2 Novembre 2024

Turchia

Nagorno-Karabakh, resta alto rischio scontri. Civili ancora in fuga

Il 19 settembre, le truppe azere hanno lanciato un’operazione militare contro l’auto-proclamata Repubblica dell’Artsakh. Un numero ingente di rifugiati si sta muovendo verso l’Armenia. Il numero elevato di persone in fuga e la situazione critica sul campo rischiano di aggravare una situazione umanitaria già da tempo compromessa. Voci Globali ripercorre la spirale di violenza che dagli anni Novanta ha interessato i due Paesi. Legate da una storia di nazionalismo esasperato e azioni di pulizia etnica, Baku e Yerevan sembrano essere nuovamente sull’orlo di guerra allontanando le speranze di pace nel Caucaso.

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La falsa propaganda per i diritti umani accettata dall’Occidente

L’Egitto e Stati sempre più strategici sul piano internazionale come la Turchia, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono da anni impegnati a ridisegnare la propria immagine, da nazioni autoritarie e prive di libertà a Governi moderni attenti al rispetto dei diritti. Tuttavia, uno sguardo più approfondito queste politiche, spesso celebrate come rivoluzionarie, rivela quanto esse siano opache e carenti di tutele concrete nei confronti dei cittadini. Il dissenso continua a essere osteggiato con crudeltà anche in presenza di piani nazionali che esaltano la libertà di espressione. Con l’approvazione, tacita, del mondo occidentale democratico.

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Siria, dopo il terremoto si fa sempre più grave la crisi alimentare

I movimenti tellurici che a febbraio hanno causato devastazione nel Paese e in Turchia, hanno aggravato una situazione già molto delicata. Il Nord-Ovest del territorio è vittima di una carestia in costante aumento ormai da anni; le Nazioni Unite hanno stimato che a fine 2022 ben il 70% della popolazione della Regione si trovava in condizioni di insicurezza alimentare. Nonostante la gravità della crisi, gli aiuti umanitari e le razioni di alimenti di base continuano a diminuire. In questo modo, un siriano su due non ha accesso a un’alimentazione adeguata per la sopravvivenza.

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Turchia al voto, lo sguardo del mondo e l’autoritarismo di Erdoğan

Si accendono i riflettori sulla chiamata alle urne per scegliere il presidente turco: l’evento politico ha una risonanza globale, considerando l’importanza del Paese a livello geopolitico. Lo scontro, dall’esito incerto, è tra Erdoğan e il leader dell’opposizione Kılıçdaroğlu. Al centro della contesa c’è la guida di una nazione indebolita sul fronte delle istituzioni democratiche, dei diritti umani e delle libertà civili. Con una crisi economica pesante e l’ambizione di avere un ruolo da protagonista nel Mediterraneo, in Siria e come membro Nato, lo Stato turco affronta una tornata elettorale cruciale e complessa.

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Il dopo terremoto porta ostilità tra rifugiati siriani e comunità turca

Nelle zone colpite dai sismi dello scorso 6 febbraio, la situazione è critica: le difficoltà, in un territorio già provato dalla guerra, sono innumerevoli e le note tensioni tra la popolazione turca e quella siriana non aiutano. Tramite testimonianze, è stato possibile documentare episodi di aggressioni, incitazione all’odio, insulti razzisti e discriminazioni nei confronti dei profughi, incolpati di tutto, persino del drammatico evento naturale. I siriani in territorio turco non si sentono protetti dalle autorità e hanno paura. In vista delle prossime elezioni, si teme un peggioramento.

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La Turchia neo-ottomana e autoritaria di Erdoğan verso le elezioni

A un mese dall’attentato che ha sconvolto la città di Istanbul, messo in seria difficoltà dall’inflazione e dalla crisi economica, il Paese si prepara a rinnovare le massime cariche dello stato nell’estate 2023. Oltre all’economia, sulla situazione interna pesano le spinte illiberali che da anni colpiscono la società civile e la stampa. In più, le operazioni militari nel Nord della Siria e in Iraq non accennano a fermarsi. Per la prima volta dopo vent’anni l’AKP sembra in difficoltà e ciò potrebbe aprire uno spiraglio per i partiti dell’opposizione.

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Così muore l’arte, il potere che opprime e fa guerra alla cultura

Dalla Cina alla Turchia, passando per Egitto, Iran, Kenya, scrittori, registi, cantanti continuano a subire repressioni e violazioni anche brutali della libertà di espressione solo perché le loro opere o attività culturali vengono considerate pericolose dal potere. Le carceri cinesi e turche, per esempio, spiccano per il numero di intellettuali detenuti, ma anche negli Usa serpeggia la censura con la messa al bando di libri su razzismo o diritti LGBTQ+ nelle scuole. E le donne, dall’Iran ai territori curdi, sono spesso accusate di indecenza solo per aver esternato la loro vena artistica.

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Grecia, l’illogica procedura del diritto d’asilo: parlano i protagonisti

Il 7 giugno 2021 la Grecia ha adottato una decisione ministeriale che ha completamente tramutato la legislazione in materia di diritto d’asilo. I richiedenti asilo provenienti da Siria, Afghanistan, Somalia, Pakistan e Bangladesh sono sottoposti ad una procedura di ammissibilità. Tale procedura presuppone che Ankara esamini le richieste d’asilo e che sia ritenuto un Paese terzo sicuro. Ma le partenze verso la Turchia sono sospese da anni e le violazioni dei diritti umani rappresentano un rischio grave per queste popolazioni. Ce ne parlano alcuni giovani migranti, in questo articolo.

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I curdi vittime sacrificali dell’allargamento dell’Alleanza Atlantica

Il conflitto tra la Turchia e la regione del Kurdistan si protrae ormai da decenni e, nonostante le diverse condanne al Governo turco, la popolazione curda continua a essere oggetto di persecuzione e abuso di diritti umani, civili e politici. Malgrado ciò, la Turchia gode di una posizione privilegiata all’interno del sistema internazionale; ad aprile 2022 viene riconosciuta mediatrice tra Russia e Ucraina e il suo ruolo all’interno della NATO ha dato la possibilità al Paese di contrattare l’entrata di Svezia e Finlandia nell’organizzazione di difesa militare. Nel mirino ancora una volta il Kurdistan.

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Fortezza Europa, respingimenti illegali e spietata caccia al migrante

La protezione internazionale è un diritto fondamentale concesso a coloro che fuggono da persecuzioni. In assenza di vie legali di migrazione, le persone sono obbligate a fuggire in modo irregolare. Tale condizione è aggravata da un sistema che mira incessantemente all’esternalizzazione delle frontiere in nome di quel nevrotico ideale che è la Fortezza Europa. Un ideale posto in essere a tutti i confini d’Europa attraverso spietati respingimenti, in terra e in mare. Operazioni violente, disumane e che violano i diritti delle persone e le norme giuridiche internazionali.

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