Quegli sporchi finanziamenti europei per fermare le migrazioni

I recenti accordi bilaterali promossi dall’Unione Europea con Turchia, Afghanistan e alcuni Paesi del Corno d’Africa vanno a configurare un approccio alla cooperazione e ai fenomeni migratori fondato sulla sicurezza. La priorità dei Governi europei sembra essere l’esternalizzazione delle frontiere, demandando a regimi autocratici, Paesi instabili e polizie altrui la gestione dei confini. In particolare, attraverso il “Processo di Khartoum”, regimi in aperta violazione dei diritti umani si trasformano in interlocutori credibili e alleati per tenere richiedenti asilo e profughi lontani dai confini dell’Europa. Gli fa eco il “Migration Compact” italiano.

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Giornalisti nel mirino, i Paesi con crimini rimasti impuniti

Il nuovo report Impunity Index, curato dal Commitee to Protect Journalist (CPJ), evidenzia come svolgere la professione del giornalista nel mondo sia sempre più difficile. Sono 13 i Paesi che presentano più di cinque casi di crimini di operatori dell’informazione rimasti impuniti. Messi insieme costituiscono l’80% degli omicidi irrisolti avvenuti in tutto il mondo negli ultimi dieci anni. Presente in classifica anche l’Africa con la Somalia, il Sud Sudan e la Nigeria. Questo per fermarsi agli omicidi. Ma a essere primi nella lista sono l’Iraq, con 71 casi di omicidio rimasti irrisolti, seguito dalle Filippine (41 casi).

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Emigrazione e omosessualità, accoglienza e asilo per i LGBT

In più di 70 Paesi del mondo l’omosessualità è ritenuta un reato e penalizzata, e preoccupa la diffusione di leggi fortemente omofobe in Gambia, Nigeria, Kenya, Uganda. Per la persona gay, lesbica, bisessuale, transgender o transessuale rimangono solo due possibilità: una vita di occultamento del proprio orientamento sessuale o identità di genere, oppure la fuga. Una volta in Europa, esistono norme e sentenze che dovrebbe garantirgli asilo politico o una forma di protezione internazionale. L’UNHCR è, da anni, in prima linea affinché queste richieste vengano trattate in maniera corretta. Nello stesso senso, spingono alcune associazioni come MigraBO LGBT di Bologna.

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Rotte del terrore, nuovi campi di tortura a scopo di estorsione

Nel periodo tra il 2009 e il 2014, nella penisola del Sinai si verifica una nuova forma di tratta: i migranti, principalmente di origine eritrea, vengono rapiti e portati nei cosiddetti “campi di tortura” a scopo di estorsione. La mancanza di interesse internazionale sulle atrocità avvenute nella regione e la violenza sancita dagli Stati in forma di politiche anti-immigrazione hanno impedito di combattere in modo efficace le violenze contro i migranti, quando invece ci sarebbe soprattutto bisogno di vie legali e sicure per l’immigrazione. Oggi questo tipo di rapimenti si verificano anche in altre aree incluse Libia, Sudan e Yemen.

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Relocation, i numeri del fallimento europeo

Da settembre 2015 a luglio 2016, l’Italia è stata coinvolta in 843 ricollocamenti, delle quali 203 solo nello scorso mese di marzo. I posti messi a disposizione, nel complesso, sono 2.428, circa il 7% del totale necessario. Le destinazioni principali sono state Francia, Finlandia, Portogallo e Paesi Bassi. Una briciola o quasi dell’effettivo flusso di arrivi, richieste e necessità cui l’Italia fa fronte quotidianamente. Secondo quanto pubblicato dal Consiglio Italiano Rifugiati nel primo semestre del 2016 sono state esaminate 53.873 domande (nell’intero 2015 erano state 71.117), il 65% delle quali respinte.

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Donne saudite contro il sistema di sorveglianza maschile

Nell’ambito degli sforzi per porre fine alle leggi draconiane contro le donne nell’area del Golfo, le donne saudite hanno lanciato una campagna su Twitter per chiedere la fine della tutela maschile sul lavoro, il diritto di proprietà e la possibilità di viaggiare. La campagna segue la pubblicazione di un corposo rapporto di Human Rights Watch sulla questione. Moltissimi sostenitori da ogni parte del mondo hanno aderito a questa campagna, usando l’hashtag #TogetherToEndMaleGuardianship.

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Pakistan, fa sperare disegno di legge a tutela delle donne

Il Punjab Women’s Protection Act potrebbe essere un primo esempio di tutela reale nei confronti dell’universo femminile vittima nel Paese di discriminazioni e incredibili violenze. Mentre è ancora viva l’emozione causata dall’assassinio di Qandeel Baloch, la 26enne seguitissima sui social, brutalmente assassinata lo scorso agosto da suo fratello proprio perché “si mostrava troppo” su Instagram e Facebook.

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Egitto e infibulazione, tra divieti ed evoluzione culturale

L’Egitto sta prendendo in considerazione l’adozione di pene e ammende più severe per i medici e i genitori che eseguono la mutilazione dei genitali alle proprie figlie, ma assisteremo davvero a un cambiamento? Il governo dovrebbe piuttosto sviluppare un dibattito forte e coerente contro questa pratica e alimentare un dibattito sociale in cui venga trattate dal punto di vista dei diritti delle donne.

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L’hijab, cinque verità che stravolgono i luoghi comuni

La questione del velo non si può liquidare con degli slogan o con superficialità: le donne musulmane indossano l’hijab per svariate ragioni, ognuna delle quali può cambiare nel tempo. Questo vale se la donna che lo indossa è un’attivista della comunità, un’atleta olimpica come Elghobashy, una dottoranda, una madre di bambini piccoli, oppure alcuni di questi motivi o tutti. Studi, ricerche e un diverso approccio all’argomento svelano realtà e motivazioni che spazzano via i pregiudizi e le prese di posizione dell’Occidente nei confronti di un oggetto che il più delle volte non ha niente a che fare con il fanatismo religioso.

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Media nel mirino, la lotta quotidiana dei giornalisti afghani

La libertà di stampa e di informazione faticosamente conquistata, soprattutto dalle donne è messa sempre più a repentaglio dagli attacchi dei Taliban. Quello afgano è un contesto nel quale competenza, indipendenza e una relativa libertà di stampa si sono affermate dopo la cacciata dei Taliban nel 2001, e la conclusione di lunghi anni di repressione ha risvegliato la fame di informazione della popolazione. Proprio la crescente influenza degli attori mediatici mette in pericolo i giornalisti, e spesso gli obiettivi sono i reporter indipendenti.

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