19 Marzo 2024

Egitto: Alaa Abd El Fattah, la condanna di una generazione

[Traduzione a cura di Davide Galati dall’articolo originale pubblicato su Global Voices Advocacy]

In Egitto, l’attivista per la democrazia e blogger Alaa Abd El Fattah è stato condannato a 15 anni di carcere mercoledì scorso (11 giugno), insieme ad altri 24 attivisti, per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata. Tutti e 25 gli attivisti sono stati condannati in contumacia, dopo che è stato loro proibito l’accesso al tribunale dove si svolgeva il processo. Oltre al carcere, sono stati comminati cinque anni di libertà vigilata e una sanzione pecuniaria di 100.000 sterline egiziane (circa € 10.300). I fatti del caso di Abd El Fattah sono stati in parte distorti, in parte male interpretati: giornalisti e difensori dei diritti umani vicini ad Abd El Fattah hanno dunque preparato il diario che segue, al fine di chiarire come si sia svolta effettivamente la vicenda [gli autori del post sono Mostafa Mohie e Manal Hassan, con il supporto editoriale di Lina Attalah e Ellery Roberts Biddle, NdT].

28 novembre 2013: Alaa viene arrestato e incarcerato

Alaa Abd El Fattah viene prelevato dalla sua abitazione e arrestato secondo le norme della cosiddetta Legge anti-proteste da poco approvata, con l’accusa di aver organizzato una manifestazione che aveva avuto luogo davanti alla Camera Alta del Parlamento, conosciuta come il Consiglio della Shura, il 26 novembre. Nonostante il fatto che Abd El Fattah avesse rilasciato una dichiarazione in cui prometteva di consegnarsi alla polizia, il pubblico ministero ha emesso comunque un mandato d’arresto nei suoi confronti.

La manifestazione in questione, che cercava di respingere le disposizioni costituzionali sui processi militari nei confronti di civili, era stata organizzata dal gruppo “No ai processi militari dei civili”. I membri del gruppo hanno presentato queste informazioni al pubblico ministero, al fine di rivendicare la responsabilità dell’evento. Eppure il PM ha ribadito la propria posizione e accusato Abd El Fattah di aver organizzato l’azione, aggredendo inoltre un poliziotto e rubando il suo walkie-talkie. La seconda e terza accusa hanno permesso al pubblico ministero di trasferire la causa al Tribunale penale, presso il quale non è previsto l’appello.

4 dicembre 2013: alcuni imputati vengono rilasciati, altri rimangono dietro le sbarre

Ventitre imputati nel caso vengono rilasciati, mentre Abd El Fattah rimane in carcere per quattro mesi, insieme a Ahmad Abd El Rahman. Alcuni testimoni e altri imputati hanno confermato più volte che Abd El Rahman non aveva partecipato alla protesta e che era solo di passaggio per via Qasr al-Aini, sulla via del ritorno dal lavoro. Si era fermato a guardare cosa stesse succedendo e, avendo assistito all’arresto di una ragazza da parte di un poliziotto, aveva cercato di difenderla. Si è trovato tuttavia ad affrontare le stesse accuse degli altri imputati.

9 dicembre 2013: Abd El Fattah e Abd El Rahman rinviati al Tribunale penale

Il caso viene trasferito alla Corte penale, la quale ha avuto bisogno di quattro mesi per definire la prima udienza, nel corso dei quali Abd El Fattah e Abd El Rahman sono rimasti in carcere. Secondo la legge egiziana, un imputato viene in genere soggetto a custodia cautelare solo quando si ritiene che abbia inquinato le prove o minacciato i testimoni. Non c’era alcuna indicazione che i due imputati si fossero impegnati in attività di questo tipo.

L’avvocato di Abd El Fattah ha cercato di appellarsi contro la detenzione del suo assistito nel dicembre del 2013, senza successo.

Gli avvocati degli imputati hanno inoltre chiesto il ritiro dei giudici della corte, una misura legale per evitare un conflitto di interessi, dato che esiste una controversia tra il giudice principale Mohamed al-Feqy e Abd El Fattah con il suo avvocato Mohamed Ali Taha. Taha aveva presentato una denuncia presso il Ministero della Giustizia nel 2005 contro Feqy per l’avvio di pratiche fraudolente durante le elezioni parlamentari. All’epoca Abd El Fattah aveva protestato in solidarietà con Taha, chiedendo che Feqy e altri giudici accusati di frode fossero messi sotto inchiesta. Ma la Corte d’Appello ha respinto la richiesta di ritiro del giudice.

23 marzo 2014: Entrambi gli imputati vengono rilasciati su cauzione

Abd El Fattah viene rilasciato dalla prigione di Tora su cauzione dopo aver trascorso 115 giorni dietro le sbarre, insieme ad Abd El Rahman.

11 giugno 2014: gli imputati subiscono un verdetto di colpevolezza in contumacia

Agli imputati era stato detto che l’udienza di mercoledì 11/6 sarebbe stata dedicata all’audizione di testimoni e alla revisione delle prove presentate dal pubblico ministero contro gli imputati. Ma il giudice ha emesso la sua sentenza in contumacia durante una delle prime sedute, scavalcando le testimonianze, una dichiarazione del procuratore e le dichiarazioni della difesa. Nel frattempo, gli imputati And El Fattah, Wael Metwally e Mohamed al-Nouby erano presenti al di fuori del tribunale mentre era in corso la seduta. Secondo le loro famiglie, gli imputati non sono stati ammessi all’interno della corte fino alla fine della sessione. Dopo che la sentenza è stata pronunciata, gli stessi imputati sono stati arrestati. Le implicazioni di una sentenza in contumacia includono l’attribuzione della massima pena e l’agevolazione dell’arresto immediato degli imputati, in particolare Abd El Fattah tra tutti loro.

Per sostenere Alaa Abd El Fattah
Scrivi su Twitter e segui l’hashtag #FreeAlaa, unisciti al gruppo Facebook multilingue Free Alaa e utilizza queste immagini per unirti agli attivisti per i diritti umani che chiedono giustizia per Alaa.

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Davide Galati

Nato professionalmente nell'ambito finanziario e dedicatosi in passato all'economia internazionale, coltiva oggi la sua apertura al mondo attraverso i media digitali. Continua a credere nell'Economia della conoscenza come via di uscita dalla crisi. Co-fondatore ed editor della testata nonché presidente dell’omonima A.P.S.

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