono date battaglia negli anni scorsi. Tra flebili speranze e tante incertezze, si allarga l’ombra di un nuovo conflitto e si allontana il voto del 24 dicembre.

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Turchia accusata di usare armi chimiche sui curdi. E il mondo tace

Numerose testimonianze da parte di civili curdi hanno portato il PKK a rivolgersi alla comunità internazionale perché vengano avviate indagini ufficiali sull’utilizzo da parte della Turchia di armi non convenzionali. Una serie di rapporti hanno provato a dimostrare l’uso di armi chimiche come causa della morte delle vittime, ma spesso le autorità turche hanno impedito lo svolgimento delle indagini. L’UE e gli Stati Uniti sembrano reticenti a intervenire contro la Turchia, a differenza della Siria contro cui agirono duramente nel 2012 – a dimostrazione del diverso peso sullo scacchiere politico ed economico dei due Paesi.

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Quell’Europa che rifiuta di proteggere i rifugiati dell’Asia Centrale

La consuetudine a una narrazione ostile ai migranti e la diffusa islamofobia stanno generando una gerarchia di diritti nella concessione dell’asilo politico. E, a fronte della crescente complessità che riguarda la gestione dei rifugiati nelle democrazie europee, assistiamo a un’agenda politica che riconosce ad alcuni richiedenti asilo un più urgente diritto di venire accolti. Tutto ciò a discapito di altri, che da varie parti del mondo raggiungono i “nostri” confini. A volte soltanto per aver espresso opposizione al Governo del proprio Paese.

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Haiti senz’acqua, poco cibo e nella trappola delle bande armate

Dilaniata da disastri naturali e da un’endemica fragilità politico-economica, la popolazione haitiana è allo stremo. Dopo due terremoti, uragani, colpi di Stato mortali e il controllo del territorio da parte di gang criminali e violente, l’isola caraibica sembra non avere vie di uscita per affrancarsi da un continuo stato di bisogno. I migranti che fuggono dal Paese sono sempre di più, alla ricerca di una sopravvivenza impossibile nella loro patria. Sulle ceneri di una colonizzazione pagata cara e di ingerenze straniere, Haiti fatica a trovare una strada per l’emancipazione e lo sviluppo.

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Il giornalismo internazionale si mobilita per i colleghi afghani

Lo scorso agosto i talebani hanno riconquistato il potere, mettendo sotto scacco le libertà fondamentali tra cui quella di stampa. Molti giornalisti si sono ritrovati a dover lasciare il lavoro e fuggire all’estero, o rimanere in Afghanistan a rischio della vita. La situazione delle donne impegnate nel giornalismo desta tuttora particolare apprensione, per la loro appartenenza di genere e per la professione svolta. Alla luce di questo allarmante quadro, associazioni e testate giornalistiche di tutto il mondo hanno lanciato iniziative di solidarietà per supportare con ogni mezzo i colleghi e le colleghe afghane.

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