The Conversation

Messico: forza, paure e ribellioni dietro il movimento #MeToo

La lotta contro le molestie sessuali e le altre forme di violenza subite dalle donne si sta diffondendo anche nel territorio centroamericano. Da troppo tempo la popolazione femminile era costretta al silenzio per paura di un sistema che difende più gli aggressori che le vittime. Tutto ha avuto inizio con un tweet che ha provocato un’ondata di segnalazioni in numerosi settori, dal giornalismo al teatro fino all’ambito accademico. Attraverso i social media si è creato uno spazio utile a esprimersi liberamente e denunciare gli abusi.

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Crisi Russia-Ucraina, un vantaggio per il mercato delle armi USA

Il conflitto in corso tra i due Paesi non sembra placarsi, soprattutto dopo la recente crisi dello stretto di Kerč, ed è anche un’opportunità di profitto per le grandi imprese statunitensi produttrici di armamenti. Gli Stati Uniti hanno infatti ribadito il loro impegno nel fornire supporto all’Ucraina e ai suoi militari fornendo sistemi anticarro e se necessario intervenendo anche in altri sistemi di difesa. Ma chi trae maggiore beneficio da questi “aiuti”? Non certo i civili ucraini, dal momento che questo conflitto ha già mietuto più di diecimila vittime.

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L’arte che racconta l’inquinamento. Storia da uno slum a Nairobi

Il problema dell’aria inquinata è globale ma certi popoli sono più afflitti di altri. A Mukuru, una delle baraccopoli più grandi del Kenya, il progetto The AIR Network, composto da un gruppo multidisciplinare di ricercatori, si prefigge di lavorare a stretto contatto con la comunità per individuare le fonti del problema, andando oltre i metodi più tradizionali. Sfruttando la creatività grazie all’uso di cinema, teatro, pittura e musica, mira a coinvolgere attivamente la popolazione nel trovare soluzioni realmente applicabili ed efficaci che partano proprio da coloro che vivono il disagio in prima persona.

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India e Pakistan, rapporti tesi all’ombra dalla crisi nucleare

Il confine indiano-pakistano è una delle zone più critiche al mondo. I due Paesi condividono una lunga e dolorosa storia di conflitti, tra cui la delicata questione del Kashmir, in sospeso dal 1947, e tornata sotto la luce dei riflettori a febbraio in seguito a un sanguinoso attacco terroristico. Entrambe le nazioni sono in possesso di armi nucleari che, qualora utilizzate, causerebbero danni devastanti a livello mondiale. Occorre quindi una soluzione a lungo termine per raggiungere l’equilibrio in questa delicata e tormentata regione.

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India, se la campagna elettorale si fa a colpi di whatsapp

I social media e le applicazioni, in particolare quelle di messaggistica istantanea, svolgono ormai un ruolo fondamentale nella vita quotidiana di milioni di persone. Non sorprende quindi che in un Paese che conta oltre 200 milioni di utenti, questi strumenti possano diventare un’arma a doppio taglio, soprattutto con l’avvicinarsi delle prossime elezioni nazionali. Se da un lato infatti i partiti politici indiani stanno cercando di approfittarne per guadagnare sempre più elettori, dall’altro proprio i cittadini sono a rischio di rimanere vittime di disinformazione e pericolose fake news.

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Se le jihadiste “abiurano” e vogliono tornare a casa

Ingenue e vittime di soprusi, o artefici consapevoli di violenza e terrore? Il ruolo delle donne che avevano scelto di lasciare le proprie case per unirsi allo Stato Islamico e che ora vogliono ritornare al proprio Paese di origine crea confusione e timori nell’opinione pubblica e nei Governi. Un noto caso nel Regno Unito è quello di Shamima Begum. Urgono disposizioni che perseguano in modo imparziale i responsabili di crimini e atrocità senza pregiudizi basati sul genere. Allo stesso tempo però, occorre riflettere e contestualizzare le scelte di queste donne e i diversi ruoli che i gruppi estremisti riservano ai due sessi.

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Kenya, LGBT: cancellare leggi volute da regime coloniale

L’Alta Corte kenyota ha di nuovo rimandato la decisione sull’abrogazione di due sezioni del Codice Penale che criminalizzano i rapporti omosessuali. Le norme in questione sono state introdotte ai tempi della colonizzazione inglese. Ma se da un lato le disposizioni sono retaggio del XIX secolo, dall’altro nel Paese si avvertono segnali importanti di cambiamento per il futuro. I cittadini non temono più di parlare apertamente della questione e anche di criticare una retorica politica che appartiene al passato.

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Abiy Ahmed, giovane leader a confronto con vecchi problemi

In un continente dove i vecchi leader faticano a staccarsi dal potere, il nuovo primo ministro etiope è presto diventato un’icona di riferimento per molti africani. Se da un lato sta cercando di far uscire il Paese dal passato liberando i prigionieri politici e mettendo fine al conflitto ventennale con l’Eritrea, dall’altro fronteggia il malcontento di molti gruppi etnici che sono stati a lungo ignorati. Come se non bastasse, nonostante il progresso registrato negli ultimi anni, la società è ancora afflitta da povertà e disuguaglianza. Sono quindi molte le sfide per il nuovo giovane leader.

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Nigeria, con la pesca in crisi a rischio la sicurezza del Paese

Nel giro di qualche anno la popolazione nigeriana conterà circa 200 milioni di persone, diventando entro il 2050 la terza a livello mondiale. Ciò comporta grosse sfide. Milioni di nigeriani dipendono dalle attività ittiche che ora sono minacciate da fenomeni quali cambiamento climatico, inquinamento e pesca illegale. Al fine di migliorare la situazione ed evitare conflitti – alcuni dei quali già emersi – bisogna passare ai fatti. In particolare, serve una chiara strategia nazionale mirata a salvaguardare i cittadini più vulnerabili e la già precaria condizione ambientale.

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Brasile, Bolsonaro fa guerra all’ambiente in nome del progresso

Da poco in carica, il neo presidente brasiliano sta già mettendo in pratica le sue preoccupanti politiche in materia ambientale. Ancora prima del suo insediamento, il tasso di deforestazione dell’Amazzonia è tornato a crescere dopo anni di incoraggiante diminuzione, e si teme andrà solo peggiorando. Dalla costruzione di dighe, allo sfruttamento di terreni e sempre meno diritti per gli indigeni, le premesse sono allarmanti. Ma la strada non è spianata, gli ambientalisti brasiliani e internazionali sono infatti sempre più determinati a salvaguardare questa regione, fondamentale per la sopravvivenza di tutto il pianeta.

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