richiedenti asilo

Tunisia come alternativa alla Libia, ma il Paese è ostile ai migranti

Di recente, sono molti i cittadini africani che, pur di sfuggire a situazioni di conflitto e povertà, scelgono di dirigersi verso la Tunisia passando dalla Libia. Sono tante le testimonianze che raccontano una traversata pericolosa, alimentata dal desiderio di trovare sicurezza in terra tunisina ma che poi alla fine viene infranto dai lunghi ritardi di registrazione e dalla mancanza di sostegno nei loro confronti. La Tunisia infatti non dispone di una legge nazionale per i richiedenti asilo né di un sistema di accoglienza ma solo di un documento di registrazione. Naturalmente questo serve a ben poco.

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Grecia, l’illogica procedura del diritto d’asilo: parlano i protagonisti

Il 7 giugno 2021 la Grecia ha adottato una decisione ministeriale che ha completamente tramutato la legislazione in materia di diritto d’asilo. I richiedenti asilo provenienti da Siria, Afghanistan, Somalia, Pakistan e Bangladesh sono sottoposti ad una procedura di ammissibilità. Tale procedura presuppone che Ankara esamini le richieste d’asilo e che sia ritenuto un Paese terzo sicuro. Ma le partenze verso la Turchia sono sospese da anni e le violazioni dei diritti umani rappresentano un rischio grave per queste popolazioni. Ce ne parlano alcuni giovani migranti, in questo articolo.

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Migranti criminalizzati: cercano protezione ma finiscono in carcere

Detenzione preventiva ed ergastolo per chi scappa da guerre e persecuzioni. Con la crescente esternalizzazione delle frontiere in Europa, chi intenda fare richiesta di protezione internazionale non può che intraprendere pericolose vie illegali di migrazione. Costretti a guidare un gommone, i migranti sono arrestati al loro arrivo. L’accusa è di omicidio colposo. In Grecia, chi guida un’imbarcazione con a bordo passeggeri di Paesi terzi è accusato di traffico di esseri umani. E così, disperati richiedenti asilo si ritrovano spesso condannati a vita. Sentenze pronunciate in mancanza di prove e in violazione del principio dell’equo processo.

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Gustamundo, dove l’integrazione passa per lo scambio fra cucine

Dal 2017, nel quartiere romano di Valle Aurelia, Pasquale Compagnone e i suoi collaboratori portano avanti un progetto unico nel suo genere: un ristorante multietnico in cui è possibile assaporare piatti provenienti dalle più disparate parti del mondo. I cuochi sono tutti richiedenti asilo e rifugiati, che qui hanno trovato non solo un’occasione di sviluppo professionale, ma anche e soprattutto un modo originale per creare un legame con la comunità e il territorio locali. Un modo inclusivo, basato sulla curiosità reciproca e sulla valorizzazione delle differenze.

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Fortezza Europa, respingimenti illegali e spietata caccia al migrante

La protezione internazionale è un diritto fondamentale concesso a coloro che fuggono da persecuzioni. In assenza di vie legali di migrazione, le persone sono obbligate a fuggire in modo irregolare. Tale condizione è aggravata da un sistema che mira incessantemente all’esternalizzazione delle frontiere in nome di quel nevrotico ideale che è la Fortezza Europa. Un ideale posto in essere a tutti i confini d’Europa attraverso spietati respingimenti, in terra e in mare. Operazioni violente, disumane e che violano i diritti delle persone e le norme giuridiche internazionali.

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UE-Turchia, il terribile impatto umano di un accordo illegittimo

Espulsioni collettive verso la Turchia previste per chi scappa da Afghanistan, Siria, Somalia, Bangladesh, Pakistan e arriva – via mare – sulle isole greche del Mar Egeo. Questo è quanto è stabilito da una Dichiarazione tra Unione Europea e Turchia del 2016 e una Decisione ministeriale adottata in Grecia a giugno di quest’anno. Una disciplina che non tiene conto della tutela dei diritti umani e delle violazioni perpetrate in Turchia contro i richiedenti asilo, dettagliatamente documentate da un rapporto pubblicato dalla Commissione europea e riportate in questo articolo.

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Frontiere USA, quella trappola mortale per migliaia di migranti

L’amministrazione Biden sta facendo i conti con le critiche per la gestione dei migranti al confine meridionale degli States, la più difficile da 21 anni. Mentre sulla Casa Bianca già pesavano le immagini dei migranti presi al laccio dagli agenti di frontiera sulla riva del Rio Grande, si decideva per l’espulsione sommaria ad Haiti di migliaia dei migranti rimasti accampati per giorni, in condizioni al limite della disumanità, sotto al ponte che collega il Messico al Texas. A coprire la faccenda, la trumpiana politica del Titolo 42, che ha già colpito oltre 1 milione di richiedenti asilo negli USA dall’inizio della pandemia.

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Hostage of Europe, la trappola fatale del sistema di asilo europeo

Anwar Nillufary è nato in Iran, Paese da cui è stato costretto a fuggire per ragioni politiche. Con in mente un preciso progetto migratorio, arriva in Grecia nel 2014 e qui si scontra con l’insensatezza di un sistema di asilo che si rivela essere un vero e proprio vicolo cieco. Da sette anni Anwar lotta strenuamente contro istituzioni e organizzazioni internazionali, cercando di ottenere risposte che non arrivano mai. La sua è una storia che porta a galla i meccanismi di un sistema pensato non per tutelare la vita delle persone, bensì gli interessi di Stati ed economie forti.

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Stati, frontiere e l’insanabilità del paradosso democratico

Nella storia recente i flussi migratori sono sempre stati descritti come un fenomeno il cui controllo si rende necessario per garantire il mantenimento dello status quo. Ma se fosse proprio lo status quo ad essere sbagliato? I presupposti su cui i moderni sistemi statali sono stati costruiti mostrano tutta la loro fallacia quando li si analizza secondo la prospettiva delle identità nazionali e della libertà di movimento. R.G., rifugiato algerino in Grecia da 5 anni, e colpevole solo di portare un cognome arabo, ci racconta come tutto questo impatti con violenza sulla vita delle persone che decidono di emigrare.

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Gente di Dublino, voci di migranti che sfidano i Regolamenti UE

Essere liberi di decidere dove stabilirsi è un privilegio che i richiedenti asilo non hanno. Molti di loro entrano in Europa attraversando Paesi di frontiera, dove però non intendono restare. I loro progetti urtano con le norme che individuano uno Stato responsabile per il loro futuro, in cui sono obbligati a rimanere. Cosa li spinge a tentare comunque di spostarsi? Qual è il loro rapporto con l’illegalità, in un sistema che non ammette desideri? Leggere le testimonianze di chi ha compiuto questo viaggio ostinato ci avvicina a capire la frustrazione e speranza del sentirsi pedina in un meccanismo fallito.

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