diritti delle donne

Afghanistan, la pace che rischia di riportare i talebani al potere

A Doha, in Qatar, si sta decidendo il futuro della nazione afghana. Sono in corso, infatti, negoziati storici, che mettono uno dinanzi all’altro il gruppo talebano e il Governo eletto di Kabul. Il Paese, però, resta teatro di violenze, come testimonia l’uccisione della giornalista Malalai Maiwand avvenuta probabilmente per mano talebana o delle forze IS. Garantire diritti, libertà, democrazia sono priorità che, molti temono, non saranno nemmeno negoziate a Doha. Con i talebani legittimati partner politici, l’emirato potrebbe riprendere potere. E le donne perdere ogni più piccola speranza di emancipazione.

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Mortalità perinatale, una tragedia globale del tutto trascurata

Secondo Unicef, OMS, Banca Mondiale, Dipartimento Affari Economici e Sociali ONU, la natimortalità si concentra nei Paesi a reddito basso e medio-basso a causa delle enormi diseguaglianze sociali. L’AIHRC rinnova l’appello alle istituzioni afghane affinché aboliscano il “test di verginità”. Un nuovo studio mostra come i cambiamenti climatici abbiano determinato l’aumento dei disastri naturali. L’UE impone misure restrittive mirate contro 7 ministri siriani di recente nomina. Mentre, in Guinea è caos sui risultati elettorali. L’opposizione denuncia possibili brogli.

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Diritti delle donne, ovunque nel mondo una lontana chimera

Dal report annuale di Amnesty International si ricava che la parità di genere costituisce un obiettivo ancora lontano da raggiungere. I diritti delle donne continuano a essere calpestati. Discriminazione, emarginazione e violenza, vengono perpetrate, attraverso varie modalità e con diversi livelli di gravità, ai danni di donne e ragazze in ogni regione del mondo. Voci Globali ha approfondito alcune questioni critiche con Riccardo Noury, portavoce di AI Italia.

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Parità di genere ed emergenza climatica, le donne si mobilitano

Nell’ambito della COP25 del dicembre scorso, che di per sé non è stato un successo, è stato approvato un importante documento: il Gender Action Plan, GAP. Numerose associazioni per la tutela delle donne, del gender e dell’ambiente hanno sollevato questioni fondamentali come i diritti umani e il rispetto della diversità di genere, la tutela delle donne delle tribù indigene, di quelle disabili e di tutte coloro che non hanno voce per i loro diritti. Agire per il clima in maniera concreta non può escludere l’operare per il progresso nella parità di genere.

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Come la destra populista in Europa strumentalizza le donne

Diritti umani, libertà delle donne, difesa dell’emancipazione femminile: questi sono i temi centrali della retorica populista e anti-migratoria puttosto diffusa tra i partiti politici di destra europei. L’intento è di presentare l’islamofobia come tutela delle libertà. Il risultato, invece, è la cultura di marginalizzazione dei cittadini musulmani, ormai fortificata attraverso l’uso strumentale della differenza tra “noi” e “loro” soprattutto in termini di diritti al femminile. Ne è un esempio la destra in Francia e Germania, i due Paesi europei presi in questione nell’analisi che pubblichiamo.

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Aborto non sicuro, così il mondo calpesta i diritti delle donne

Ogni anno, secondo i dati dell’OMS, vengono praticati nel mondo 25 milioni di aborti “pericolosi”. Il fenomeno è dovuto, da un lato, alla presenza di normative statali che vietano tout court l’interruzione di gravidanza. Dall’altro, al modo in cui vengono applicate le leggi laddove lo stesso è libero e legale. Sul piano internazionale, la questione è stata inquadrata nel contesto dei diritti fondamentali delle donne. E sebbene non possa dirsi che esista, nell’ordinamento giuridico internazionale, un diritto all’aborto, la prassi degli organismi a tutela dei diritti umani sembra muoversi proprio in direzione del suo riconoscimento.

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Filippine, la violenza di Duterte contro droga e prostituzione

Tossicodipendenti e prostitute sono i bersagli, spesso innocenti, della presunta lotta alla criminalità che dal 2016 è in atto nello Stato del Sud-Est asiatico. La polizia arrogante e senza scrupoli e le leggi poco chiare in vigore nel Paese si traducono in abusi di potere, molestie e violazioni gravi dei diritti dei cittadini. Con la conseguenza che soprattutto le donne sono costrette ad accettare ricatti e corruzione per salvarsi dalla violenza. E a volere tutto questo è il presidente in carica. È proprio a partire dalla sua elezione che è cominciata l’aggressiva repressione.

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Brasile, la “sicurezza” di Bolsonaro che mette a rischio le donne

Già durante la sua campagna elettorale, il presidente brasiliano era stato chiaro su quale fosse la sua posizione riguardo le armi. Una volta eletto, ha infatti subito firmato un decreto per renderne il possesso e il trasporto più flessibili. Il Congresso è inoltre al lavoro su un pacchetto anticrimine che potrebbe alleggerire le pene per le violenze commesse durante il servizio da parte delle forze dello Stato. Tutte queste misure sono potenzialmente pericolose per la popolazione femminile, in particolare per quella di colore e residente nelle favelas, già la più vulnerabile di tutto il Paese.

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Brasile, sono le donne a guidare la resistenza alla repressione

L’elezione di Bolsonaro lo scorso autunno ha dato nuovo impulso al movimento femminista. Se da una parte c’è stata una rappresentanza femminile lievemente migliorata nelle cariche politiche, dall’altra rimangono allarmanti il numero di femminicidi – più di 400 solo dall’inizio dell’anno – e la sordità del Governo. Con le istituzioni che non sembrano intenzionate a intervenire sulle disuguaglianze e le ingiustizie di genere, le attiviste si sono rese conto che i diritti duramente conquistati sono a rischio e hanno deciso di scendere in piazza a difenderli.

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Messico: forza, paure e ribellioni dietro il movimento #MeToo

La lotta contro le molestie sessuali e le altre forme di violenza subite dalle donne si sta diffondendo anche nel territorio centroamericano. Da troppo tempo la popolazione femminile era costretta al silenzio per paura di un sistema che difende più gli aggressori che le vittime. Tutto ha avuto inizio con un tweet che ha provocato un’ondata di segnalazioni in numerosi settori, dal giornalismo al teatro fino all’ambito accademico. Attraverso i social media si è creato uno spazio utile a esprimersi liberamente e denunciare gli abusi.

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