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Ecuador, attivisti contro Governo: no allo sfruttamento petrolifero

Nonostante la vittoria alle urne riportata lo scorso 20 agosto, in cui la maggioranza ha votato “sì” alla tutela della foresta amazzonica dalle trivellazioni di combustibili fossili, sembra che il Governo stia rinnegando questo risultato. Il presidente ecuadoriano ha infatti affermato di non voler arrestare la produzione del giacimento petrolifero del Blocco 43. Dall’altro lato, gli attivisti climatici hanno annunciato la volontà di vigiliare sul rispetto del mandato popolare. I timori per l’economia, da sempre dipendente dalle estrazioni, si scontrano apertamente con il rispetto del risultato referendario.

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Africa, il summit sul clima relega ai margini persone e comunità

Si è da poco concluso il primo congresso africano sul clima; un evento storico il cui scopo era quello di costruire una prospettiva specifica sulle difficoltà che popoli e Nazioni devono affrontare per via dei cambiamenti climatici. I Paesi del Continente sono, infatti, tra quelli maggiormente colpiti pur essendo responsabili in minima parte delle emissioni di gas serra. Ma, quella che poteva essere un’occasione per concentrarsi sulle soluzioni a favore delle persone è stata schiacciata dalla spinta a monetizzare l’economia green e le risorse naturali, creando terreno fertile per una nuova colonizzazione.

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La falsa propaganda per i diritti umani accettata dall’Occidente

L’Egitto e Stati sempre più strategici sul piano internazionale come la Turchia, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono da anni impegnati a ridisegnare la propria immagine, da nazioni autoritarie e prive di libertà a Governi moderni attenti al rispetto dei diritti. Tuttavia, uno sguardo più approfondito queste politiche, spesso celebrate come rivoluzionarie, rivela quanto esse siano opache e carenti di tutele concrete nei confronti dei cittadini. Il dissenso continua a essere osteggiato con crudeltà anche in presenza di piani nazionali che esaltano la libertà di espressione. Con l’approvazione, tacita, del mondo occidentale democratico.

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Scuola, non è un diritto per 132 milioni di bambine e ragazze

Nonostante l’impegno profuso dagli Stati per raggiungere la parità di genere nel settore scolastico, le differenze sono ancora numerose. Per le discriminazioni che persistono in molte aree del mondo, molte giovani donne non hanno infatti accesso ad un’istruzione duratura e adeguata, e molte sono quindi analfabete. Di conseguenza, i settori lavorativi in cui potranno inserirsi sono molto limitati. Alla base della mancata istruzione femminile vi sono sia fattori culturali che economici, è dunque importante affrontarli per impedire che le bambine vedano i loro diritti negati, e che ciò abbia un impatto anche sulla loro vita adulta.

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Sindrome Italia, il dramma delle badanti straniere e le loro famiglie

Ansia e depressione interessano spesso le lavoratrici domestiche assunte dalle famiglie italiane: la lontananza da casa, il senso di colpa per aver lasciato la famiglia e il difficile compito di badare agli anziani non autosufficienti sono i fattori alla base di una condizione medica che prende il nome dal nostro Paese. Anche i loro figli, rimasti a casa, soffrono per la lontananza della figura materna e alcuni di loro giungono perfino al suicidio. Alla genesi di tale situazione contribuiscono situazioni famigliari complicate, dove ci si scontra con la violenza domestica.

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Fermare le violenze alle frontiere, lo chiedono i cittadini europei

L’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma che “nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Eppure, le politiche migratorie consentono l’esternalizzazione del controllo dei confini a Paesi che non rispettano i diritti umani e non puniscono crudeltà e respingimenti lungo le rotte di viaggio. Per costringere la Commissione Europea a intervenire con strumenti legislativi idonei nasce l’iniziativa di Stop Border Violence. Capiamo cos’è con interviste a Ciurcina, Francesconi, Camarda e Cibati del Comitato promotore.

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Niger, perso l’alleato l’Europa si domanda chi fermerà i migranti

Il golpe di un mese fa ha fatto crescere tra i leader europei, e soprattutto in Italia, una preoccupazione: cosa succederà con i migranti? Non per una questione umanitaria – in migliaia sono bloccati all’interno del Paese senza mezzi di sussistenza e possibili target di violenze e di reclutamenti nei gruppi terroristici – ma perché il presidente deposto, Mohamed Bazoum, garantiva all’Unione Europea il controllo dei flussi migratori. Questo, dal 2016, attraverso una serie di accordi con l’UE in cambio di sostanziosi sostegni economici. Con chi tratterà ora per l’esternalizzazione di quella importante frontiera del Sahel?

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Fermare il cemento, difendere l’acqua; al via il Climate Social Camp

Il capoluogo torinese ospiterà il CSC, un campeggio internazionale ecologista e anticapitalista nato dal lavoro di diverse realtà associative locali. Per due giorni, nel Parco Artiglieri da Montagna si susseguiranno dibattiti e seminari con interventi di attivisti e associazioni da tutto il mondo. Al centro della discussione ci saranno la crisi idrica e a cementificazione. Voci Globali ha dialogato con gli organizzatori riguardo a diritti sociali, cambiamento climatico e intersezionalità. Oltre ai dibattiti e all’aspetto formativo, poi, ci sarà ampio spazio per riflessioni di natura pratica e politica.

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Ambiente, la carbon border tax voluta dall’UE danneggia l’Africa

Il prossimo ottobre entrerà in vigore una nuova legge europea che impone la prima tassa al mondo sul carbonio alla frontiera. Si tratta di un’imposta sulle emissioni di gas a effetto serra e mira a incoraggiare le aziende verso metodi di produzione ecologici. Eppure, non tutti i Paesi del mondo l’hanno accolta all’unanimità. Ad esempio, nel Sud globale viene vista come una misura di protezione dell’industria che avrà ripercussioni negative sul Continente africano. Attraverso la differenziazione dei mercati, insieme a finanziamenti idonei, i Paesi africani riuscirebbero in parte ad arginare il problema.

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Oltre i confini, poesia che rivendica diritto a viaggiare degli africani

Delle frontiere e dei passaporti che, a seconda del Paese di origine, agevolano o impediscono gli spostamenti delle persone vincolando di fatto il diritto alla mobilità, se ne occupano i Governi, la politica, le organizzazioni per i diritti umani. Ma può e, forse deve, occuparsene anche la poesia che tutto può dire a proposito dell’esperienza umana. E infatti una poesia intitolata Across Borders [Attraverso i confini] è entrata in un’assemblea istituzionale per raccontare l’insensatezza della burocrazia di fronte alle emergenze della vita e la necessità di maggiore coesione interna al Continente africano. Per i commerci e per gli individui.

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