[Agenda 3 – 16 febbraio 2021. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]
Diritti umani – “Nessuna giustizia” 6 mesi dopo la grande esplosione a Beirut
“Le autorità libanesi non sono state ancora in grado di garantire giustizia alle vittime della devastante esplosione, avvenuta nel porto di Beirut il 4 agosto scorso. Le indagini interne sono in pieno stallo. L’equo processo violato. E i continui tentativi dei leader politici di rallentare le investigazioni rendono più che mai evidente la necessità di un’inchiesta internazionale“. La denuncia arriva forte e chiara, il 3 febbraio, ancora una volta da Human Right Watch. L’ONG accusa il sistema giudiziario libanese di “opacità”, nonostante la nota deflagrazione abbia causato oltre 200 morti e 6000 feriti. Appare, infatti, poco trasparente tanto la nomina del giudice Fadi Sawan (incaricato del caso) che la mancata ripresa delle indagini dopo la decisione della Cassazione, a gennaio, di respingere la richiesta di due ex ministri di sostituire il giudice. Intanto, 25 delle 37 persone indagate – per lo più lavoratori del porto: funzionari della dogana e addetti alla sicurezza – si trovano in custodia cautelare in attesa di processo. Le loro condizioni detentive, sostiene HRW, violano le norme internazionali in materia di diritto all’equo processo. Non sono stati invero ancora formulati specifici capi di accusa mentre la custodia cautelare si sta trasformando in un’illecita “detenzione a tempo indeterminato”.
Africa – Somalia, l’UA chiede il superamento dell’impasse elettorale
Con un comunicato stampa dell’8 febbraio, la Commissione dell’Unione Africana ha nuovamente invitato il presidente della Repubblica Federale di Somalia, S.E. Mohamed Abdullahi Farmaajo, i leader degli Stati membri federali e l’intera leadership nazionale somala, a “lavorare insieme in modo costruttivo per risolvere le divergenze politiche che hanno determinato l’attuale impasse politica ed elettorale” nel Paese. Secondo il documento, nel corso delle recenti consultazioni tenutesi nella città Dhusammareb – iniziate il 5 febbraio e durate 3 giorni – “sono stati compiuti importanti passi in avanti su alcune questioni spinose”. Tuttavia, non è stato raggiunto un accordo sui principali nodi che bloccano il processo elettorale. Il due Stati federali di Jubbaland e Puntaland hanno deciso di non prendere parte ai colloqui, esprimendo così il loro totale disappunto in ordine alle modalità scelte per la nomina degli organi di gestione elettorale e dei delegati incaricati di individuare i propri rappresentanti al Parlamento nazionale. Va ricordato che il 20 dicembre è terminato il mandato dei parlamentari somali. L’8 febbraio quello del presidente Farmaajo.
Giustizia sociale – Colombia, “protezione temporanea” per i migranti venezuelani
L’8 febbraio, il presidente colombiano, Iván Duque ha annunciato – di concerto con Filippo Grandi, Alto Commissario dell’UNHCR – di voler concedere per 10 anni lo status di protezione temporanea ai venezuelani privi di documenti presenti nel Paese. Il provvedimento coinvolge 1,7 milioni di individui, che potranno così lavorare in modo legale, accedere all’assistenza sanitaria e ad altri servizi essenziali. La decisione ha ricevuto il plauso della comunità internazionale. Migranti e rifugiati venezuelani avranno ora la possibilità di iniziare un percorso di integrazione nel tessuto socio-economico colombiano, oltre al fatto che saranno inclusi nelle campagne di vaccinazione per il Covid-19. “Oggi, la Colombia ha dato uno straordinario esempio alla regione e al mondo (…). La mia gratitudine al presidente, al governo e al popolo colombiano per questo atto storico di generosità“, ha twittato Filippo Grandi. Dello stesso tenore, il tweet di António Vitorino, Direttore Generale dell’OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni). Il Paese latinoamericano “ha dimostrato ancora una volta grande solidarietà e leadership. La sua decisione serva da esempio al mondo”.
Politica internazionale – Per Cipro, la Turchia ribadisce una soluzione a due Stati
“L’unica strada percorribile per risolvere la questione cipriota è: la creazione di due Stati separati. Nessun’altra ipotesi convincerà la Turchia a sedere al tavolo delle trattative“. Nel corso della riunione con il proprio partito (AKP) del 10 febbraio, il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha confermato la propria posizione rispetto a Cipro, dicendosi non più disposto a tollerare che “i turco-ciprioti continuino a essere vittime di una crisi in atto da quasi mezzo secolo“. Ha poi lanciato un avvertimento al primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, affermando: “se vuoi davvero la pace, non sfidarmi”. Quest’ultimo, due giorni prima, aveva dichiarato di sostenere la formula federale per la riunificazione dell’isola. Si rammenterà che Cipro dal 1974 – a seguito del tentato colpo di Stato da parte dei nazionalisti greco-ciprioti – è divisa dalla cosiddetta “linea verde”. Una demarcazione territoriale che separa la vasta area (circa i 2/3 dell’intera isola) governata dalla Repubblica di Cipro dalla zona amministrata dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord. La prima è abitata in prevalenza dalla comunità greco-cipriota e fa parte dell’UE. La seconda, invece, è riconosciuta come Stato sovrano solo da Ankara e “ospita” gran parte della comunità turco-cipriota.
Ambiente – Italia, stop al carbone per la centrale di La Spezia
Il WWF, in un comunicato stampa del 15 febbraio, ha espresso grande soddisfazione per la conferma formale da parte del ministero dell’Ambiente in merito alla cessazione delle attività, entro il 2021, nella centrale termoelettrica “Eugenio Montale”, situata nella zona industriale di La Spezia. L’ONG ambientalista, evidenzia come la presa di posizione del ministero fornisca “un messaggio chiaro del fatto che occorre rispettare le procedure ambientali e andare a chiudere gli impianti termoelettrici a carbone non più rispondenti alle prescrizioni” di tali procedure stesse. Secondo il Panda, la decisione presa “rappresenta una tappa importante” verso le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, che“possono e devono rappresentare una giusta transizione verso nuove occasioni di sviluppo sostenibile”. Il sindaco Paracchini ha definito la decisione istituzionale “una vittoria per tutta la città” ligure. In relazione alla vicenda spezzina, Legambiente Liguria ha organizzato, il 17 febbraio, un webinar su Facebook, nel quale è stata ribadita con forza la necessità di puntare sulle rinnovabili come unica alternativa al nucleare e alle fonti fossili, “accelerando su eolico e fotovoltaico”.