19 Marzo 2024

L’arte che racconta l’inquinamento. Storia da uno slum a Nairobi

[Traduzione di Elena Rubechini dell’articolo originale di Cressida Bowyer e Heather Price pubblicato su The Conversation.]

L’inquinamento dell’aria è considerato una grave minaccia per la salute dell’uomo a livello globale. Nove persone su dieci respirano aria inquinata e questo causa  sette milioni di morti premature all’anno.

Anche se non conosce confini e ci riguarda praticamente tutti, il fenomeno colpisce di più certe popolazioni rispetto ad altre. Le morti dovute all’aria inquinata sono dieci volte più probabili in Paesi a basso e medio reddito rispetto a quelli con alto reddito. Le fonti di inquinamento esterno sono le industrie, il traffico e l’agricoltura. Le fonti di inquinamento interno derivano prevalentemente dai fumi di cottura e dal riscaldamento a combustibili solidi (inclusi il legno e il carbone).

Sono esposte a livelli alti di inquinamento interno ed esterno molte persone che vivono in insediamenti urbani informali (o baraccopoli), ma nonostante gli sforzi per contrastare il problema non si è osservata alcuna diminuzione. La vita in questi agglomerati non è facile e ogni giorno si devono affrontare molte sfide tra cui proprio l’inquinamento dell’aria. Se si deve scegliere tra usare combustibili “sporchi” o non dar da mangiare ai propri figli, si può davvero parlare di scelta?

Donne che cucinano nella baraccopoli di Mukuru. © Dennis Weche. Immagine fornita dall’autore

Al momento l’approccio per ridurre l’esposizione all’inquinamento include aumentare la consapevolezza e fare campagne su come ridurre l’esposizione. Questi metodi non tengono conto di coloro a cui sono destinati e di conseguenza hanno un livello basso di accoglienza. Inoltre, le campagne di solito si concentrano su una sola fonte di inquinamento, mentre per trovare delle soluzioni efficaci e vedere dei miglioramenti per la salute bisogna prenderle in considerazione tutte.

Gli approcci che mettono al centro la comunità sono quindi necessari per assicurare la comprensione del contesto locale ed esplorare le preoccupazioni e i problemi dei residenti. Questo assicura soluzioni culturalmente rilevanti, inclusive e con più probabilità di successo.

Mukuru, Nairobi

È quello che stiamo cercando di fare a Mukuru, un insediamento informale a Nairobi, in Kenya. Più di 100.000 famiglie vivono in condizioni di affollamento con accesso limitato ai servizi basilari. L’aria inquinata può portare a infezioni respiratorie, malattie polmonari croniche, malattie cardiache, ictus e cancro ai polmoni. A Mukuru l’esposizione è continua a causa dei rifiuti che bruciano e delle emissioni industriali. Gli effetti immediati riportati dai residenti includono bruciore agli occhi, dolori al setto nasale, tosse e attacchi d’asma.

Con un gruppo di colleghi provenienti da altre discipline abbiamo dato vita a The AIR Network in modo che gli abitanti di Mukuru potessero lavorare insieme ai ricercatori africani ed europei per trovare il modo migliore di far crescere la consapevolezza e sviluppare soluzioni per arginare il problema dell’aria locale inquinata. I nostri metodi creativi e il coinvolgimento della comunità ci hanno permesso di riconoscere una serie di fonti di inquinamento di cui altrimenti non avremmo tenuto conto.

 

Per ridurre al minimo i preconcetti occidentali e accademici, che possono portare a una visuale con i paraocchi, e per massimizzare il coinvolgimento, la fiducia e la partecipazione, ci siamo avvalsi di una serie di metodi creativi quali il teatro, la narrativa, la fotografia e il disegno. Eravamo determinati a creare un progetto di ricerca democratico e partecipativo che fin dall’inizio coinvolgesse ampiamente la comunità in modo da capire le sfide che affrontava ogni giorno.

Abbiamo cominciato con un laboratorio di una settimana a Mukuru. Per molti di noi gli approcci creativi usati erano nuovi e imparando, ridendo, mangiando, condividendo e costruendo la fiducia tutti insieme, siamo diventati un gruppo compatto. Abbiamo abbattuto le barriere non solo tra la comunità e i ricercatori ma anche tra i ricercatori di diverse discipline.

Creare nuovi strumenti

Mukuru è una comunità emarginata con pochissimi diritti o norme a proteggerla e ha un accesso limitato alle risorse basilari. È anche una comunità giovane, estremamente motivata, che pullula di talento, energia e attivismo. È essenziale che le voci di comunità come questa siano ascoltate. La comunità stessa ci ha istruiti su quali metodi creativi avrebbero funzionato meglio lì e per i sei mesi successivi abbiamo lavorato per mettere in pratica i nostri piani.

Il nostro team includeva registi di talento grazie ai quali abbiamo usato strumenti digitali per raccontare storie che documentano le esperienze personali relative all’inquinamento atmosferico. In questo video, per esempio, Dennis Waweru parla dell’impatto dell’aria inquinata sulla salute della sua comunità.

 

Alcuni artisti del Wajuuku Arts Centre di Mukuru hanno dipinto delle mappe su tele e le hanno portate in giro per la comunità in modo che gli abitanti potessero usarle per identificare i punti più inquinati e le fonti di inquinamento. Anche la musica ha rappresentato un mezzo di comunicazione efficace e importante. I musicisti e i rapper locali hanno composto canzoni per aumentare la consapevolezza sull’inquinamento atmosferico e sul progetto stesso.

Abbiamo anche usato il metodo del Teatro Forum (una delle tecniche del Teatro dell’oppresso) per dare vita a brevi spettacoli incentrati su questioni chiave legate dell’inquinamento a Mukuru, invitando i residenti stessi a diventare attori ed esplorare le possibili soluzioni ai problemi presentati sul palco.

Questi spettacoli sono stati successivamente sviluppati in spettacoli di Teatro Legislativo e sono stati rappresentati davanti a persone in posizioni influenti o di potere. Abbiamo invitato anche il pubblico a partecipare in prima persona per cercare soluzioni ai problemi, favorendo così la creazione di un dialogo tra le “persone comuni” e le figure politiche, invertendo il senso normale del flusso e abbattendo le gerarchie esistenti.

Spettacoli teatrali a Mukuru. © AIR Network. Immagine fornita dall’autore

I veri problemi

Le industrie, i rifiuti che bruciano e le pessime rete fognarie sono stati identificati come le principali fonti di inquinamento dell’aria a Mukuru. È emerso che le condizioni lavorative pericolose e non regolamentate e la mancanza di indumenti protettivi rappresentano le cause maggiori di esposizione. Così come lo sono la mancanza di infrastrutture per i vigili del fuoco, per lo smaltimento dei rifiuti (il fumo e l’odore di plastica bruciata sono una costante) e le condizioni igieniche (le acque nere sono state indicate dai residenti come una delle fonti principali di inquinamento).

Se ci fossimo presentati alla comunità con obiettivi e ambizioni che erano già stati stabiliti in base alle cause comunemente riconosciute di inquinamento (traffico, industrie e metodi di cottura), non avremmo avuto l’occasione di scoprire o riconoscere altre fonti. Invece abbiamo preso in esame quelle che la comunità ha indicato come cause indirette di inquinamento: i diritti dei lavoratori, le strade tra le abitazioni troppo strette perché i pompieri ci arrivino e la cattiva gestione dei rifiuti.

A settembre 2018 il progetto è culminato in un festival artistico, Hood2Hood, tenutosi allo stadio di calcio locale. Un palco e un impianto audio sono spuntati dal nulla. Sono stati messi in scena il Teatro Forum e storytelling. I rapper e i gruppi di danza si sono esibiti dal vivo. È stato dipinto un murale. Si sono raccolti dati grazie a dei giochi interattivi. Nel corso della giornata si sono presentate circa 1500 persone del posto per scoprire cosa avevamo fatto e per dare il loro contributo alla discussione.

Problemi globali interconnessi come l’inquinamento atmosferico, il cambiamento climatico e la resistenza agli antimicrobici possono essere affrontati correttamente solo usando un approccio multidisciplinare, delle strategie concrete e realizzabili anche con il contributo del popolo. La chiave è usare la creatività: permettere ai non esperti di partecipare pienamente al processo in modo che le iniziative e gli interventi siano culturalmente rilevanti e più efficaci.

Elena Rubechini

Traduttrice da inglese e tedesco, laurea alla Queen Mary University of London, Master in Traduzione Editoriale a Torino. Ama l’arte contemporanea, i romanzi che lasciano un senso di inquietudine e le discussioni appassionate.

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