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Africa e Medio Oriente, la calda estate all’insegna della violenza

Guerre in Medio Oriente - Wikimedia Commons

Guerre in Medio Oriente - Wikimedia Commons

L’estate che sta per finire è stata calda e movimentata in tutto il mondo. Sono diverse, infatti, le aree del pianeta dove si sono succeduti fatti violenti a causa di instabilità politica, manifestazioni di protesta, attacchi armati, terrorismo, guerre civili. Il clima estivo è stato teso e a volte drammatico, soprattutto in alcuni Stati africani e mediorientali.

In Africa, i mesi di luglio e agosto non hanno dato tregua alla violenza in Egitto. Il Nord del Sinai è stato teatro di azioni terroristiche mortali dell’IS e dell’organizzazione affiliata Wilayat Sinai. La regione è stata dichiarata in stato di emergenza il 22 luglio, dopo esplosioni e attacchi suicidi.

Questa area dello Stato egiziano è particolarmente critica da quando, nel febbraio 2018, l’esercito nazionale ha lanciato la Comprehensive Operation per combattere le fazioni ribelli più estremiste. Proprio il 20 agosto qui sono stati uccisi 11 jihadisti dalle forze di sicurezza egiziane. Ad aggravare la situazione, c’è stato inoltre l’attentato del 4 agosto, nei pressi dell’Istituto Nazionale per il cancro del Cairo. Il bilancio è stato di decine di morti e feriti. L’automobile che si è schiantata a grande velocità e carica di esplosivo, sarebbe stata guidata da un terrorista membro di Hasm, gruppo affiliato ai Fratelli musulmani.

La violenza è stata protagonista anche nell’estate della Repubblica Democratica del Congo. La diffusione del virus ebola e gli attacchi mortali del gruppo ADF (Forze Democratiche Alleate), considerato affiliato all’IS, hanno terrorizzato soprattutto le popolazioni della parte orientale del Paese, il Nord Kivu. Il 22 luglio 12 persone sono rimaste uccise in un duplice attentato nelle città di Eringeti e Oicha, facenti parte del cosiddetto “triangolo della morte”.

È qui, infatti, che si concentrano i casi di ebola e la ferocia del terrorismo, che purtroppo rende difficile l’intervento degli operatori sanitari fondamentali per arginare l’epidemia del virus.

Anche il Burkina Faso ha registrato episodi violenti nei mesi estivi. Sulla scia dell’aumento dell’attività jihadista ai confini con il Mali – che ha portato il Paese a dichiarare lo stato di emergenza in questi territori di frontiera alla fine del 2018 – sono stati uccisi 10 soldati ad agosto. La preoccupante diffusione jihadista nel Sahel sta terrorizzando il Burkina Faso, che aveva iniziato l’estate con altre decine di vittime.

Boko Haram non ha arrestato la sua forza distruttiva. A fine luglio si sono succeduti drammatici episodi in Nigeria come l’attacco armato contro civili durante un funerale nel Borno, con il bilancio di 65 vittime, e l’uccisione di 40 membri dell’esercito nigeriano a seguito di attentati del gruppo terrorista. Lo Stato ha vissuto un’estate drammatica non solo a causa degli atti di Boko Haram. Le violenze mortali di gruppi banditi sono continuate nel Nord-Ovest, le forze del Governo hanno represso le proteste dei manifestanti musulmani sciiti nella capitale Abuja, mentre le tensioni tra allevatori e pastori sono aumentate al centro e al Sud.

Distruzione dopo l’attacco di Boko Haram durante un funerale in Nigeria. Foto da video CNN

Ad altissima tensione e in stallo militare è la situazione in Libia. Proprio a luglio, il 22, il generale Haftar ha lanciato la cosiddetta fase finale dell’operazione che mira a liberare la capitale libica dalle forze governative di al-Sarraj. Dai bombardamenti a Morzuq che hanno causato 40 morti civili fino ai raid aerei contro l’aeroporto di Mitiga e agli attacchi a strutture ospedaliere, le ultime settimane hanno visto intensificarsi una guerra, quella libica, dal bilancio già drammatico.

In Somalia, il gruppo Al-Shabaab ha aumentato gli attacchi contro i civili, provocando almeno 100 morti da inizio giugno ad agosto.

Gli attentati jihadisti hanno preso di mira varie zone della nazione, colpendo violentemente un hotel a Kismayuo e un altro nei pressi dell’aeroporto, il quartier generale del sindaco della capitale, rimasto ucciso, una base militare governativa. Il bilancio equivale a una vera e propria strage.

In Malawi, l’estate ha visto inasprirsi le proteste contro le elezioni presidenziali che hanno portato al potere Peter Mutharika a maggio. Le opposizioni accusano brogli elettorali e sono scese in piazza per chiedere le dimissioni del presidente e della commissione elettorale. Gli scontri tra polizia governativa e manifestanti e l’intransigente posizione del presidente hanno reso il clima molto teso.

Esercito schierato contro protesta in Malawi. Foto da video Al Jazeera

L’estate non ha visto arretramenti nella ormai lunga e sanguinosa guerra civile nello Yemen. Le due forze in opposizione hanno subito ed effettuato numerosi attacchi su militari e civili. Gli Houthi sciiti e la coalizione a guida saudita anti-separatista hanno causato diversi morti nei mesi di luglio ed agosto. Attacchi aerei, uso di droni, bombardamenti non accennano ad arrestarsi ad Aden, Sana e in altri luoghi strategici.

Il bilancio estivo della guerra in Siria è tragico. A luglio, le forze del Governo hanno continuato l’offensiva contro le aree detenute dai ribelli della provincia di Idlib nel Nord-Ovest, causando significative sofferenze civili, ma non sono riuscite a prenderne di nuove.

La coalizione jihadista Hei’at Tahrir al-Sham (HTS) ha raggiunto la città di al-Hamamiyat nella provincia settentrionale di Hama, ma lo stesso giorno – 11 luglio – le forze pro-governo hanno respinto l’avanzata dei ribelli e il 28 luglio hanno riconquistato Jubain e Tal Malah.

Gli attacchi aerei russi e governativi di luglio hanno ucciso almeno 100 civili a Maarat al-Numan, Khan Shaykhun e Ariha, nella provincia di Idlib. Nell‘Afrin, controllata dalla Turchia, nella provincia di Aleppo, sospetti militari delle unità di protezione del popolo curdo hanno ucciso nello stesso mese cinque combattenti e otto civili in un attacco con autobomba, tra cui tre bambini.

A Ovest, gli aerei da guerra israeliani hanno attaccato il governo e gli obiettivi iraniani a Damasco e Homs, uccidendo sedici persone, tra cui tre bambini e dieci combattenti iraniani e di Hezbollah. Nonostante il cessate il fuoco sull’area di Idlib proclamato ad agosto, dopo una settimana Damasco ha sospeso l’accordo e sono ricominciati i bombardamenti. I giorni seguenti si sono di nuovo macchiati di sangue soprattutto nel Nord-Ovest, dove gli scontri tra le forze del regime e gli oppositori hanno causato decine di morti.

Macerie a Idlib in Siria. Foto Flickr Creative Commons – Freedom House

La tensione si è riaccesa anche tra Palestina e Israele. Il 22 luglio sono iniziate le demolizioni israeliane di 10 edifici palestinesi nella municipalità di Sur Baher, a sud di Gerusalemme. Considerati troppi vicini al muro difensivo che separa la città dalla Cisgiordania occupata, le case sono state abbattute con esplosivi.

In risposta all’ennesimo atto della politica sionista degli insediamenti, il presidente dell’Autorità Palestinese Abbas ha dichiarato la sospensione degli accordi con Israele. Il mese di agosto, inoltre, ha registrato la ripresa delle uccisioni nella Striscia di Gaza. Attacchi aerei e scontri a fuoco hanno riaperto un fronte sempre caldo, registrando morti tra i palestinesi.

Le premesse estive di queste complesse e fragili aree del mondo lasciano presagire un clima molto caldo anche nelle prossime stagioni.

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