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Covid-19, a rischio la salute mentale di 332 milioni di bambini

[Agenda 3 – 16 marzo 2021. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

Foto tratta Piqsels – Licenza CC

Giustizia sociale – Coronavirus, è allarme sul benessere psichico dei giovani

 Con i lockdown nazionali e le restrizioni di movimento legate alla pandemia, è stato un anno lungo per tutti noi. Ma soprattutto per i bambini. Quando, giorno dopo giorno, sei ‘costretto’ a stare lontano dagli amici e dagli affetti – magari bloccato in casa con qualcuno che usa violenza – l’impatto è importante”. In un tweet del 4 marzo, Henrietta Fore, Direttore generale UNICEF, ha così presentato la nuova analisi svolta dall’Agenzia ONU. Secondo lo studio, 1 bambino o giovane su 7 – ovvero 332 milioni nel mondo – ha vissuto per almeno 9 mesi sotto misure nazionali implicanti l’obbligo o la raccomandazione di permanenza a casa, con potenziali conseguenze per la sua salute mentale e il suo benessere psicosociale. “Molti giovani si sentono soli, isolati, spaventati, ansiosi” – dice Fore – “dobbiamo dare a questa tematica l’attenzione che merita“. Anche prima del Covid-19, le stime sulla salute mentale dei minori erano allarmanti. Metà di tutti i disturbi psichici si sviluppano, infatti, prima dei 15 anni. Gran parte delle 800.000 persone morte ogni anno per suicidio sono giovani. L’autolesionismo è la terza causa di decesso tra i 15-19 anni.

Ambiente – “Giustizia indigena” per salvare l’Amazzonia peruviana

Con una dichiarazione del 7 marzo, pubblicata su Facebook, la Fenacoca (Federación Nativa de Comunidades Cacataibo) – organizzazione politica indigena che riunisce 7 comunità indiane incontattate di etnia Cacataibo – ha denunciato pubblicamente l’inettitudine del Governo di Lima nel contrasto alla progressiva distruzione del territorio di Santa Martha. La zona, ubicata tra le regioni di Huanuco e Ucayali del Perù centrale, è diventata il sito “privilegiato” del disboscamento illegale. Tagliatori di legna e prospettori petroliferi stanno usurpando le terre ancestrali delle comunità native, generando serie minacce alla biodiversità del luogo (e non solo). “I gruppi criminali agiscono con il beneplacito delle autorità locali regionali, che danno loro carta bianca per invadere le aree tribali”, afferma Odicio – leader della Fenacoca. Abbattono alberi, coltivano in modo illecito, producono cocaina. Ci sono persino piste di atterraggio clandestine”. Il riferimento è ai cosiddetti “narco-voli”, con i quali la droga viene trasportata fuori dal Paese verso Brasile e Bolivia.

Diritti umani – Un report indipendente “inchioda” la Cina sugli Uiguri. È genocidio

La Repubblica Popolare Cinese è responsabile della violazione delle norme contenute nella Convenzione di New York del 1948, poiché sta perpetrato genocidio nei confronti degli uiguri. A questa conclusione è giunto il Newlines Institute for Strategy and PolicyThink Tank indipendente di stanza a Washington – nel report rilasciato il 9 marzo. Esperti in diritto internazionale, studi sul genocidio, politiche etniche cinesi, hanno esaminato pro bono ogni prova disponibile. In particolare: comunicazioni pubbliche e riservate delle autorità cinesi, dichiarazioni di testimoni, dati provenienti da fonti “open sources” (immagini satellitari e informazioni online). È la prima volta che una ONG svolge un’analisi giuridica sui presunti atti genocidari commessi da Pechino nella regione di Xinjiang. Gli uiguri – minoranza etnica turcofona di religione islamica – subiscono sin dagli anni ’90 una violenta “persecuzione”, caratterizzata da indottrinamento pervasivo all’interno (e non solo) dei campi di prigionia, abusi sessuali, sterilizzazioni forzate.

Africa – Algeria, si terranno a giugno le elezioni parlamentari

Il presidente Abdelmadjid Tebboune ha firmato il decreto di convocazione alle urne per il 12 giugno prossimo. A comunicarlo una nota della presidenza diffusa l’11 marzo. Tebboune, il mese scorso, aveva sciolto la Camera bassa del Parlamento, annunciando l’organizzazione di elezioni legislative anticipate “lontane da ogni forma di corruzione e aperte ai giovani“, nonché un rimpasto di Governo finalizzato ad apportare modifiche nei settori “rivelatisi essere fallimentari“. La mossa del presidente sembrerebbe mirare a soddisfare una delle richieste principali dei movimenti di protesta che – attraverso la cosiddetta “rivoluzione del sorriso” – chiedono dal 2019 il rinnovo dell’élite politica al potere. Il clima all’interno del Paese maghrebino resta al momento abbastanza teso. Il movimento pro-democrazia Hirak continua a sostenere che i cambiamenti finora apportati alla “struttura di potere” siano solo apparenti. E ribadisce l’assoluta necessità tanto di porre fine alla corruzione che di “imporre” il ritiro dell’esercito dalla politica.

Politica internazionale – Il Regno Unito estende le sanzioni contro Damasco

Il 15 marzo, in occasione del decimo anniversario dell’inizio del conflitto in Siria, il Governo di Londra ha stabilito nuove sanzioni, includenti il divieto di viaggio e il congelamento dei beni, nei confronti di sei alti funzionari siriani. Tra questi: Faisal Mekdad, nuovo ministro degli Esteri; Luna al-Shibl, consigliere del presidente Assad; Malik Aliaa, comandante della Guardia Repubblicana; Zaid Salah, maggiore dell’esercito. “Il popolo siriano subisce da dieci anni brutali violenze ad opera del regime di Assad per aver avuto il coraggio di chiedere pacificamente delle riforme nel Paese, ha dichiarato Dominic Raab, ministro degli Esteri britannico. Gli autori “devono rispondere dei crimini commessi”. L’FCO (Foreign and Commonwealth Office) ha inoltre affermato di “lavorare” anche attraverso il Consiglio di Sicurezza ONU per spingere Damasco a impegnarsi nell’avvio di un processo di pace. Le sanzioni inglesi – le prime adottate in totale autonomia dopo la Brexit – vanno ad aggiungersi alle 353 già notificate dall’Unione Europea, a partire dal 2011.

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