Site icon Voci Globali – Africa, giustizia ambientale e sociale, diritti umani

Plastica, la salute della fauna marina sempre più compromessa

[Agenda 19 novembre – 2 dicembre 2020. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

Foto dell’utente Flickr Steve Walser – Licenza CC con diritti di attribuzione

Ambiente – Stati Uniti, l’impatto delle materie plastiche sugli animali marini

L’organizzazione ambientalista Oceana ha pubblicato, il 19 novembre, il report “The Plastics Crisis Unfolding In Our Oceans“, diffondendo per la prima volta i dati disponibili in merito agli effetti della plastica presente nelle acque statunitensi su tartarughe e mammiferi marini. “Dal 2009 – si legge nel documento – circa 1.800 animali appartenenti a 40 diverse specie, molte delle quali in via di estinzione, hanno ingoiato o sono rimasti impigliati nella plastica“. In entrambi i casi, le conseguenze per la loro salute sono state devastanti. Ingerire sostanze plastiche – scambiate per cibo o inghiottite in modo inavvertito – può infatti portare alla lacerazione dell’intestino. L’animale perde così la sua capacità di nutrirsi, arrivando alla morte. Se resta invece avviluppato nella plastica può annegare o subire gravi traumi fisici, come amputazioni oppure infezioni. “Il mondo non rinuncerà alla plastica. Il settore industriale trova sempre nuovi modi per inserire questo inquinante nella nostra routine quotidiana con il risultato di soffocare, strangolare, distruggere la vita marina“, ha dichiarato Kimberly Warner, ricercatrice senior e autrice del report.

Giustizia sociale – L’evasione fiscale genera ineguaglianza

Ogni anno, gli Stati perdono oltre 427 miliardi di entrate a causa degli abusi tributari delle multinazionali e dell’evasione fiscale privata. Ogni secondo, lo stipendio annuale di un’infermiera si dissolve nel nulla per via dei paradisi fiscali“. È quanto emerge da un singolare studio rilasciato il 20 novembre dal Tax Justice Network. I principali responsabili dell’evasione fiscale internazionale sarebbero i Paesi membri del G20. Questa, tuttavia, si rifletterebbe in maniera assai più significativa sugli Stati a basso reddito, determinando gravi implicazioni – tra l’altro – per la tutela della salute pubblica. Le perdite fiscali dell’America Latina e dell’Africa equivalgono, infatti, rispettivamente a circa il 20,4% e il 52,5% dei bilanci sanitari pubblici. Il documento individua alcune azioni che dovrebbero essere intraprese per cambiare rotta, così da poter destinare maggiori risorse ai settori di: sanità, infrastrutture, sistemi educativi. “Sotto la pressione dei giganti aziendali, i Governi hanno programmato il sistema fiscale globale per dare priorità ai desideri delle società e degli individui più ricchi rispetto ai bisogni di tutti gli altri”, ha affermato Alex Cobham – AD di TJN.

Africa – La trasformazione digitale tra le priorità dell’ECOWAS

Nella città di Abuya in Nigeria si è svolto, il 23 novembre, il vertice dei ministri delle Telecomunicazioni dei Paesi membri dell’ECOWAS (Economic Community of West African States). Tema cardine dell’incontro: lo sviluppo di un mercato digitale comune quale volano per l’economia e la crescita dell’intera regione africana. Raphael Koffi – Direttore Economia Digitale del Dipartimento telecomunicazioni e informatica ECOWAS – ha evidenziato la necessità di accelerare il processo di digitalizzazione soprattutto in questa fase storica, considerato che “la pandemia da Covid-19 ha dimostrato come gli Stati membri non siano immuni da cyber attacchi o perdite finanziarie“. È stata, quindi, discussa la possibilità di adottare strumenti giuridici regionali tesi a migliorare la cyber-resilienza così da creare un clima di maggiore fiducia e sicurezza nell’utilizzo delle tecnologie, combattendo anche meglio i crimini informatici. A riguardo, sono stati presentati due documenti, redatti con il supporto dell’Unione Europea. Uno inerente alla cyber-security. L’altro sulle politiche regionali per la protezione delle infrastrutture critiche.

Diritti umani – Amazon ostacola la libertà sindacale dei dipendenti. La denuncia di AI

Il 27 novembre, in occasione del Black Friday, Amnesty International (AI) ha rilasciato una nuova nota informativa volta a documentare il trattamento riservato da Amazon ai suoi impiegati in Francia, Gran Bretagna, Polonia e Stati Uniti. “Dall’inizio della pandemia da Covid-19 i lavoratori e le lavoratrici di Amazon sono andati incontro a grandi rischi per la propria salute e sicurezza“, scrive l’ONG. Ciononostante, “la loro capacità di denunciare le condizioni di lavoro e di svolgere trattative collettive continua a essere minacciata dal gigante delle vendite online“. In altre parole, Amazon contrasterebbe i tentativi dei suoi dipendenti di organizzarsi in sindacato e avviare trattative collettive, minacciando di azioni legali i sindacati ovvero di provvedimenti disciplinari gli iscritti, che spesso sono posti sotto sorveglianza attraverso il monitoraggio segreto dei loro social. AI – tenendo anche conto del Natale alle porte – ha invitato la multinazionale a rispettare i diritti fondamentali dei suoi lavoratori, “smettendo di violare il loro diritto alla privacy e di considerare l’attività sindacale come un fattore di rischio” per il business.

Politica internazionale – Iran, nuove strategie sul nucleare

L’1 dicembre, il Parlamento iraniano ha adottato con 251 voti favorevoli su 290 un disegno di legge per chiedere al Governo di riprendere l’arricchimento dell’uranio e sospendere le ispezioni internazionali fino a quando non saranno revocate tutte le sanzioni nucleari contro Teheran. L’approvazione dell’atto legislativo è stata accompagnata dal canto dei parlamentari, che hanno intonato lo slogan: Morte agli Stati Uniti! Morte a Israele!“. L’iniziativa è legata anche alle recenti dichiarazioni di alcuni funzionari iraniani, secondo cui l’omicidio dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh sarebbe stato architettato con la complicità di Israele. Il Governo ha subito dichiarato che “l’accordo e il programma nucleare sono di esclusiva competenza del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale”, evidenziando come “la materia non rientri tra le prerogative dell’Assemblea legislativa“. Il disegno di legge include un protocollo aggiuntivo teso a consentire all’Iran di ritirarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare se le parti all’accordo del 2015 non interverranno a riallacciare i legami bancari e a normalizzare le esportazioni di petrolio con Teheran.

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