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Migranti, in Grecia il Governo vuole un muro in mezzo al mare

Il primo gennaio scorso è entrata in vigore la riforma del sistema di accoglienza, che prevede lo smantellamento degli hotspot e la creazione dei cosiddetti centri chiusi pre-partenza. La nuova politica ellenica è stata fortemente criticata sia dall’UE che dalle organizzazioni internazionali, preoccupate di ulteriori violazioni dei diritti fondamentali dei migranti. Intanto, la situazione umanitaria sulle isole dell’Egeo continua a essere drammatica, gli sbarchi proseguono e le traversate spesso si trasformano in tragedia. Mentre il governo greco ha previsto la creazione di un muro in mezzo al Mediterraneo.

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Europa, migranti: Stati screditano e rallentano lavoro delle ONG

Si è così espresso il Consiglio di Esperti del CoE sul diritto delle ONG in uno studio tematico pubblicato lo scorso 8 gennaio. Intanto, il presidente senegalese ha promulgato la legge in materia di “stupro e pedofilia”, che costituisce un ulteriore passo in avanti nella lotta globale contro la violenza di genere. Mentre la Colombia vede minacciato il proprio processo di pace ad opera di gruppi armati irregolari che hanno ripreso le armi, la disoccupazione cresce in modo allarmante in ogni parte del mondo mettendo a rischio la coesione sociale. E la non profit CDP Global rende nota la sua “A List” 2019 sulle imprese più eco-friendly del pianeta.

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Crisi climatiche ostacolo al progresso verso la parità di genere

Agricoltori e pescatori che per la loro sussistenza dipendono direttamente dal mondo naturale, saranno tra le principali vittime dell’emergenza climatica. Con l’accumularsi dei problemi ambientali si disgregano infatti le reti di sostegno delle comunità. E a causa della disparità di genere, nelle regioni del mondo che sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici, le donne rischiano di soffrire più degli uomini. Occorre sempre più il concreto sostegno delle comunità internazionale sia nel superamento degli stereotipi di genere che nella ricerca di nuove soluzioni.

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Samos chiama l’Europa, nell’hotspot emergenza fuori controllo

È trascorso quasi un mese dal terribile incendio che nella notte di lunedì 14 ottobre ha devastato la “giungla”, vasta area dove risiedono i migranti che non hanno beneficiato di una collocazione all’interno dell’hotspot nella piccola isola greca. La realtà è che l’hotspot è al collasso, incapace di tutelare sia i rifugiati, di cui calpesta dignità e diritti, che i locali, che lamentano il forte calo nel turismo, di cui di fatto vive l’isola. Entrambi – rifugiati e popolazione di Samos – sembrano uniti dallo stesso destino: l’impossibilità di un futuro migliore, ed è sempre più urgente la necessità di un intervento da parte della UE.

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Samos, l’hotspot dove l’Europa calpesta i diritti e l’umanità

Una della più belle isole del mar Egeo (anche Lesvos e Chios) è in realtà un incubo per i molti rifugiati che vivono in condizioni peggiori di una prigione. Le denunce di ONG, giornalisti, attivisti e della stessa UNHCR segnalano una situazione al collasso. Sovraffollamento, servizi igienici inesistenti, scarsità di cibo e trasferimenti coatti senza preavvisi e senza spiegazioni. Voci Globali ha visto cosa accade e ha ascoltato persone che sperano solo di diventare visibili in un luogo in cui la politica europea li tratta come merce usata.

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Gibuti, bambini di strada coperti dall’ombra dell’indifferenza

Vivere alla giornata e senza una casa né una meta precisa è il destino di molta infanzia in tutto il mondo. Qui vi parliamo del caso di uno Stato del Corno d’Africa la cui strategica posizione geografica lo rende luogo di passaggio, partenze e arrivi per adulti e ragazzi che inseguono il sogno di una vita migliore. Spesso etiopi diretti verso lo Yemen, nonostante la guerra in corso e da lì verso l’Oman o la più ricca Arabia Saudita, rimangono invece intrappolati nell’indigenza, senza documenti e senza speranza nel futuro. La testimonianza di una giovane cooperante.

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Dalle rotte dei Balcani storie di violenze e soprusi sui migranti

Respingimenti illegali, violenze fisiche, violazioni continue dei diritti umani: questa è l’accoglienza riservata ai richiedenti asilo che tentano di entrare in Croazia. L’Europa dell’Est continua ad essere teatro di sofferenze e di politiche severe. Dopo la chiusura dei confini ungheresi, chi arriva sulla rotta bosniaca si ritrova ammassato in campi ormai al collasso. Il “gioco” dell’attraversamento di foreste e fiumi verso il territorio croato si trasforma, infatti, in espulsioni coatte illegali e nella negazione della primaria assistenza. Tutto questo nel cuore dell’Unione Europea.

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Tribunale Permanente dei Popoli, 40 anni in difesa dei diritti

Era il 1979 e a Bologna nasceva il TPP per opera del senatore Lelio Basso. Ancora oggi i diritti umani non rivestono un ruolo centrale né in Europa né in Italia. L’anniversario che cade quest’anno è un’occasione infatti per ricordare come sia stata inascoltata la sentenza del suddetto tribunale i cui membri si sono incontrati – un’ultima volta – a Palermo nel dicembre 2017. La sessione affrontava la questione migranti, tanto centrale oggi nella politica italiana ed europea, e il tribunale elencava i responsabili della situazione attuale proponendo già allora azioni risolutive. Il testo della sentenza resta tuttavia lettera morta e rimane inascoltata.

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L’umanità dilapidata, la speranza sta nei “giusti”

Nel 2018 si sono celebrati i 70 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Ma il verbo celebrare non è adeguato. Questa parola dovrebbe esprimere non solo l’ufficialità di un evento ma anche la gioia e partecipazione che dovrebbe accompagnarlo. E, invece, non c’è molto da gioire. L’erosione dei diritti è costante e sempre più rapida. Se c’è una cosa che accomuna molti Stati, Governi, Istituzioni è oggi la degenerazione della giustizia sociale. È proprio di questi tempi che bisogna alzare la testa. Diventare protagonisti di un cambiamento. Lo hanno fatto i premi Nobel per la Pace Denis Mukwege e Nadia Murad, ma anche uno sconosciuto, Omar Abdel Jabar.

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Il naufragio fantasma che anticipò la tragedia dei migranti

Era la notte tra il 25 e il 26 dicembre 1996. Quella notte sarebbero morte annegate 283 persone. Clandestini, secondo una dicitura che rende a priori i migranti dei criminali. Gente che cercava di raggiungere l’Italia, l’Europa. Ognuno disperato a suo modo. Ognuno con la sua storia. Pakistani, indiani, cingalesi. Molti i ragazzi giovanissimi, dei bambini. Fu la più grande tragedia del Mediterraneo e ne avrebbe anticipato altre analoghe e anche più terribili, come quella di Lampedusa. Ma i trafficanti di uomini continuano ad agire e si nutrono di questo: chiusura delle frontiere, povertà, malaccoglienza, marginalità…

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