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Bambini soldato, cresce la piaga secondo la blacklist degli USA

Washington aggiunge Camerun, Libia e Nigeria nella blacklist dei Paesi che reclutano i minori come combattenti in violazione dei diritti dell’infanzia. La CTBTO ha registrato un picco di radiazioni nella Regione baltica: si sospetta il malfunzionamento di una centrale nucleare russa. Intanto, il Covid-19 sta determinando una nuova ondata di fame soprattutto nel Sud del mondo. L’America Latina esprime solidarietà al popolo palestinese: 320 personalità di spicco del mondo accademico, istituzionale e politico hanno firmato una nota congiunta per condannare la politica annessionista di Israele. In Mali, si apre il dialogo tra istituzioni statali e “Movimento 5 giugno”.

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Mozambico, dal sogno socialista alla corruzione e poi all’ISIS

Nella seconda parte del diario di viaggio di un’infermiera italiana viene ripercorso il periodo storico che va dagli anni ’80 fino ad arrivare ad oggi. Quello descritto è un contesto difficile ed eterogeneo, che passa anche attraverso la guerra civile e le gravi conseguenze umanitarie da essa generate. L’accordo di pace del 1992 segna l’inizio dello sviluppo economico a beneficio esclusivo delle grandi potenze mondiali e dell’élite corrotta mozambicana. E in tempi recenti, molti giovani si sono avvicinati ai gruppi terroristici. Ma legami umani forti, saldi, autentici, rendono impossibile lasciare questa terra martoriata.

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Abba Mussie Zerai, sacerdote e attivista, migrante tra i migranti

Candidato al Nobel, definito “angelo dei profughi” e “padre dei rifugiati” – ma lui preferisce “migrante tra migranti” – ha dedicato la sua vita non solo alla fede, ma anche all’attivismo e alla lotta per il rispetto dei diritti umani, in special modo quelli dei rifugiati. Di origini eritree è arrivato in Italia a 16 anni. “I diritti – dice – oggi sono un privilegio di alcuni. Ho aiutato i migranti perché non volevo essere tra quelli che hanno omesso di soccorrere chi rischiava di morire in mare. Finché sono in vita il mio obiettivo è quello di essere utile a me stesso e agli altri”.

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Pratiche artistiche di resistenza alla politica di invisibilizzazione

Resistenza attraverso pratiche artistiche capaci di creare, rigenerare e riappropriarsi dello spazio pubblico. Questo il nodo centrale intorno a cui si è sviluppata Performing Resistance, piattaforma discorsiva digitale, promossa da Atlas of Transitions Biennale, che ha visto coinvolti artisti, accademici, curatori, attivisti e ricercatori internazionali. Nei giorni tra il 16 ed il 20 giugno hanno avuto luogo incontri e dialoghi, in streaming su Facebook e YouTube, a cui hanno partecipato più di 1200 persone provenienti da tutto il mondo. Ora queste testimonianze rimangono disponibili online sul sito web di Atlas of Transitions.

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Rifugiati LGBTI, Paesi di accoglienza e centri di aiuto e sostegno

Sono passati 51 anni da quel primo Pride della storia che furono i moti di Stonewall. Ancora oggi, però, la condizione degli omosessuali nel mondo è ancora molto difficile. I rifugiati e i migranti con SOGIESC diversificato sono esposti a rischi nel proprio Paese di origine ma anche in quelli di transito e di asilo. La maggior parte delle legislazioni in Africa e Asia sono punitive e discriminatorie e la società è decisamente ostile. In Italia esistono esperienze dedicate ai rifugiati LGBTI ma il coming out per la comunità nera resta un passo difficile. In U.S.A. le esperienze dei black pride accelerano il processo di “venuta allo scoperto”.

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Exarchia, anatomia del quartiere ribelle nel cuore di Atene

Un viaggio fra il passato e il presente del luogo in cui la controcultura politica greca ha dato vita a esperienze di autogestione e solidarietà uniche, offrendo risposte originali sia ai bisogni della comunità locale che a quelli della popolazione migrante giunta ad Atene a partire dal 2015. Il risultato è un modello sociale meticcio, alternativo e funzionale estremamente interessante. Oggi tutto questo rischia di scomparire sotto i colpi del Governo di ultradestra di Kyriakos Mitsotakis, che agisce in nome dello slogan “ordine e sicurezza”. Ma ci sono anche precise ragioni economiche, connesse al processo di gentrificazione e attrazione del turismo attraverso le grosse compagnie estere come Airbnb.

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Mehret Tewolde, Italia Paese multiculturale ma non inclusivo

Incontriamo Merhet Tewolde, origini eritree, in Italia da 42 anni. Con lei ripercorriamo una vita da afroitaliana, gli incontri che hanno segnato la sua crescita – come quello con il grande Eduardo, che le è stato un po’ padre, un po’ amico, un po’ mentore – o quelli difficili di intergrazione e conoscenza del nuovo Paese. Con lei parliamo del suo impegno come CEO di IABW, del suo ruolo di “pungolo” verso le istituzioni italiane affinché prendano finalmente coscienza della multiculturalità del Paese. Parliamo anche di afrofobia, dell’importanza di fare squadra tra afroitaliani e lanciamo un messaggio ai presidenti Conte e Mattarella.

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Costa d’Avorio, torna lo spettro del terrorismo islamico

Gli esperti di sicurezza temono una nuova ondata terroristica in Africa occidentale dopo l’attentato lungo il confine tra Costa d’Avorio e Burkina Faso. Il Segretario Generale ONU chiede sbarchi immediati per gli equipaggi navali, in mare da troppo tempo a causa del Covid-19. Human Rights Watch, attraverso un dettagliato report, accusa la polizia francese di razzismo contro africani e arabi. Intanto, l’Iran si oppone a una nuova ispezione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Mentre in Italia, vengono presentati i risultati di un progetto quadriennale sulle specie aliene invasive, ritenute tra le principali cause di perdita della biodiversità.

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Mozambico, quando tutti lottavano uniti per l’indipendenza

La Storia raccontata da chi vi ha preso parte ha tutt’altro sapore rispetto alle cronache giornalistiche e ai libri scolastici. Eccone un esempio… Un’infermiera italiana, reduce del ’68 milanese, parte alla volta dell’Africa per esercitare la sua professione. Destinazione Mozambico. È il 1971. Il Paese è nel pieno della lotta per l’indipendenza dal Portogallo, che raggiungerà nel 1975. Il contesto è complesso ma l’esperienza arricchente sotto il profilo umano e professionale. Prima parte di un affascinante diario di viaggio attraverso le tappe fondamentali della storia mozambicana, mentre oggi il Paese è avvolto in una spirale di violenza estremista.

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ONU, avviare dibattito per demolire razzismo e discriminazione

Per giorni sono andate avanti le proteste innescate dall’uccisione di George Floyd. Ora, anche le Nazioni Unite si interrogano su come debellare la piaga del razzismo. In un discorso allo staff, il segretario generale Antonio Guterres ha affermato: il primo passo, inderogabile, è avviare un discussione onesta. La questione va affrontata in tutte le sue componenti: ideologica, sociale ed economica. Infine, bisogna acquisire consapevolezza del fatto che la battaglia contro la discriminazione razziale comincia da ciascuno di noi. Con il rifiuto di qualsiasi forma di abuso e di negazione del diritto. Interessante notare che il primo rappresentante dell’ONU dica che il razzismo esiste anche all’interno dell’organismo.

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