Uganda: rifugiati, cominciano a scarseggiare cibo e aiuti umanitari

Il Paese dell’Africa orientale è la regione con più rifugiati di tutto il Continente, arrivando a contare quasi 1,5 milioni di persone che arrivano da altre zone dilaniate dalla guerra. Ma sebbene la risposta riguardo l’accoglienza dei migranti sia sempre stata apprezzata a livello internazionale, ora gli sforzi compiuti sono minacciati dai tagli ai finanziamenti. A ciò si aggiungono le carestie, con ripercussioni in molti ambiti, tra cui quello dell’istruzione. In questo modo nel corso degli anni molti profughi hanno deciso di tornare nel loro Paese, mettendo a repentaglio la sicurezza personale e delle loro famiglie.

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Israele, il nuovo Governo di Netanyahu minaccia la democrazia

Dopo aver ricevuto la fiducia della Knesset, il 29 dicembre scorso ha prestato giuramento il nuovo Governo israeliano guidato dalla coalizione dei partiti più di estrema destra e di orientamento religioso ultra-ortodosso della storia del Paese. Le dichiarazioni dei neo ministri sono molto chiare e non lasciano spazio a dubbi sulla volontà del Governo di percorrere la strada della discriminazione, dell’apartheid e dello spregio delle Leggi Fondamentali e dei diritti umani pur di consolidare il proprio potere e affermare la supremazia ebraica in ogni ambito della vita politica e sociale.

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Corno d’Africa, la siccità minaccia la vita di 20 milioni di bambini

Tra le notizie di questo mese: Al Jazeera si rivolge alla Corte Penale Internazionale per l’omicidio della giornalista Abu Akleh. Ghiacciai alpini sempre più fragili, vulnerabili e instabili per effetto della crisi climatica, secondo un recente report ambientalista. L’ONU lancia un Piano decennale per la sopravvivenza delle lingue indigene. Gli Stati Uniti accusano la Russia di usare in Ucraina armi vietate da risoluzioni internazionali. Lo Zambia abolisce la pena di morte.

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La Turchia neo-ottomana e autoritaria di Erdoğan verso le elezioni

A un mese dall’attentato che ha sconvolto la città di Istanbul, messo in seria difficoltà dall’inflazione e dalla crisi economica, il Paese si prepara a rinnovare le massime cariche dello stato nell’estate 2023. Oltre all’economia, sulla situazione interna pesano le spinte illiberali che da anni colpiscono la società civile e la stampa. In più, le operazioni militari nel Nord della Siria e in Iraq non accennano a fermarsi. Per la prima volta dopo vent’anni l’AKP sembra in difficoltà e ciò potrebbe aprire uno spiraglio per i partiti dell’opposizione.

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Nigeria, donne vittime del legame traumatico, il 48% subisce abusi

La violenza domestica è un problema di salute pubblica in molti Paesi del mondo. In particolare, in Africa sub-sahariana una donna su tre, tra i 15 e i 49 anni, ha subìto una qualche forma di violenza da parte del proprio compagno. Nello studio oggetto di questo articolo sono stati analizzati i motivi per cui alcune di esse portano avanti le relazioni nonostante il loro partner violento. Una delle risposte potrebbe essere trovata infatti nel ruolo del legame traumatico e dell’empatia. A partire da questo, le azioni collaborative tra individui, comunità e Governi possono rivelarsi essenziali per affrontare la questione.

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Un anno insostenibile, breve bilancio sull’ambiente e sfide urgenti

Gli ultimi mesi di questo 2022 ci hanno mostrato la più dirompente versione dei cambiamenti climatici in atto. Ogni giorno, gruppi di scienziati ci disegnano la prospettiva, a lungo termine, di quello che ci aspetta sul piano ambientale se non provvediamo ad un cambiamento di rotta. Eppure, possiamo già osservare che l’anno che finisce ci chiama a bilanci più brevi e azioni più immediate. E siamo tutti chiamati in causa, non siamo soltanto spettatori. La soluzione alle questioni ambientali che stiamo vivendo è il primo dei buoni propositi da inserire nella lista per i prossimi tempi.

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Migrazioni, le “nuove” politiche UE che ricalcano vecchie misure

A 22 anni dalla proclamazione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti, il contesto geopolitico attuale sembra ulteriormente allontanare un effettivo rispetto dei diritti umani delle persone in movimento. In attesa di convergere su un Quadro strutturale sull’asilo, la Commissione europea propone un Piano d’azione operativo sul Mediterraneo centrale che punta ancora sull’esternalizzazione delle frontiere. Approfondiamo i pilastri di questa bozza con l’aiuto della giornalista Nancy Porsia, di Giulia Tranchina, avvocata di HRW, e della ricercatrice della CLEDU Alessandra Sciurba.

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Qatar oltre i Mondiali: no ai diritti, alleanze scomode, accordi sul gas

Tra alleanze esclusive con i talebani, amicizie strategiche con Iran e Turchia, accordi per le forniture di gas e profonde ombre su un ampio spettro di diritti umani e civili, l’emirato qatarino è al centro della scena globale. I campionati di calcio hanno acceso i riflettori su un piccolo Stato che ha molto da mostrare oltre a stadi scintillanti e tifosi in festa. Donne senza libertà, lavoratori schiavizzati e blogger incarcerati per aver espresso i propri pensieri sono soltanto alcune vittime di un sistema di potere opprimente. Con la solita complicità delle grandi potenze affamate di risorse.

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Zimbabwe, violenza di genere è strumento di repressione politica

In questo Paese dell’Africa meridionale sono ancora troppe le attiviste e le donne in politica vittime di violenza sessuale e di genere. Il problema risiede nel persistere di un clima politico sfavorevole ma soprattutto nella presenza di uomini al potere con visioni conservatrici e patriarcali, al punto da ritenere che le donne possano fare carriera in politica solo vendendo il loro corpo. Da qui la nascita di violenze psicologiche e verbali sia in Rete che nella vita reale. Tutto questo rappresenta un ostacolo enorme per le donne ma anche una minaccia all’uguaglianza di genere.

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I 27 anni della Bosnia Erzegovina: tra recessione, corruzione, paure

A circa un mese dall’anniversario dell’Accordo di Dayton del 1995, l’ex-Repubblica yugoslava si è recata alle urne in un clima ricco di tensione e disillusione dei suoi cittadini. Scarsa affluenza e totale sfiducia nei confronti della politica sono trend che continuano a crescere nel Paese. Nonostante la sconfitta dei candidati nazionalisti, lo strappo tra la politica e la popolazione appare sempre più grande e difficile da ricucire. L’assenza di crescita economica e il clientelismo hanno prostrato la società bosniaca, che nel frattempo si prepara a un inverno rigido e in piena crisi energetica.

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