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Migrazioni, l’Italia rimane la porta d’Europa. Ma poco accogliente

I migranti giungono nel nostro Paese attraverso viaggi estenuanti, via mare o via terra. Affrontano il Mediterraneo con pericolose barche o i Balcani, che d’inverno diventano un luogo gelido e inospitale. Sia lungo la rotta che una volta giunti a destinazione, si trovano in una condizione di forte vulnerabilità: infatti il sistema di accoglienza è perennemente sovraccarico e non riesce a far fronte al costante afflusso di persone. Ciò che perpetua tutto questo è la difficoltà a ottenere la protezione internazionale.

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Migrazioni, troppe salme senza nome. Le vittime delle frontiere

Tanti sono gli aspetti del fenomeno migratorio globale, tutti da approfondire per capire e, quindi, per agire in modo consapevole. Ma c’è una questione che, più delle altre, viene trascurata ed è quella che risponde alla domanda: cosa accade quando una persona muore nel tentativo di attraversare il Mediterraneo? Partendo da quello che ha mostrato (tragicamente) la gestione successiva alla strage di Cutro, approfondiamo la prospettiva dell’identificazione delle salme, della sepoltura e dell’eventuale rimpatrio. Ci aiutano a capirne di più l’avvocata Serena Romano e l’antropologa Silvia Di Meo.

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Salvare vite umane: esperienze e racconti da una “ONG del mare”

L’esternalizzazione delle frontiere e l’assenza di corridoi umanitari e canali legali di immigrazione non impedisce alle persone di mettersi in viaggio per l’Europa ma le obbliga a rischiare tutto in mare nelle mani dei trafficanti. Nel Mediterraneo, a salvare vite e a contrastare la cosiddetta Guardia Costiera libica restano di fatto solo le ONG che si occupano del soccorso. Delle missioni search and rescue, partendo dalla sua esperienza sulla Geo Barents di MSF, abbiamo parlato con la giornalista Caterina Bonvicini, con approfondimenti di Sara Traylor, attivista di Alarm Phone, e Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI.

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Accordi Italia-Libia, 5 anni di morte e sofferenza nel Mediterraneo

Il Memorandum d’Intesa siglato nel 2017 dal Governo italiano sta per rinnovarsi automaticamente per altri tre anni. Dalla sua firma si è assistito a un drammatico peggioramento del rispetto dei diritti umani nel Paese nordafricano. In aggiunta, l’UE ha irrigidito la sua politica migratoria. Dinanzi agli abusi delle milizie e ai continui respingimenti in mare, alcune realtà associative europee hanno intrapreso un’attività di search and rescue civile e indipendente. Voci Globali ha raccolto la testimonianza di Luca Casarini, uno dei fondatori di Mediterranea Saving Humans e capomissione sulla Mare Jonio.

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Un pianeta che brucia, e sugli incendi il clima e la mano dell’uomo

Ogni estate migliaia di ettari di boschi e foreste vengono distrutti dalle fiamme, con nuovi record. Di origine naturale o, il più delle volte, dolosa, gli incendi mettono a rischio la flora e la fauna di vaste aree in tutto il mondo. Il rastrellamento di delicati ecosistemi, unito alla minaccia per la vita delle popolazioni che abitano i territori interessati, ci riporta al circolo vizioso di cause ed effetti innescato dai cambiamenti climatici. Allora, se l’emergenza annosa degli incendi estivi si veste di nuove criticità, anche le soluzioni devono integrare alle vecchie pratiche nuove strategie.

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Criminalizzazione della solidarietà, quando è cominciata e perché

Soccorrendo migranti in pericolo in mare o sulle montagne, offrendo loro riparo e cibo, documentando gli abusi delle polizie e opponendosi alle espulsioni, i difensori dei diritti umani hanno svelato la crudeltà causata dalle politiche europee (e italiane) sull’immigrazione e sono diventati essi stessi bersagli delle autorità. Analizziamo, insieme all’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo e al capomissione di Mediterranea, Luca Casarini, il fenomeno dell’attacco alle organizzazioni che operano nel sociale, specie nel campo delle migrazioni, soffermandoci tra l’altro sul tipo di linguaggio discriminatorio usato quando si parla di migranti.

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Minori stranieri non accompagnati, storie di dolore e di riscatto

Siamo stati tutti bambini e bambine, almeno anagraficamente, ma il diritto ad avere un’infanzia “felice e spensierata” è minacciato da molti fattori ed eventi inaspettati che possono cambiare per sempre il corso della nostra vita. Abbiamo intervistato alcuni ragazzi che hanno fatto una scelta radicale e definitiva per il loro futuro. Dall’Africa all’Europa, attraverso un viaggio pericoloso e senza la protezione di un adulto che non sempre per loro ha rappresentato un’ancora di sicurezza. Abubakar, Issouf, Mohamed – e tanti altri – oggi vivono tra noi e lottano ogni giorno per guadagnarsi una vita migliore e diventare uomini.

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3 ottobre, ricordare in nome dell’umanità

In occasione della Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, Voci Globali esorta al ricordo delle vittime che negli ultimi anni hanno provato a raggiungere la Fortezza Europa. Donne, uomini e bambini della maggior parte dei quali non si conosce né nome, né età, né provenienza. Invitiamo i nostri lettori ad una riflessione silenziosa e a domandarci quali sono i motivi che spingono a considerare una vita più importante di un’altra. Dal 1993 il network europeo UNITED for Intercultural Action sta tenendo l’elenco di questo olocausto contemporaneo.

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Senza nome e dimenticati, la sorte dei migranti annegati

Il diritto ad essere identificati dopo la morte è universalmente riconosciuto a livello nazionale e internazionale sia per la dignità di ogni persona, sia per i familiari che meritano la possibilità di conoscere il destino dei loro cari. Questo diritto non viene però garantito alle migliaia di migranti privi di documenti che ogni anno muoiono nelle acque del Mediterraneo prima di raggiungere le coste. Un sistema di riconoscimento inadeguato, disparità di trattamento e una grave dissonanza tra i valori dichiarati e le azioni intraprese rendono chiaro che si può, e si deve, fare di più.

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Corridoi umanitari, salvare vite umane in sicurezza e legalità

Grazie alla sinergia di Sant’Egidio, Chiese Evangeliche, Tavola Valdese e Governo, dal 2016 sono attivi in Italia i corridoi umanitari. Questo sistema opera in piena sicurezza e legalità per trasferire persone vulnerabili e in condizione di sofferenza provenienti da Paesi in guerra e povertà. Attraverso una salda rete di volontari, cittadini, associazioni, parrocchie e istituzioni, i profughi viaggiano senza rischiare la morte e i soprusi con i barconi in mare. E l’integrazione funziona. Dal 2016 più di mille profughi sono riusciti ad arrivare sul nostro territorio con questa modalità.

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