[Agenda 11-24 giugno 2020. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]
Africa – Costa d’Avorio, attacco terroristico al confine con il Burkina Faso
L’11 giugno, un gruppo armato ha sferrato un attacco contro un posto di blocco stanziato lungo la frontiera settentrionale della Costa d’Avorio, provocando la morte di 10 soldati. Al momento l’attentato non è stato rivendicato da alcuna organizzazione. Tuttavia, secondo Lassina Doumbia – capo delle forze armate ivoriane – i criminali provenivano dal Burkina Faso, avamposto dei gruppi jihadisti attivi nel Sahel. Il presidente Alassane Ouattara ha subito avviato le indagini, mettendo in allerta le truppe militari in tutto il Nord del Paese. A partire dal 2016, i gruppi islamisti legati ad al Qaeda e all’ISIS hanno rafforzato la propria presenza in Africa occidentale, incrementando il numero delle attività soprattutto in Burkina Faso, Mali e Niger. All’inizio dell’anno, l’UNOWAS (United Nations Office for West Africa and the Sahel) aveva rilevato come la regione africana stesse subendo “una devastante ondata terroristica contro obiettivi militari e civili, con conseguenze allarmanti sotto il profilo umanitario”. La Costa d’Avorio – fatta eccezione per l’attentato del 13 marzo 2016 in un resort a Grand-Bassam – era stata finora risparmiata. Gli analisti della sicurezza temono che la minaccia terroristica possa ora diffondersi anche negli Stati costieri del Benin, Ghana e Togo.
Giustizia sociale – ONU chiede sbarchi immediati per equipaggi navali in mare da troppo tempo
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in una dichiarazione rilasciata il 12 giugno dal suo portavoce, ha espresso particolare preoccupazione per la tenuta fisica e mentale di tutto il personale nautico bloccato in mare ormai da troppi mesi a causa del Covid-19. “I marittimi – si legge nella nota – hanno assicurato ininterrottamente durante la pandemia il trasporto di merci, compresi beni essenziali quali: medicine e cibo”. Migliaia di questi lavoratori sono però sulle navi ormai da oltre 15 mesi. Una permanenza, quindi, che è andata ben oltre ogni limite temporale fissato dalle Convenzioni internazionali. Guterres, ha chiesto pertanto ai Governi di tutto il mondo di qualificare i marittimi quali “lavoratori chiave”, così da consentire a quelli in mare di essere rimpatriati e a quelli rimasti sulla terraferma – privati del loro reddito – di imbarcarsi per svolgere il proprio lavoro. A tal fine, l’ILO e l’IMO hanno redatto dei protocolli volti a garantire il cambio degli equipaggi nella piena tutela della salute pubblica. Guy Ryder – Direttore generale dell’ILO – già nelle scorse settimane, aveva evidenziato quanto fosse “inaccettabile costringere” uomini e donne ormai esausti “a lavorare anche dopo la scadenza dei loro contratti”, mettendo in pericolo la loro salute e la sicurezza marittima.
Diritti umani – HRW accusa la polizia francese di razzismo
In Francia, fermi, perquisizioni e arresti continuano a essere effettuati con modalità violente e discriminatorie su base razziale. A denunciarlo è Human Rights Watch attraverso il report “They Talk to Us Like We’re Dogs’: Abusive Police Stops in France“, pubblicato il 18 giugno. Secondo l’ONG, le forze di polizia avrebbero perpetrato tali abusi – tra aprile 2019 e maggio 2020 – soprattutto nei confronti di bambini, ragazzi e uomini di origine africana e di origine araba. Dalle interviste condotte nelle città di Parigi, Grenoble, Strasburgo, Lilla, su 90 persone di sesso maschile (tra cui 48 bambini) appartenenti alle suddette minoranze etniche, è emerso che molti di loro sono stati sottoposti a controlli di polizia esclusivamente in ragione dell’aspetto fisico o dell’indirizzo di residenza piuttosto che sulla base di un qualche comportamento illegale. “La profilazione etnica – sottolinea HRW – non solo è illecita. Ma risulta altresì dannosa per gli individui che la patiscono e per il sistema sociale nel suo complesso”. Il ministro degli Interni, Christophe Castaner, lo scorso 8 giugno, aveva annunciato “tolleranza zero” verso gli agenti responsabili di atteggiamenti razzisti. Si vedrà se si è trattato solo di parole.
Politica internazionale – AIEA chiede accesso a siti nucleari iraniani. Teheran si oppone
“La Repubblica islamica dell’Iran, dall’entrata in vigore del TNP (Trattato non proliferazione nucleare), ha sempre dimostrato un alto livello di cooperazione. E pertanto ritiene la risoluzione dell’AIEA una pretesa eccessiva“. Con questa nota, firmata il 21 giugno da 240 parlamentari, l’Assemblea legislativa iraniana ha invitato il Governo a rifiutare la richiesta dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) di ispezionare alcuni siti per verificare l’esistenza di materiale nucleare non dichiarato. La risoluzione in questione – proposta da Francia, Germania e Regno Unito – è stata adottata il 19 giugno con 25 voti favorevoli, 2 contrari (Cina e Russia) e 7 astensioni. E segue i report di marzo e giugno del Direttore generale dell’AIEA, secondo cui Teheran non ha ancora fornito tutte le informazioni necessarie per smentire lo svolgimento di eventuali attività nucleari vietate dal Trattato. “Quest’atto è per noi inammissibile perché basato su accuse infondate“, ha tuonato il portavoce del ministro degli Esteri iraniano. “I Paesi europei hanno iniziato un gioco pericoloso, cadendo nella trappola dei sionisti e degli Stati Uniti”, che “ancora una volta, si stanno dimostrando attori inaffidabili”.
Ambiente – Specie aliene invasive e biodiversità. I risultati del Life ASAP
Dal 23 al 25 giugno, si è tenuto online il convegno finale del Life Alien Species Awareness Program (Life ASAP). Il progetto – cofinanziato dalla Commissione Europea, coordinato dall’ISPRA, con partner istituzionali e ONG ambientaliste – ha avuto una durata di 4 anni, nel corso dei quali gli esperti hanno esaminato 952 nuove specie aliene al fine di valutare il possibile ingresso nel nostro Paese nonché i potenziali danni per il patrimonio naturale, la salute dei cittadini e l’economia. Ben 87 specie sono state ritenute “critiche” in ragione del loro impatto su piante e animali. Tra le più insidiose c’è la cosiddetta Crassula helmsii, pianta acquatica originaria dell’Oceania, capace di proliferare anche in ambiente terrestre coprendo qualsiasi superficie e soffocando le piante native. “Per affrontare le minacce legate alle invasioni biologiche – spiega Piero Genovesi, ricercatore ISPRA – occorre puntare sulla prevenzione (…) soprattutto aumentando la consapevolezza sui rischi connessi a questo fenomeno“, considerando tra l’altro che costituisce una delle principali cause di perdita della biodiversità. Secondo gli scienziati, il numero di specie aliene è cresciuto negli ultimi 30 anni del 76% in Europa e del 95% in Italia, complici anche i cambiamenti climatici.