I 27 anni della Bosnia Erzegovina: tra recessione, corruzione, paure

A circa un mese dall’anniversario dell’Accordo di Dayton del 1995, l’ex-Repubblica yugoslava si è recata alle urne in un clima ricco di tensione e disillusione dei suoi cittadini. Scarsa affluenza e totale sfiducia nei confronti della politica sono trend che continuano a crescere nel Paese. Nonostante la sconfitta dei candidati nazionalisti, lo strappo tra la politica e la popolazione appare sempre più grande e difficile da ricucire. L’assenza di crescita economica e il clientelismo hanno prostrato la società bosniaca, che nel frattempo si prepara a un inverno rigido e in piena crisi energetica.

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Riad, manovre commerciali e politiche sul quinto pilastro dell’Islam

Il periodo dedicato al pellegrinaggio alla Mecca si è concluso da poche settimane, ma le critiche continuano a pesare sul Governo saudita. Le nuove normative, imposte ufficialmente per combattere le truffe, hanno tagliato fuori un gran numero di fedeli. Inoltre, la rigidità e la stretta sorveglianza delle autorità saudite hanno sollevato forti sospetti su un possibile uso dei luoghi sacri come strumento di pressione e di politica estera. L’Arabia Saudita negli ultimi anni ha mostrato una spiccata propensione per la realpolitik e sembra essere destinata a influenzare gli scenari futuri nella regione.

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USA, rielezione di Trump sarebbe prova fatale per il Paese

Le elezioni presidenziali del 3 novembre potrebbero rappresentare uno degli eventi più significativi e di maggiore portata del XXI secolo. L’umanità sta vivendo una delle sue epoche più difficili, tra crisi climatica, crescente autoritarismo e minaccia nucleare, e una seconda vittoria del presidente uscente sancirebbe una definitiva perdita di visione degli ideali democratici. In tal caso, gli americani dovranno sforzarsi di affrontare una “rivoluzione della coscienza”, attingendo dalla storia per ricreare le condizioni economiche, culturali e politiche necessarie per risollevare USA e resto del mondo.

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Covid, USA: Trump cerca consensi e in 22 mln chiedono sussidi

Con oltre 40.000 decessi e 755.000 contagi gli States sono il Paese più colpito in assoluto dalla pandemia pur rimanendo ancora lontani dal picco dei contagi. In risposta al plateale caos ai vertici, tante le iniziative di base per uscirne che cercano di colmare i vuoti delle amministrazioni. Ma la guerra culturale e politica in atto rischia di trascinarsi a lungo. E mentre il presidente fa campagna elettorale e lancia tweet al grido di “Liberate gli Stati”, milioni di cittadini chiedono il sostegno del fondo disoccupazione per andare avanti.

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Covid-19, gli USA nel caos. E già persi 10 mln di posti di lavoro

L’emergenza sanitaria sta mettendo in ginocchio anche la nazione più ricca e industrializzata del pianeta. Nonostante quanto accaduto e osservato in Cina e poi in Paesi come l’Italia e la Spagna. Tale scenario si sarebbe potuto e dovuto attenuare. Colpisce la mancanza di un piano di prevenzione, in particolare per l’approvvigionamento di apparecchiature medicali, e di coordinamento a livello federale. Nel frattempo emergono iniziative di base ispirate alla solidarietà, anche grazie a social come Nextdoor, modelli possibili di un nuovo senso di “community”.

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Yemen, chi sono gli Houthi e per quali motivi sono in guerra

Dopo gli attacchi agli impianti petroliferi in Arabia Saudita, l’attenzione si è focalizzata di nuovo sul movimento dei ribelli sciiti. Com’è possibile che un piccolo movimento di opposizione emerso nello Yemen del Nord sia diventato un attore politico a livello nazionale e regionale? Secondo USA e Sauditi gli Houthi stanno combattendo una guerra per procura manovrata dall’Iran. Ma non è proprio così. Questo articolo ci offre un’analisi completa per capire meglio chi sono gli Houthi, come sono arrivati ad espandersi così tanto e che tipo di conflitto stanno combattendo.

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Crisi Russia-Ucraina, un vantaggio per il mercato delle armi USA

Il conflitto in corso tra i due Paesi non sembra placarsi, soprattutto dopo la recente crisi dello stretto di Kerč, ed è anche un’opportunità di profitto per le grandi imprese statunitensi produttrici di armamenti. Gli Stati Uniti hanno infatti ribadito il loro impegno nel fornire supporto all’Ucraina e ai suoi militari fornendo sistemi anticarro e se necessario intervenendo anche in altri sistemi di difesa. Ma chi trae maggiore beneficio da questi “aiuti”? Non certo i civili ucraini, dal momento che questo conflitto ha già mietuto più di diecimila vittime.

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Somalia, il conflitto infinito finanziato dagli interessi degli USA

Dal presidente Bush senior, che voleva riscattare le cocenti sconfitte statunitensi, fino all’attuale politica del presidente Trump e la sua lotta al terrorismo, la Somalia è stata ed è tuttora teatro di occupazioni e bombardamenti. Operazioni che molto hanno fatto per gli interessi occidentali verso il petrolio e le ricche risorse naturali della regione, ma che hanno danneggiato le imprese locali e la popolazione che ora è anche ostaggio dei ricatti e delle faide interne di gruppi estremisti come al-Shabaab. L’unica speranza di stabilità sembra quindi essere il raggiungimento di un’unità nazionale.

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USA, prove di cambiamento nel voto di metà mandato

Molte le candidate donne elette, e alcuni rappresentanti gay, ma per queste elezioni di midterm è impossibile dare un’interpretazione univoca dei risultati. Se i Democrat conquistano la Camera, i Repubblicani si rafforzano al Senato. Non mancano altri segnali di risveglio progressista, e si profila un’opposizione assai più ampia e convinta. Ma non si è concretizzata l’auspicata valanga blu anti-Trump, né il Paese è meno frammentato. E nulla appare scontato o prevedibile, come conferma la (pur attesa) cacciata del Procuratore Generale, Jeff Sessions. E molti sperano nella spinta dei parlamentari-attivisti.

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Migliaia di bombe e di morti, ma lo Stato Islamico resiste

Lo scorso ottobre il presidente americano Donald Trump dichiarava trionfante la sconfitta del Califfato islamico in seguito alla caduta della sua roccaforte, Raqqa, in Siria. Nonostante le migliaia di bombe e missili sganciati negli ultimi anni, i movimenti estremisti non hanno tuttavia smesso di diffondersi. Visti i precedenti dopo l’11 settembre e le recenti missioni in diversi territori africani, occorre che le forze internazionali si concentrino più sui disagi sociali ed economici che alimentano questi movimenti, piuttosto che su continui interventi militari di ampia portata.

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