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Gli abusi coloniali e la controversa valutazione del risarcimento

Le manifestazioni del movimento Black Lives Matter hanno acceso i riflettori sulla riparazione per le vittime – e i loro discendenti – dello schiavismo e del colonialismo. Questione da tempo discussa già da alcune delle ex potenze coloniali. È recente, per esempio, la conclusione degli accordi tra Germania e Namibia per i danni subiti durante l’occupazione del Paese africano meridionale nei primi del Novecento. Il raggiungimento di tali accordi in genere non è semplice ed è soggetto a dinamiche complesse che, secondo l’autore, possono essere meglio comprese e gestite grazie alle scienze comportamentali.

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Ambiente: estrazione della sabbia, grido d’allarme per l’ecosistema

Urbanizzazione di massa, industrializzazione, aumento della popolazione e del tenore di vita, tutti questi fenomeni hanno una comune conseguenza: richiedono di costruire e produrre sempre di più. E di avere a disposizione una delle risorse attualmente più preziose: la sabbia. Solo nell’edilizia si stima che ogni anno potrebbero essere impiegate 40 miliardi di tonnellate del materiale. L’impatto sull’ambiente – parliamo anche di estrazione illegale – è devastante; erosione delle coste, abbassamento delle falde acquifere, distruzione di fauna e flora, siccità. Dalla Cina all’India, passando per Singapore e Africa le storie di distruzione dell’ambiente sono già scritte.

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L’estrattivismo verde che non può risolvere l’emergenza climatica

Per fronteggiare l’emergenza ambientale globale cresce il ricorso ai “minerali di transizione”, utilizzati nella produzione di veicoli elettrici, pale eoliche o altre attrezzature. Le industrie minerarie, e i Governi, non possono però applicare all’estrazione di questi materiali le usuali logiche non sostenibili. Serve una “transizione giusta”, che porti a una società veramente circolare, post-estrattiva e allineata con le esigenze di giustizia climatica, nel rispetto di tutti i territori e le comunità coinvolti nei nuovi processi industriali. Lontano dall’illusione dell’ininterrotta “crescita verde”.

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RDC, Tshisekedi chiede rinegoziazione dei contratti minerari esteri

Il presidente congolese ha espresso l’intenzione di ridefinire gli accordi con gli investitori esteri. “I congolesi languiscono nella miseria” mentre “loro si arricchiscono”, ha dichiarato. Germania e Namibia vicine a raggiungere un’intesa sulle riparazioni per i massacri perpetrati in epoca coloniale. Secondo un report di HRW, la pandemia sta gravemente inficiando – a livello globale – il diritto all’istruzione. Intanto, è stato istituito un Panel internazionale sulle malattie zoonotiche. Mentre prosegue la collaborazione tra Iran e AIEA in materia di nucleare.

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Israele, l’apartheid digitale che controlla e silenzia i palestinesi

Si fa sempre più urgente, a livello globale, l’istituzione di standard internazionali che proteggano gli individui sia dall’usurpazione dei diritti umani da parte di Governi autoritari e repressivi, che dalle politiche digitali di colossi capitalistici orientati al profitto. Sono anni che Israele, deumanizzando costantemente i palestinesi, ne confina la libertà di espressione online, attentando a quelli che dovrebbero essere diritti inalienabili di ciascun cittadino nell’era del web. Al di là delle politiche digitali segregazioniste adottate da Israele, l’aspetto più allarmante rimane la tacita collaborazione tra il regime mediorientale e i colossi dei social media.

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Desaparecidos: l’ambasciatore argentino, 350 ancora senza nome

In occasione del 25 maggio, giornata mondiale dei bambini scomparsi, Voci Globali ha intervistato Roberto Manuel Carlés, ambasciatore in Italia, con cui abbiamo affrontato il tema più scottante della dittatura a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, quella dei bambini strappati alle madri sequestrate e dati in affido a famiglie vicine al potere. Oggi l’Argentina è un Paese moderno che ha saputo fare i conti con il suo passato e ingranare la marcia in direzione della tutela dei diritti civili e sociali della popolazione nonostante la crisi economica incombente.

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Israele e Hamas: quei soliti e strategici cessate il fuoco temporanei

L’articolo, scritto pochi giorni prima dell’ennesimo cessate il fuoco, analizza il conflitto concentrandosi sull’alternanza tra fasi più o meno lunghe di violenza e periodi di tregua, che sembra protrarsi ormai all’infinito. Da un lato, però, Hamas sta acquisendo la capacità di colpire zone più ampie di Israele e per periodi di tempo più lunghi e, parallelamente, le rappresaglie israeliane si fanno più feroci e intense. Il motivo di questa costante escalation sembra risiedere nella volontà di entrambe le parti di restituire un’immagine vittoriosa al proprio popolo, piuttosto che di raggiungere obiettivi concreti rispetto sia al conflitto sia ai negoziati di pace.

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L’Africa e i festival culturali: Nyere Nyere, Afrochella e Afropunk

Negli ultimi tempi i modi e le dinamiche attraverso le quali per secoli si è parlato del continente africano sono cominciate a cambiare, soprattutto grazie al lavoro di molti creativi locali. Celebrazioni come i festival stanno diventando popolari perché aiutano a promuovere narrative positive e a diversificare l’identità delle varie culture e popolazioni. Il 2021 è stato dichiarato dall’Unione Africana “Anno delle Arti, della Cultura e del Patrimonio”, puntando finalmente i riflettori sui costumi, l’artigianato, le religioni, il folclore, la moda, le cucina, le musiche e le lingue del continente.

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Siria, dalle macerie della guerra emerge il narcostato del Captagon

Con circa 12,4 milioni di persone senza accesso al cibo, un’economia al collasso e prezzi alimentari alle stelle, la nazione siriana è allo stremo. L’unica fonte di guadagno per lo Stato, tornato in gran parte sotto il controllo di Assad, è il commercio illecito di Captagon. Queste pasticche stupefacenti rappresentano la ricchezza del corrotto regime, che consente traffici illegali ma redditizi della droga preferita dalla penisola arabica, e non solo. Il Paese è così caduto nella trappola della dipendenza, vista la capillare diffusione delle pillole tra i disperati cittadini. Mentre lo sviluppo economico è paralizzato.

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Il business del dolore, il mercato e l’uso degli strumenti di tortura

Praticamente ovunque, sono banditi i trattamenti inumani o degradanti; produrre, comprare e vendere gli oggetti che servono per maltrattare le persone invece è legale. In prigione, nelle caserme o alle manifestazioni, pubblici ufficiali ne fanno uso in nome dell’ordine e della sicurezza. Contro il business che cresce insieme alle fiere di armi e alimenta l’abuso della forza, gli Stati europei raggiungono un nuovo traguardo. Segue anche l’ONU, lasciando aperta la porta alla speranza di un mercato globale libero dalla crudeltà.

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