Schiavitù e finanza mondiale, quei corpi assicurati per profitto

Schiavitù e finanza sono legate sin dai tempi delle navi negrerie, come ricorda il vergognoso omicidio di massa della Zong. L’analisi parte da quest’importante episodio della storia della tratta atlantica per mettere in risalto il comportamento dei grandi mercanti di allora. Il loro scopo era trasformare i corpi umani in opportunità di profitto. Un fenomeno tristemente noto ancora oggi e celato nella cosiddetta finanziarizzazione. L’ombra della speculazione su quelli che potrebbero definirsi “nuovi schiavi” continua a guidare i profittatori di Wall Street.

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Prison Songbook, il blues dalle carceri dove giustiziavano i neri

Marco Vignazia e Sara Piolanti sono due musicisti italiani che fanno blues da 30 anni. Da qualche tempo si sono messi a lavorare su un percorso sociale, storico e antropologico: andare alla ricerca delle songs nate all’interno delle carceri americane (o dall’esperienza della detenzione) dove nel secolo scorso si continuava ad applicare il regime razziale che era esistito, e in molti casi esisteva ancora, nel mondo fuori. Vignazia e Piolanti hanno riportato alla luce un repertorio che sa di sofferenza, prevaricazioni e dolore. Con loro quel blues torna a rivivere per denunciare i rapporti di forza tra bianchi e neri in quegli anni.

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Popolazione mondiale in aumento o in calo? Stime e incertezze

Lo scorso luglio la BBC ha pubblicato i risultati di un nuovo studio che preannunciava un impressionante calo di nascite. In molti, esperti e profani, hanno cominciato ad esprimere preoccupazione per il futuro demografico mondiale. Nello studio, condotto dall’IHME, si stima che intorno al 2064 la popolazione globale raggiungerà i 9,7 miliardi per poi scendere a 8,8 miliardi entro il 2100. L’articolo fa luce sulla questione, proponendo il caso della Nigeria e dando spazio a nuovi elementi di riflessione, sottolineando peraltro l’importanza di valutare con cautela i risultati prodotti dai modelli demografici.

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Vendere organi per sopravvivere, storie di traffici illeciti e abusi

Un rene in cambio di soldi per affrontare povertà e disperazione: è la vergognosa pratica del commercio illegale di organi radicata soprattutto in Medio Oriente e nel Nord Africa. Egitto, Yemen, Libia, Turchia, Iraq sono ormai considerati centri attivi del cosiddetto “commercio rosso”. A cadere nella rete dei questi traffici illeciti e brutali sono spesso migranti in lotta per la sopravvivenza e in cerca di un viaggio verso l’Europa. Vittime su più fronti: di operazioni chirurgiche dolorose e senza sicurezza, dell’inganno dei broker, del mancato guadagno dopo la vendita dell’organo. E di una legislazione carente nel punire il crimine.

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TikTok e il giornalismo 2.0 ai tempi del #BlackLivesMatter

Nata per la Generazione Z, si tratta dell’applicazione che ha segnato la prima parte del 2020. Con i numeri in continuo aumento e sempre più utenti, la piattaforma cinese si presenta come un bacino di numerose opportunità per il giornalismo contemporaneo. Non mancano i reporter che già hanno compreso la potenziale portata di questo fenomeno, così come sempre più numerosi sono gli influencer che scelgono di dedicare il proprio spazio a dibattiti e di contribuire a movimenti sociali e all’attivismo che sta coinvolgendo le piazze negli ultimi mesi.

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Rifugiati, come funziona l’accoglienza SPRAR per l’inserimento

Negli ultimi anni abbiamo assistito e letto dei continui sbarchi sulle coste italiane e dei terribili esiti delle traversate nel Mediterraneo. C’è però un mondo, quello dei programmi di inclusione e integrazione sociale dei migranti, che viene raccontato meno. Si tratta di un mondo fatto di limiti ma anche di possibilità concrete che va indagato per limitare i primi e valorizzare le seconde. Esistono buone pratiche che nel tempo sono state rodate, ma anche cattive abitudini dalle quali è stato bene affrancarsi. Vediamo come funziona, quali sono i numeri e le possibilità che offre la rete SIPROIMI in Italia.

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Come la pandemia ha cambiato la nostra percezione del tempo

La quotidianità non è più la stessa da quando è scoppiata l’epidemia. A subire profondi cambiamenti non sono state soltanto le abitudini del vivere, ma anche la cognizione del tempo. La nuova dimensione sembra essere quella della “trappola nel presente”, senza più capacità di pianificare il futuro. L’articolo analizza, da una prospettiva antropologica, la crisi economica e sociale innescata dal coronavirus, mettendola a confronto con i ritmi di vita accelerati imposti dal modello capitalista. Si aprono, così, nuove piste di riflessione per cercare di superare questo tempo di “inerzia”.

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Sanzioni economiche e pandemia, come peggiorare la crisi

Cosa c’entrano le misure sanzionatorie con la pandemia? Il legame, purtroppo, esiste e riguarda i diritti fondamentali delle popolazioni. Stati in endemica difficoltà economica e fragilità politico-sociale, quali Iran, Venezuela, Cuba o lo Zimbabwe, potrebbero subire il colpo mortale dal connubio epidemia-sanzioni. Questo a causa soprattutto dell’intransigente politica di pressione USA, che continua a bersagliare i Paesi nemici con misure restrittive economiche e finanziarie. Impedendo, così, l’arrivo di beni di prima necessità, tra cui farmaci e dispositivi per la cura del Covid-19, e inasprendo la spirale di povertà delle nazioni sottoposte a embargo.

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L’IS può colpire ancora, la minaccia pesa su un mondo distratto

Minacce silenziose ma potenti crescono nascoste dall’emergenza pandemia. Lo Stato Islamico, per esempio, non sarebbe affatto indebolito, con un alto rischio di una sua violenta ricomparsa. Governi distratti dalla lotta al Covid-19 e con scarsa disponibilità a rimettere in moto risorse contro i jihadisti potrebbero avere come risultato il rafforzamento dei gruppi terroristici islamici. L’articolo offre una rassegna di parallelismi tra oggi e la situazione del 2013-14: lo scopo è spingere il mondo ad agire, prima che il terrore torni a colpire come questa analisi ritiene possibile.

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Mascherine e niqab, dibattito su una similitudine superficiale

Coprirsi bocca e naso e mantenere le distanze sociali: questi sono i nuovi imperativi in vigore nel mondo ai tempi della pandemia. Una situazione anomala, che ha suscitato anche il seguente interrogativo: una mascherina anti-virus è così diversa da un niqab? La risposta è affermativa e apre un dibattito sull’argomento. Lo scopo di questa breve analisi è riuscire a far comprendere il vero significato del velo indossato dalle donne musulmane e aprire il mondo all’alterità culturale e religiosa. Abbandonando, soprattutto, le motivazioni superficiali e ipocrite che spingono l’Occidente ad assimilare mascherina e velo.

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