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Donald Trump, definizione vivente dell’autentico populista

Sembra essere sbucato dal nulla; è estremista e irascibile, e fa uso di una retorica piena di rabbia e di un messaggio ambiguo e quasi incomprensibile. Le sue posizioni politiche non si allineano a quelle del partito che afferma di rappresentare, e al momento domina il discorso e processo politico. Stiamo parlando, ovviamente, di Donald Trump. Ma di che tipo di politico si tratta? E perchè la risposta a questa domanda dovrebbe essere importante? Per alcuni, Trump è l’esempio più autentico di una leadership populista ribelle che appartiene totalmente a una lunga tradizione negli States, che sta rinascendo.

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Taxi Cairo, un tour attraverso convivenze difficili

Cristiani, danzatrici del ventre, maiali. Il capoluogo egiziano visto attraverso un insolito giro turistico della città. Dopo la rivoluzione e le proteste della Primavera araba nel 2011 sono cambiati molti scenari. In questo breve reportage si racconta il Paese attraverso occhi diversi e storie che non vengono raccontate dai mainstream, ma che danno la misura dei difficili rapporti interni. Passando da squallidi locali o quartieri e ascoltando chi oggi preferisce parlare sottovoce. Nota dell’autore: nomi e riferimenti che potessero ricondurre agli intervistati sono stati cambiati. Per lo stesso motivo sono state omesse precisazioni dettagliate sui luoghi descritti

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Marijuana, in Africa la sostanza stupefacente dei poveri

UNGASS 2016, meeting di tre giorni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si terrà nel mese di aprile, è l’evento più atteso nella storia delle Convenzioni internazionali in materia di sistemi di controllo delle sostanze stupefacenti, soprattutto perché ha attirato il forte interesse della società civile. Per la prima volta, sembra che un enorme numero di persone si sia coalizzato per promuovere un cambiamento radicale dell’attuale approccio repressivo alle droghe, cosicché saranno affrontati maggiormente i problemi della salute pubblica rispetto agli aspetti sanzionatori. Un focus sulla situazione in Africa Occidentale.

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Choucha, al confine con la Libia il campo degli uomini fantasma

Secondo le forze dell’ordine tunisine, diversi gruppi jihadisti nel corso dell’ultimo anno sono entrati in Tunisia dalla Libia, contribuendo fortemente alla disseminazione di ideologie estremiste. Per prevenire l’ingresso di ulteriori cellule, e limitare la comunicazione diretta tra militanti, il governo è impegnato nella costruzione di un muro lungo il confine con la Libia. Quello che i media non hanno portato alla luce di questi ultimi scontri è che, tra il confine libico e la città di Ben Gardane, una cinquantina di immigrati provenienti da vari Paesi africani vive sospesa all’interno di un campo profughi ormai abbandonato dalle organizzazioni umanitarie.

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PA, i giochetti del Governo e la Missione Trasparenza

Dopo aver promesso l’accesso totale ai dati della Pubblica Amministrazione, il governo ha finalmente presentato la bozza di legge. Ma, nonostante petizioni come quella promossa dalla comunità Riparte il futuro per la revisione del decreto e proposte operative come quella, articolata, di Foia4Italy, il testo presentato, sebbene preliminare, non pare rappresentare una seria riforma sull’accesso dei dati raccolti dallo Stato. Nostra intervista a Claudio Cesarano dell’associazione Diritto di Sapere, creata per l’espansione del diritto umano di accesso all’informazione, e promotrice del citato progetto Foia4Italy.

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Lampedusa e gli hotspot, metodo che favorisce la clandestinità

Il nuovo sistema degli hotspot resta un esperimento ma comporta l’attuazione di politiche, elaborate a livello europeo, che violano i diritti: questi centri hanno l’obiettivo di dividere i migranti in diverse categorie direttamente dopo il loro arrivo via mare, distinguendo tra potenziali rifugiati e migranti economici. Tuttavia, al momento non mancano le pratiche discriminatorie e di violazione dei diritti umani per tutte le categorie, anche quella attualmente “privilegiata”. Un’analisi della situazione di openDemocracy e da noi tradotta.

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Il femminismo nero che lotta e racconta la storia dell’Africa

“Dovremmo essere tutti femministi”, è il titolo dell’ultimo libro della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie. “Tutti”, non tutte”, perché un/una femminista è qualcuno che dice: sì c’è un problema di genere oggi e noi dobbiamo risolverlo, noi tutti dobbiamo far meglio. Ma i movimenti delle donne hanno sfumature e colori. Quelli africani, e le loro protagoniste, trascendono i canoni occidentali: esiste infatti un femminismo africano – per quanto a molti possa sembra strano o suonare come una novità. Perché il femminismo non è neutro, non è assoluto, e sarebbe un peccato non conoscerla questa storia nera del femminismo.

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Angola, i social media nel mirino del presidente

Il 99% della popolazione dell’Angola, cioè coloro che non sono imparentati né comunque vicini all’élite del partito di governo MPLA, si trova a dover affrontare nuovi contraccolpi. E negli ultimi 36 anni non ne ha subiti pochi. Adesso la minaccia pende sullo spazio digitale angolano, dato che i social media sono diventati l’ultimo obiettivo del presidente Dos Santos nel suo tentativo di soffocare la società civile e reprimere il malcontento. Le intenzioni del presidente, rese note attraverso un annuncio informale durante il tradizionale discorso presidenziale per il nuovo anno, non rappresentano una buona notizia per le poche libertà civili rimaste in Angola.

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