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Europa, migranti: Stati screditano e rallentano lavoro delle ONG

[Agenda 8 – 22 gennaio 2020. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

Foto tratta da Pixabay – Licenza Creative Commons

Diritti Umani – ONG e Migranti

È stato pubblicato, l’8 gennaio, uno studio dal titolo “Using criminal law to restrict the work of NGOs supporting refugees and other migrants in Council of Europe Member States”, redatto dal Consiglio di Esperti sul diritto delle ONG del CoE (Council of Europe). Il documento evidenzia come le ONG – termine utilizzato in senso ampio per far riferimento a tutte le organizzazioni non politiche impegnate nell’assistenza umanitaria e in iniziative di protezione/promozione della coesione sociale – siano ormai da tempo intervenute a colmare i vuoti esistenti nei sistemi di accoglienza degli Stati europei, riguardanti sia il soccorso e salvataggio in mare, sia le operazioni in terra una volta portati in salvo i migranti. Ad avviso degli Esperti, nonostante le ONG abbiano un ruolo fondamentale nella “gestione” dei flussi migratori, le normative statali tendono a criminalizzare il loro operato finendo con il rallentare e inficiare il prezioso lavoro svolto. Molte leggi, tra cui quelle italiane, vengono infatti applicate in modo tale da limitare le legittime attività di queste organizzazioni. Il Consiglio di Esperti ha, quindi, deciso di predisporre pro futuro delle linee guida per aiutare gli Stati a far sì che l’attuazione delle norme contro il traffico e lo smuggling di migranti risulti compatibile con gli standard europei disciplinanti la libertà di associazione e i diritti fondamentali delle ONG. Vale la pena ricordare che il Consiglio di Esperti sul diritto delle ONG è stato istituito, nel 2008, durante la Conferenza delle ONG internazionali del CoE. Si compone di 15 membri con competenze giuridiche ovvero un’ampia conoscenza dei diritti umani. Il suo mandato prevede lo svolgimento di attività di monitoraggio delle normative nazionali europee; predisposizione di pareri e studi tematici; consulenze e formazione riguardo il diritto applicabile alle ONG.

Africa – Lotta alla violenza di genere

Nel corso di una cerimonia pubblica – in presenza di esponenti ONU, associazioni e attiviste per i diritti umani nonché alte cariche dello Stato – il presidente del Senegal Macky Sall ha promulgato, il 10 gennaio, la legge penale in materia di “stupro e pedofilia“. La normativa è frutto di un ampio dibattito che per mesi si è svolto nel Paese, grazie soprattutto all’azione promossa dalle organizzazioni a difesa dei diritti delle donne in seguito all’incremento delle aggressioni sessuali nel corso del 2019. Il Parlamento senegalese, il 30 dicembre, aveva approvato all’unanimità il provvedimento legislativo dimostrando di voler asssumere una posizione chiara rispetto alla violenza contro le donne e i minori. “La legge segna una svolta nella protezione di donne e bambini”, ha dichiarato Macky Sall, costituendo al tempo stesso “un mezzo di prevenzione e deterrenza“. Finora, infatti, nel sistema penale senegalese, lo stupro era considerato un “reato semplice” e come tale punibile con la reclusione da 5 a 10 anni. Le condanne per questo tipo di crimine erano piuttosto rare. Mentre, adesso le vittime hanno finalmente a disposizione uno strumento giuridico che offre loro la speranza di ottenere giustizia per gli abusi subiti. Per gli autori di violenza carnale e pedofilia potrà arrivare anche una condanna all’ergastolo. Amina Mohammed, vice Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha espresso grande soddisfazione attraverso un tweet, nel quale scrive: “la legge senegalese (…) costituisce un ulteriore passo per il mondo verso la fine di ogni forma di violenza di genere. Ben fatto!”.

Politica Internazionale – Processo di pace in Colombia

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (CdS) si è riunito, il 13 gennaio, per discutere della preoccupante situazione in Colombia. Carlos Ruiz Massieu, Rappresentante Speciale ONU nel Paese latinoamericano, ha fatto sapere di aver più volte esortato Governo in carica e FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) a rispettare l’accordo siglato nel 2016, evidenziando come il ritorno alla violenza da parte di gruppi armati irregolari stia seriamente compromettendo il (già) fragile processo di pace. Carlos Ruiz Massieu ha, inoltre, posto l’accento sull’uccisione, avvenuta lo scorso 23 dicembre, dell’artista e leader sociale Lucy Villarreal, affermando: “la pace non potrà mai essere raggiunta se le voci coraggiose degli attivisti continueranno a essere silenziate e gli ex combattenti uccisi. Nel corso del dibattito, gli Stati membri del CdS si sono detti d’accordo sulla necessità che Bogotá attui un maggior impegno per garantire la stabilità anche politica del Paese. Claudia Blum De Barberi, ministro degli Esteri colombiano, ha precisato che la politica governativa risulta “in linea con l’accordo del 2016 e contiene strumenti sia per reintegrare gli ex combattenti sia per tutelare le comunità più colpite dalla violenza”. A titolo esemplificativo, De Barberi ha ricordato la partecipazione – per la prima volta –  delle FARC alle elezioni regionali di ottobre 2019 nonché l’elezione di alcuni ex combattenti e candidati da loro sostenuti. Sul fronte della sicurezza, il ministro si è detta consapevole delle difficoltà a fronteggiare le tante minacce provenienti dalle organizzazioni criminali. Anche se il “Governo sta lavorando senza sosta – dice – per proteggere ex combattenti, leader sociali, gruppi etnici, difensori dei diritti umani e ogni altro soggetto vulnerabile”, la Colombia ha bisogno del “sostegno del Consiglio di Sicurezza e dell’intera comunità internazionale”.

Giustizia sociale – ILO, cresce la disoccupazione mondiale

Il quadro tracciato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), nel report “World Employment and Social Outlook: Trends 2020 (WESO) pubblicato il 20 gennaio, risulta assai allarmante. L’ILO rileva che, dopo un periodo di relativa stabilità, è aumentato – a livello globale – il numero di persone prive di un’occupazione. Ben 188 milioni di individui non hanno un lavoro. Circa 165 milioni sono costretti a svolgere attività non retribuite o mal pagate; mentre 120 milioni hanno rinunciato a cercare un impiego. Il rapporto mostra come le disparità legate al genere, all’età e alla posizione geografica, continuano ad affliggere il mercato del lavoro, limitando sia le opportunità individuali che la crescita economica. La tendenza degli Stati a imporre politiche commerciali protezionistiche insieme al generale abbassamento dei salari avrebbero avuto un impatto significativo sull’occupazione in termini ovviamente negativi. Guy Ryder, direttore generale dell’ILO, spiega: “per milioni di comuni mortali riuscire a costruirsi una vita migliore attraverso il proprio lavoro è sempre più difficile”. Le disuguaglianze di reddito e lavoro, dice ancora Ryder, “hanno implicazioni profonde anche sulla coesione sociale“. Sebbene l’eliminazione della povertà sia uno degli elementi fondamentali dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, ad avviso dell’ILO, la povertà assoluta dei lavoratori è invece destinata a crescere nei Paesi in via di sviluppo nel biennio 2020-2021. La raccomandazione principale rivolta agli Stati è di garantire uno sviluppo economico basato sul miglioramento delle condizioni di lavoro, in particolare nei Paesi a basso reddito, attraverso trasformazioni strutturali, potenziamento tecnologico e diversificazione.

Ambiente – Imprese “illuminate” contro i cambiamenti climatici

La CDP Global, organizzazione no-profit internazionale, ha reso nota, il 20 gennaio, la sua “A List“. Il documento, redatto annualmente, elenca le aziende che si sono imposte, nel mercato mondiale, per trasparenza e prestazioni ambientali. Grandi marchi, come H&M, L’Oreal, LEGO e Apple, sono stati inclusi tra le 179 companies che, nel corso del 2019, si sono distinte per loro azione di contrasto ai cambiamenti climatici e per gli sforzi volti a costruire una futura economia a “carbonio-zero”. La lista viene compilata sulla base dei dati forniti in modo volontario dalle grandi aziende. Amazon e Facebook, come altre 9.225 società, si sono rifiutate di rispondere al questionario della CDP. “La nostra ‘A List’ ha lo scopo di tracciare un percorso da seguire” ha detto Dexter Galvin, direttore generale della no-profit. “Le società leader possono infatti costituire una valida fonte di ispirazione per tutte le altre”. La danese LEGO, per esempio, è stato elogiata per aver incrementato, nella fabbricazione delle sue costruzioni, l’uso di materie prime riciclate e di plastica a base vegetale. H&M, noto brand svedese di abbigliamento, si è invece posto l’obiettivo di utilizzare, entro il 2030, materiali riciclati al 100% o di provenienza sostenibile. Mentre il gruppo alimentare francese Danone sta sviluppando, in collaborazione con la statunitense Loop Industries, un metodo per far sì che i suoi prodotti vengano contenuti in confezioni realizzate dalla trasformazione di tutti i tipi di rifiuti in plastica PET in plastica di alta qualità. L’Europa è la regione che ospita il maggior numero di imprese “illuminate”, seguita da Asia e Nord America.

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