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Nona, la nudità nera per testimoniare la schiavitù

Nona Faustine è una donna. Una donna grassa e nera, newyorkese e nera. Nona Faustine, artista e fotografa afro-americana, ha fatto del suo corpo “potente” un medium per trasmettere un messaggio altrettanto potente: la denuncia del razzismo strutturale della società americana e il ricordo della schiavitù. Nelle sue performance live – che diventano poi mostre fotografiche – si presenta nuda solitamente in luoghi simbolo dello schiavismo. “White shoes” è una delle sue “esibizioni” più note: ne pubblichiamo alcune immagini su concessione dell’artista.

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La Grecia in vendita, sul mercato i beni pubblici del Paese

In atto la svendita del Paese: porti, aeroporti, società di telecomunicazioni, autostrade, poste e molto altro. È evidente che le privatizzazioni non sono state progettate per aiutare la Grecia. I beneficiari sono le società di tutto il mondo, in particolare europee – dagli operatori aeroportuali e società di telefonia tedeschi alle ferrovie francesi – che stanno mettendo le mani sull’economia della Grecia. Per non parlare delle banche di investimento e degli studi legali che in questo percorso stanno facendo soldi facili. L’interesse personale dei Governi europei nell’imporre queste politiche alla Grecia lascia un sapore particolarmente sgradevole.

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Bacino del Congo, legno insanguinato e impunità

Seconda parte dell’inchiesta su un commercio illegale in una delle più grandi foreste pluviali tropicali del mondo, che genera guerre e crimini contro l’umanità sotto lo sguardo (spesso complicità) dei peacekeeper ONU. Tali diverse e gravi, ma impunite, responsabilità internazionali sono esposte in due recenti rapporti dell’organizzazione non governativa britannica Global Witness relativi alla Repubblica Democratica del Congo (prima parte dell’inchiesta) e alla Repubblica Centrafricana (seconda parte). Una situazione in cui la mancanza di rispetto per la natura e per l’essere umano sono strettamente connessi.

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Bacino del Congo, legno insanguinato e impunità

Prima parte di un’inchiesta sullo sfruttamento del legname, molto spesso illegale, in una delle più grandi foreste pluviali tropicali del mondo. Un commercio che genera guerre e crimini contro l’umanità sotto lo sguardo (spesso complicità) dei peacekeeper ONU. Tali diverse e gravi, ma impunite, responsabilità internazionali sono esposte in due recenti rapporti dell’organizzazione non governativa britannica Global Witness relativi alla Repubblica Democratica del Congo (prima parte dell’inchiesta) e alla Repubblica Centrafricana (seconda parte). Una situazione in cui la mancanza di rispetto per la natura e per l’essere umano sono strettamente connessi.

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Femminismo imperialista, Islam e interventi armati

“Il femminismo coloniale/imperialista ha assunto forme vecchie e nuove negli USA. Uno dei contesti della rinascita del femminismo imperialista negli Stati Uniti è ad esempio l’invasione dell’Afghanistan nel 2001”. Ma l’Afghanistan è stato solo l’inizio e una parte dell’imposizione di cliché femminili. E oltre alle guerre giocano un importante ruolo gli show televisivi, libri e pubblicità. Il cosiddetto “femminismo coloniale”, nato nel XIX secolo nel contesto del colonialismo europeo, insiste sulla nozione che il “mondo musulmano” barbaro e misogino, debba essere civilizzato dall’Occidente liberale e “illuminato”; una retorica conosciuta anche come Orientalismo di genere.

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Ghana: medici in sciopero, 500 morti in 3 settimane

Un dramma in una situazione già difficile. E il Governo chiama personale medico cubano in soccorso. Lo sciopero non ha fatto fa che peggiorare una situazione sanitaria già difficile. Il Ghana è agli ultimi posti (168 su 193) per numero di medici, 0.09 ogni 1.000 abitanti. Intanto lo sciopero è rientrato ma non ha sortito – finora – alcun effetto, vista la fase di stallo del momento. L’unico risultato sono stati i decessi di centinaia di persone abbandonate senza cure e assistenza. Qui non esiste la precettazione e si comincia solo ora a discutere sulla necessità di emanare una legge che fissi il termine massimo di uno sciopero a 72 ore, ma per il momento l’idea sembra congelata.

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USA e razzismo, afro-americano il 60% dei detenuti

Gli Stati Uniti, dove vive il 5% della popolazione mondiale, detengono il primato del 25% di persone in carcere, in pratica ci sono più detenuti negli Stati Uniti che la somma di quelli dei 35 Paesi dell’Unione Europea. E dal 1980 la percentuale di persone in carcere è quadruplicata. Oggi nelle carceri statunitensi ci sono 2.2 milioni di persone, la maggior parte delle quali afro-americane. Afro-americani e latini costituiscono il 30% della popolazione, ma rappresentano il 60% della popolazione carceraria. Cifre che ha ricordato lo stesso Obama in un recente discorso.

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La Turchia colpisce l’ISIS ma il vero obiettivo restano i curdi

“La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”, affermava Clausewitz. In nessun altro luogo questa massima è altrettanto evidente che in Turchia nell’attuale fase di duplice offensiva contro l’ISIS da un lato e il Partito Curdo dei Lavoratori (PKK) dall’altro. Piuttosto che un’inversione a U politica, com’è stata in generale descritta sui giornali, quest’offensiva rappresenta una nuova fase tattica del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) per districarsi, nella sua strategia di radicamento nazionale ed egemonia regionale, da un impasse strutturale che vede al suo centro i progressi della rivoluzione curda in Turchia e Siria.

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Hacking Team e le rivelazioni sull’Etiopia

La scorsa settimana è stata pubblicata una vasta raccolta di email che dimostra come l’azienda di sorveglianza italiana Hacking Team abbia venduto le proprie tecnologie a governi di tutto il mondo. Tra i vari governi coinvolti c’è anche quello dell’Etiopia: le informazioni trapelate hanno mostrato che l’obbiettivo erano i giornalisti etiopi residenti negli Stati Uniti. Il governo etiope ha un record deplorevole riguardo alla libertà di stampa, e la diaspora dei giornalisti etiopi è di vitale importanza per presentare la situazione reale all’interno del Paese. Perché un Paese così dipendente dagli aiuti esteri spende milioni di dollari per spiare i propri giornalisti in esilio?

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