24 Aprile 2024

Turchia

Radici e dinamiche del conflitto tra governo turco e curdi

Una ricerca rivela che i conflitti politici tra il movimento curdo e lo Stato turco non possono essere limitati e contenuti all’interno dei confini della Turchia dal momento che questo conflitto etnico-politico ha una dimensione fortemente transnazionale e coinvolge i Paesi europei che ospitano le grandi diaspore curde e turche. La violenza durerà fintanto che l’identità politica curda verrà vista come una minaccia e non come quadro di riferimento entro cui i curdi possano rivendicare il diritto di esistere e di avere una presenza normativa politica e reale in Medio Oriente.

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La Turchia colpisce l’ISIS ma il vero obiettivo restano i curdi

“La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”, affermava Clausewitz. In nessun altro luogo questa massima è altrettanto evidente che in Turchia nell’attuale fase di duplice offensiva contro l’ISIS da un lato e il Partito Curdo dei Lavoratori (PKK) dall’altro. Piuttosto che un’inversione a U politica, com’è stata in generale descritta sui giornali, quest’offensiva rappresenta una nuova fase tattica del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) per districarsi, nella sua strategia di radicamento nazionale ed egemonia regionale, da un impasse strutturale che vede al suo centro i progressi della rivoluzione curda in Turchia e Siria.

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Turchia, dritti in carcere i giudici che sfidano il potere

Le elezioni non sono andate come voleva il presidente turco, Erdoğan, che voleva trasformare la Turchia in una repubblica presidenziale. La deriva autoritaria è stata però fermata nella urne. Il suo partito, AKP, ha ottenuto il 40,8%, il partito filocurdo ha raggiunto il 12,9% conquistando così 82 deputati. I nazionalisti il 16,4%. Ora il partito islamico non potrà governare da solo, avendo infatti solo una maggioranza relativa. In questo articolo la situazione alla vigilia del voto e la politica di arresti e violazioni nei confronti dell’opposizione, magistrati e giornalisti.

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Dall’attivismo su Facebook alla mobilitazione nelle piazze

L’attivismo on line non ha spento la voglia di azioni collettive in spazi pubblici. Al contrario, sembra agire da volano. Da quest’analisi pubblicata su openDemocracy, con cui VG è in collaborazione, risulta che la Rete non ha contribuito a una prevalenza delle azioni virtuali rispetto alle mobilitazioni reali, al contrario è stata uno dei motori di questi movimenti. A cominciare dai movimenti “Occupy”. Ne escono quindi ridimensionate le ragioni della critica al click-activism.

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Istanbul, o delle nostre convenzioni

Due coppie per le strade di Sultanahmet, storico quartiere di Istanbul. Misurare l’affetto e il rispetto reciproci in termini di distanza fisica potrebbe non rivelarsi necessariamente un buon indicatore. Tuttavia rimane vero che i ruoli definiti e stereotipati entro i quali imbrigliamo i nostri affetti e le nostre idee possono costituire l’anticamera della discriminazione.

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Turchia e Iran, due giganti in movimento

Dedichiamo alcune immagini di Gianluca Costantini agli eventi che stanno riplasmando lo scenario politico di Turchia e Iran, due Paesi antagonisti che attraverso la guerra civile in Siria sembrano attualmente condurre un conflitto per procura. Le due nazioni, sebbene così diverse, sono accomunate da un forte fermento sociale e in entrambe si assiste a cambiamenti nella leadership.

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Occupy Gezi, testimonianza di una giovane italiana

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il resoconto di Chiara Zani, 28 anni, pordenonese che vive e lavora a Istanbul da gennaio 2011, accompagnato dalle immagini di Gianluca Costantini. Se il popolo turco ha deciso di intraprendere una marcia a favore dei propri diritti democratici, ci uniamo all’augurio di Chiara perchè questa marcia prosegua in maniera pacifica e concreta e, come lei, ammiriamo il suo coraggio.

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Egitto – Turchia: scenari del dopo Primavera Araba

I rispettivi ruoli strategici di Turchia ed Egitto potrebbero rivelarsi di primaria importanza per la determinazione degli scenari della regione mediorientale nel post-Primavera Araba. In particolare le relazioni tra i due Paesi, che al momento sembrano volgersi verso una possibile alleanza, potrebbero trasformarsi nel futuro in una dura competizione.

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Turchia: un modello per il Mediterraneo delle rivoluzioni?

Esiste un modello turco, e come si configura? Il leader del Movimento della rinascita islamica (Ennahda), Rashid Al-Ghannushi, non ha dubbi: per la Tunisia post-rivoluzionaria, è la Turchia il modello da seguire. La Turchia del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), guidato dal premier Erdogan, che ha reso virtuosamente compatibili l’Islam e la democrazia, la tradizione e la modernità (EaST Journal).

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