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Mortalità perinatale, una tragedia globale del tutto trascurata

[Agenda 8 – 21 ottobre 2020. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

Foto dell’utente Pixabay Nicci Coertze-Kruger – Licenza CC

Giustizia sociale – L’ineguaglianza sociale tra le cause della natimortalità

Nel corso del 2019, circa 2 milioni di bambini sono morti, prima ancora di nascere, nelle ultime 12 settimane di gravidanza. L’84% della natimortalità si concentra nei Paesi a reddito basso e medio-basso, dove la diseguaglianza sociale è determinata, in particolare, dallo scarso livello di istruzione delle gestanti nonché dal difficile accesso ai servizi sanitari, soprattutto per le donne appartenenti alle minoranze etniche. Il triste primato è detenuto dall’India, seguita da: Pakistan, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Cina, Etiopia. I dati in questione emergono in tutta la loro drammaticità dal report “A Neglected Tragedy: The Global Burden of Stillbirths, pubblicato l’8 ottobre da Unicef, OMS, Banca Mondiale, Dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite. Il documento evidenzia, peraltro, le conseguenze negative che il fenomeno produce sia sotto il profilo psicologico che economico. Stigma e tabù spingono spesso le donne a nascondere l’esperienza vissuta, provocando in loro gravi forme depressive. Mentre, le famiglie devono sobbarcarsi ingenti spese per le cure mediche.

Diritti umani – Afghanistan, rinnovato appello per abolire il “test di verginità”

L’AIHRC (Afghanistan Independent Human Rights Commission), l’11 ottobre, ha reso noti i risultati di una nuova ricerca condotta in merito all’utilizzo da parte delle autorità di polizia del cosiddetto “test di verginità“, rinnovando la richiesta di vietarlo in via definitiva. Questa pratica aberrante continua, infatti, a essere impiegata di routine nei procedimenti penali a carico delle donne accusate del reato di “zina(rapporti sessuali prematrimoniali o extraconiugali). La Commissione ha intervistato 129 donne sottoposte al test in tutto l’Afghanistan, rilevando come nel 92,3% dei casi l’esame sia stato effettuato senza previo ordine di un tribunale ovvero senza il consenso della donna, in violazione delle previsioni introdotte, nel 2018, all’interno del Codice Penale afghano. “Gli esami ginecologici forzati rappresentano una forma di violenza contro le donne. Un’offesa, un’umiliazione che lede la loro dignità“, ha dichiarato Shaharzad Akbar, presidente dell’AIHRC. Si ricorda che la comunità scientifica considera il “test di verginità” privo di qualsivoglia utilità, oltre che dannoso sia a livello fisico che emotivo. Purtroppo, è usato ancora in 20 Paesi del mondo, alcuni dei quali europei.

Ambiente – Aumento dei disastri naturali per via del “climate change

Siamo intenzionalmente distruttivi. È questa l’unica conclusione a cui si può giungere quando si esaminano gli eventi disastrosi degli ultimi vent’anni. Il Covid-19 è solo la prova più recente del fatto che i leader politici e aziendali debbano ancora sintonizzarsi con il mondo intorno a loro”. In occasione della Giornata internazionale per la riduzione del Rischio dei Disastri Naturali, il 13 ottobre, Mami Mizutori – Rappresentante speciale del Segretario generale dell’UNDRR (United Nations Office for Disaster Risk Reduction) – ha così introdotto il report “The Human Cost of Disasters 2000-2019“. Lo studio sottolinea come, nell’ultimo ventennio, le catastrofi naturali siano di fatto raddoppiate rispetto al periodo 1980-1999. Le grandi inondazioni e le violente alluvioni sono tra i disastri più diffusi. Ma sono cresciuti anche siccità, incendi, terremoti e tsunami. I numeri sono impressionanti: 7.348 eventi disastrosi; 4,2 miliardi di persone coinvolte; 1,23 milioni di morti; 2,97 trilioni di dollari di danni economici. Per l’UNDRR, il principale motore di questa preoccupante situazione è il cambiamento climatico. Solo 93 Governi, compreso quello italiano, hanno finora adottato una strategia nazionale per la riduzione del rischio di disastro.

Politica internazionale – Aggiunti 7 ministri siriani nella lista delle sanzioni UE

Il Consiglio Europeo, il 16 ottobre, ha deciso di imporre misure restrittive mirate verso 7 ministri siriani di recente nomina (Loubana Mouchaweh- ministro della Cultura; Darem Tabàa- ministro dell’Istruzione; Ahmad Sayyed – ministro della Giustizia; Tammam Raad – ministro delle Risorse idriche; Kinan Yaghi – ministro delle Finanze; Zuhair Khazim – ministro dei Trasporti). Sale così a 280 il numero di persone soggette a divieto di viaggio e congelamento dei beni. Quest’ultima tipologia di misura restrittiva riguarda anche 70 organizzazioni. Il Consiglio UE, in una nota, ha precisato di tenere “sotto costante controllo gli sviluppi del conflitto siriano“, mantenendo fermo “l’impegno di trovare una soluzione politica duratura” in conformità alla risoluzione 2254/15 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Per completezza, si ricorda che le sanzioni oggi in vigore nei confronti della Siria sono state introdotte dalla UE nel 2011 in risposta alla violenta repressione messa in atto contro la popolazione civile siriana. E sono dirette a quanti – società e imprenditori compresi – traggono vantaggio dal legame con il regime di Hassad e dall’economia di guerra.

Africa – Guinea, è caos sui risultati elettorali

La Commission electorale nationale independant (CENI), il 20 ottobre, ha reso noti i primi risultati ufficiali in merito alle elezioni svoltesi in Guinea domenica scorsa. In base ai dati di 4 collegi su un totale di 38, l’82enne presidente uscente Alpha Condè sarebbe al momento in vantaggio. Il leader dell’opposizione – Cellou Dalein Diallo – ha però contestato lo svolgimento delle votazioni, gridando alla frode elettorale. Lo stesso, il 19 ottobre dopo un conteggio individuale dei voti, si era auto-proclamato vincitore, invitando tutti i guineani “amanti della pace e della giustizia a difendere questa conquista democratica”. L’annuncio aveva suscitato l’immediata reazione della CENI. “Non spetta a un candidato dichiararsi vincitore. Esiste un apposito organismo deputato a farlo“, aveva subito chiarito Bakary Mansare, vice presidente CENI. Dal canto loro, gli osservatori dell’Unione Africana e dell’ECOWAS sostengono che le operazioni si sono svolte regolarmente “in un contesto trasparente, sicuro, pacifico“. Intanto nella capitale Conakry, le premature celebrazioni in onore di Diallo si sono presto trasformate in violenti scontri con le forze di polizia.

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