28 Aprile 2024

USA, rielezione di Trump sarebbe prova fatale per il Paese

[Traduzione a cura di Davide Galati dall’articolo originale di Henry Giroux pubblicato su The Conversation]

Le elezioni presidenziali USA 2020 potrebbero rappresentare uno degli eventi più significativi e di maggiore portata del XXI secolo. La posta in gioco quasi sfida la comprensione – indicando non tanto una questione su chi accederà alla carica di presidente degli Stati Uniti quanto se i cittadini voteranno per mantenere gli ideali e le promesse di una democrazia già ferita, piuttosto che per sancire un ulteriore scivolamento della società americana nel abisso dell’autoritarismo.

Noam Chomsky ha affermato che Donald Trump non rappresenta semplicemente una minaccia per la democrazia, ma per il pianeta stesso. Chomsky colloca la possibile rielezione di Trump in un’era che definisce “il momento più pericoloso della storia umana a causa della crisi climatica, della minaccia della guerra nucleare e del crescente autoritarismo“.

Il comitato editoriale del New York Times  sostiene che la “rielezione di Trump rappresenta la più grande minaccia per la democrazia americana dalla Seconda guerra mondiale“.

Molti altri esperti e commentatori ritengono che Trump non solo si rifiuterà di affrontare queste minacce all’umanità, ma le aggraverà. L’attenzione non dovrebbe tuttavia concentrarsi solo su Trump, perché questo rischia di personalizzare la politica in modo tale da perdere di vista le condizioni che hanno reso possibile in primo luogo la stessa carriera politica di Trump.

Gli Stati Uniti sono in declino dagli anni ’80

I timori sull’emergere del fascismo negli Stati Uniti non sono privi di fondamento. A partire dagli anni ’80, la società americana ha assunto l’aspetto di uno Stato fallito. Tutti i segnali sono chiaramente alla luce e sono stati resi più visibili nel corso della crisi da COVID-19: allargamento delle disuguaglianze, alienazione diffusa, collasso della cultura civica, smantellamento del contratto sociale, razzismo sistemico di lunga data e analfabetismo civico in espansione, tra i vari fattori.

Quando i valori democratici sono stati sostituiti da valori di mercato, i beni pubblici sono stati spogliati per servire gli interessi privati, arricchendo l’élite finanziaria e decimando ulteriormente le speranze, i sogni e la sicurezza delle classi medie e lavoratrici.

I legami di fiducia e solidarietà sono stati sostituiti da legami di paura, sospetto e una crescente cultura del fanatismo. Tutto ciò ha approfondito nell’opinione pubblica americana un crescente senso di ansia, atomizzazione sociale e impotenza.

Con l’ascesa dei social media controllati dalle grandi aziende, i quali hanno funzionato come una macchina di “de-immaginazione” che ha accelerato una cultura della distrazione, il linguaggio ha dovuto soccombere all’estetica della volgarità. Svuotate dei valori civici e prive di una visione dominante, le istituzioni della democrazia liberale si sono atrofizzate, minando ulteriormente l’alfabetizzazione civica, la memoria storica e la capacità di discernere la verità dalle falsità.

Le forze nascoste che hanno creato le condizioni per la vittoria di Trump sono diventate più visibili dopo il 2016. Nel mezzo di una crisi sia economica che sanitaria, il presidente ha seminato divisioni sociali e resuscitato la narrativa della pulizia razziale e della supremazia bianca.

Difensore della supremazia bianca

Trump non solo si è rifiutato di criticare gruppi razzisti come i Proud Boys, ma si è elevato a difensore di una nozione suprematista bianca dell’America. Ha difeso il mantenimento dei monumenti confederati insieme ai loro valori insidiosi e ha criticato la NASCAR [ente organizzatore di gare automobilistiche, NdT] per aver rimosso la bandiera confederata dai suoi eventi di corsa. Ha usato le sue manifestazioni per alimentare le fiamme del razzismo e del fanatismo, mettendo in pericolo le vite dei suoi aderenti rifiutandosi di rispettare le restrizioni progettate per fermare la diffusione del COVID-19.

Donne alla manifestazione del gruppo suprematista "Proud Boys" a Portland, Oregon, settembre 2020. Foto dell'utente Flickr joyofresistance
Donne alla manifestazione del gruppo suprematista “Proud Boys” a Portland, Oregon, settembre 2020. Foto dell’utente Flickr joyofresistance

Trump ha anche attuato una serie di politiche regressive, con l’aiuto di un Senato repubblicano servile. Ha accelerato e ampliato le condizioni di un sistema orientato a un’estrema disuguaglianza di ricchezza e potere, si è crogiolato nel suo ruolo di bugiardo patologico, si è arricchito violando le clausole sugli emolumenti presenti nella Costituzione degli Stati Uniti, ha falsamente affermato un’epidemia di frodi elettorali, ha mentito sulla gravità della pandemia e fallito miseramente nell’affrontare la crisi COVID-19 che ha causato la morte di oltre 220.000 americani.

Trump ha anche indebolito le istituzioni americaneCome osserva Stephen Eric Bronner della Rutgers University, il presidente ha “calpestato le norme politiche e costituzionali tradizionali e, forse la cosa più importante, ha riorganizzato le istituzioni statali una volta indipendenti per soddisfare i suoi bisogni“. Attingendo a un manuale di politica fascista, Trump crede di essere al di sopra della legge e che la sua immunità da essa sia fondamentale per il suo esercizio del potere.

Eppure, nonostante questa lunga lista di orrori politici, culturali ed economici, più del 40% della popolazione americana lo sostiene ancora.

E se Trump vincesse di nuovo?

Quali lezioni si dovrebbero apprendere dagli Stati Uniti se Trump fosse rieletto?

Una lezione fondamentale è che la democrazia è fragile e senza istituzioni, valori e connessioni sociali adeguate che la rendono possibile, può lasciare il posto a modalità aggiornate di autoritarismo. Una vittoria di Trump il 3 novembre lo dimostrerebbe.

La rielezione di Trump rappresenterebbe una svolta deliberata degli Stati Uniti verso l’autoritarismo, derivante da una perdita di visione e dalla convinzione che non ci siano alternative alla brutale forma di capitalismo americana. Secondo questa logica, tutti i problemi sono una questione di responsabilità individuale e non c’è modo di cambiare l’attuale ordine socio-economico-politico.

L’attuale profondità e vastità di influenza di queste opinioni sul popolo americano è in parte dovuta a un ecosistema mediatico di disinformazione conservatore ermeticamente sigillato. Man mano che le istituzioni democratiche appassiscono assieme agli spazi pubblici che nutrono i cittadini impegnati in modo critico, i limitati orizzonti politici diventano normali, insieme a un diminuito senso di speranza.

Uno stand del canale televisivo Fox News, immagine di Wikimedia Commons.
Uno stand del canale televisivo Fox News, immagine di Wikimedia Commons.

Sotto Trump, il degrado del linguaggio rafforza l’osservazione del defunto filosofo italiano Umberto Eco secondo cui l’educazione gioca un ruolo nel fascismo. Eco ha notato come una delle caratteristiche centrali di quello che chiamava “Ur-Fascismo” era il suo indebolimento dell’alfabetizzazione civica attraverso libri di scuola fascisti che “facevano uso di un vocabolario impoverito e di una sintassi elementare, al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento complesso e critico.

Trump è il risultato del passato

Trump rappresenta una forma distintiva e pericolosa di autoritarismo di origine americana. Ma condannarlo per questo non è sufficiente se vogliamo comprendere le forze all’opera nella sua potenziale rielezione e nello scivolamento degli Stati Uniti nell’abisso del fascismo.

Trump è il risultato di un passato che deve essere ricordato, analizzato e utilizzato per le lezioni che può insegnarci sul presente.

I suoi attacchi alla democrazia, il suo allineamento con dittatori corrotti e spietati e la sua disponibilità a sacrificare i bisogni sociali e le vite umane al copione crudele del potere grezzo e di una società spietata guidata dal mercato dovrebbero spingerci, come cittadini globali, a porre questioni che non abbiamo mai posto prima sul capitalismo, il potere, la politica, le esigenze di cittadinanza, lo scopo dell’educazione e del coraggio civico stesso.

Non ci sarà un reale movimento per un reale cambiamento in America senza affrontare una rivoluzione nella coscienza, che ponga l’istruzione al centro della politica.

Gli americani possono sopravvivere a Trump – e persino a un suo secondo mandato – se ridaranno vita a un linguaggio di critica e possibilità, e se svilupperanno un movimento di massa che attinga dalla storia e fornisca le condizioni economiche, culturali e politiche per sollevare gli Stati Uniti dall’attuale pantano socio-politico.

Gli americani hanno bisogno di una visione per cui possono combattere, non solo di una paura che possono superare.

Davide Galati

Nato professionalmente nell'ambito finanziario e dedicatosi in passato all'economia internazionale, coltiva oggi la sua apertura al mondo attraverso i media digitali. Continua a credere nell'Economia della conoscenza come via di uscita dalla crisi. Co-fondatore ed editor della testata nonché presidente dell’omonima A.P.S.

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