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Microplastiche, alternative “bio” ancora poco sicure per la salute

Il fenomeno dell’inquinamento da plastica è un tema molto dibattuto negli studi sulla salvaguardia ambientale e oceanica. Nello specifico, uno dei problemi più importanti riguarda la contaminazione da microplastica e nanoplastica. Recenti studi hanno evidenziato tracce di queste ultime nel DNA di un campione di volontari umani sani in una concentrazione media di 1,6 mg/L. Pertanto, le pratiche positive da adottare vanno dalla riduzione dei prodotti processati all’uso di contenitori realizzati anche parzialmente in plastica, fino a evitare di conservare, cuocere o riscaldare il cibo in contenitori di plastica.

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L’accesso alle cure non è per tutti, l’Italia che discrimina sulla salute

Assenza di ambulatori e di servizi medici di base nei territori periferici, inefficienza amministrativa, ostacoli burocratici: questi alcuni motivi alla base di inaccettabili disuguaglianze nell’ambito sanitario in Italia. Curarsi è un sacrosanto diritto di ogni individuo e se lo Stato ne impedisce il pieno godimento sta tradendo lo spirito democratico. Nel nostro Paese questi disagi esistono, eppure basterebbe poco per evitare storture e sprechi di risorse. Ne parla Andrea Belardinelli, che con Emergency cerca di rispondere a bisogni gravemente trascurati, dai quali scaturiscono solo disagi e danni a tutta la collettività.

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Ucraina, il ruolo dei media russi a un anno dall’inizio del conflitto

Se in passato la stampa aveva la possibilità di giocare un ruolo fondamentale anche nel dialogo tra le nazioni, l’attuale situazione bellica nell’ex repubblica sovietica lascia emergere un quadro totalmente diverso. Il regime autoritario di Putin dà prova di forza applicando restrizioni d’altri tempi agli organi di stampa e, d’altra parte, l’UE blocca la trasmissione delle principali emittenti russe – impedendo così ai cittadini europei di conoscere il tipo di informazione ricevuta dalla popolazione e quindi le motivazioni dietro il consenso intorno alla cosiddetta “operazione militare speciale”.

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MENA, è online la nuova violenza di Stato contro le persone LGBT

Tra le notizie di questo mese: il Parlamento italiano istituisce una Commissione (permanente) bicamerale d’inchiesta sul femminicidio e ogni forma di violenza di genere. I leader africani si uniscono nella lotta all’AIDS pediatrico. L’Australia boccia la proposta di realizzare una miniera di carbone a poche miglia dalla Grande barriera corallina. Il Centro iraniano per i diritti umani denuncia la repressione di Teheran contro i medici, rei di curare i manifestanti feriti. Israele approva legge volta a revocare la cittadinanza ai detenuti per terrorismo ovvero alle persone riceventi finanziamenti dall’ANP.

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Giustizia sociale e ambientale, due facce della stessa medaglia

La Giornata Mondiale per la Giustizia Sociale richiama l’attenzione su temi come l’accesso a un lavoro dignitoso, alla salute e a tutte le dimensioni che la riguardano. Eppure, alla luce dei grandi cambiamenti ambientali dei nostri tempi, la giustizia sociale si lega a quella ambientale, al divario sociale che è allargato e inasprito dalla crisi climatica, lasciando ricadere sui Paesi più poveri il peso maggiore. L’approccio integrato dell’ecologia integrale, in questo panorama, offre una visione interconnessa tra le due giustizie, in cui l’una è soluzione e modello per l’altra, e viceversa.

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I Paesi eurasiatici dove la legge consente l’impunità agli stupratori

Da un rapporto pubblicato da Equality Now, si evince che in Georgia, Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan vigono leggi sullo stupro obsolete e improntate agli stereotipi di genere. In queste nazioni se non si dimostra che la violenza sia avvenuta attraverso l’uso di forza fisica, gli stupratori godono del diritto di impunità o comunque il reato viene trattato come un crimine meno grave. Diverso è il caso dell’Ucraina che, sebbene condividesse questa normativa in passato, oggi è l’unico Paese dell’Eurasia ad essersi adeguato agli standard internazionali sui diritti umani, modificando la definizione di stupro.

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La mano della Cina sugli asini africani, commercio a doppio taglio

Tra i molti esempi di sfruttamento cinese delle risorse del Continente, non molto noto è il caso del commercio di pelle d’asino. Il collagene in essa presente è alla base dell’ejiao, un composto considerato una panacea secondo la medicina tradizionale e il cui mercato è da anni in forte crescita in Cina. Ciò ha causato una decimazione della popolazione di asini in Africa, stimolando il commercio illegale. Quando invece nelle zone rurali la loro presenza è fondamentale per alleviare la povertà delle famiglie, che a sua volta genera commercio illegale in un circolo vizioso. Per il contrasto al fenomeno servirebbe maggiore organizzazione tra i Paesi africani.

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Perù, le proteste guidate dagli indigeni scuotono il Paese in crisi

Le proteste che negli ultimi mesi hanno infiammato le strade dello Stato dell’America Latina si sono scatenate dopo la destituzione del presidente Castillo per impeachment da parte del Congresso. Però, questa mobilitazione su larga scala della popolazione indigena ha le sue motivazioni in una storia di lunga data che riguarda le divisioni che spaccano in due il Paese sul piano economico, sociale, politico ed etnico. In questa fragilità trovano terreno fertile le ingerenze di nazioni limitrofe, come la Bolivia, interessate a esercitare in qualche modo il potere orientando le proteste verso la violenza.

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Sarajevo, la seconda vita del rock ex-yu, il racconto di Amir Misirlić

Nonostante la dissoluzione della RSFJ come realtà politica, nella regione l’eredità culturale prodotta durante il periodo socialista è ancora molto popolare nelle ex-repubbliche. La città nei decenni si è distinta per il suo fervore artistico nel campo della musica. Oggi, i giovani bosniaci hanno raccolto il testimone riproponendo in chiave creativa gli stili e i suoni immortali della musica composta durante il periodo socialista. Il celebre artista e critico musicale racconta in un’intervista a Voci Globali come la capitale è tornata ad essere il punto di riferimento per tutti i Balcani.

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RD Congo, il conflitto con l’M23 è anche guerra di informazione

Il massacro dello scorso novembre a Kishishe, un piccolo villaggio nella Repubblica Democratica del Congo, ha scatenato numerose polemiche. Si è trattato infatti di una rappresaglia condotta dai ribelli del Movimento 23 marzo (M23) in cui avrebbero perso la vita un numero imprecisato di civili. Un episodio che accende i riflettori sulla questione della veridicità delle narrazioni di guerra da parte delle fazioni opposte, che in questo caso sono legate l’una all’M23 e al Ruanda e l’altra al Governo congolese. E sulla necessità di una più profonda comprensione di tre decenni di ostilità ricorrenti nel Paese.

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