27 Luglio 2024

Ambiente e Società

Le api stanno scomparendo. Perderemo profumi e sapori

Gli utilissimi insetti gialli e neri stanno pian piano scomparendo e le conseguenze per la natura potrebbero essere irreparabili. Basti pensare che questi piccoli esseri viventi sono tra gli agenti impollinatori più importanti al mondo e che senza la loro azione verrebbero a mancare moltissime colture. Tra le maggiori cause di questo problema vi sono le attività umane e i pesticidi, che incidono negativamente sulla normale attività di questi insetti. ONU, Unione Europea e associazioni non governative stanno lavorando per contrastare questo fenomeno. Siamo ancora in tempo?

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Ambiente, nell’atmosfera il pericoloso gas che viene dalla Cina

Dal 2010 la produzione di clorofluorocarburi, dannosi per lo strato di ozono, è vietata. Un successo che ha portato a miglioramenti fondamentali per la salute di tutto il pianeta. Tuttavia, uno studio pubblicato lo scorso anno ha rilevato un preoccupante aumento di concentrazioni di una di queste sostanze nocive, il CFC-11. Ulteriori analisi e rilevamenti dalle stazioni di monitoraggio hanno indicato che queste anomalie potrebbero provenire da alcune regioni in territorio cinese. Trovare i responsabili è necessario per evitare ulteriori danni a un già precario equilibrio ambientale.

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Plastica, ora i Paesi poveri potrebbero rispedirla al mittente

Le nazioni ricche si liberano di determinate tipologie di rifiuti vendendole come beni agli Stati in via di sviluppo. Spesso succede però che questi non siano attrezzati per gestire lo smaltimento di immondizia che alla fine viene semplicemente abbandonata trasformando i territori in vere e proprie discariche a cielo aperto. La Convenzione di Basilea del 1989 ha tentato, finora senza troppo successo, di mettere un argine a questo flusso. Di recente si è tornati sul Trattato per cercare di rafforzarlo e fornire a queste regioni maggiori strumenti per controllare ciò che oltrepassa i loro confini.

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Kathmandu, città ‘senza freni’ e disagio post-terremoto

In seguito a una catastrofe, la necessità di ricostruire presenta anche inaspettate opportunità di cambiamento. Come in Nepal, devastato da terribili terremoti nel 2015. La capitale è quasi irriconoscibile, avendo perso molti dei suoi edifici simbolici. Tuttavia, a distanza di quattro anni e con milioni di donazioni, sono ancora molti i problemi da affrontare. Con le interferenze delle potenze internazionali interessate, la crescita senza controllo della città, le risorse del territorio stremate, i cittadini hanno ora capito quanto sia importate alzare la voce e proteggere un patrimonio culturale e storico unico al mondo.

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Nigeria, gli Ogoni contro la Shell. Voglia di giustizia dal 1995

Negli anni Novanta lo Stato nigeriano dell’Ogoniland fu devastato dalle attività petrolifere della multinazionale. Le proteste pacifiche degli abitanti di questa terra, guidate da Ken Saro Wiwa, sfociarono presto in violente repressioni e gravi violazioni dei diritti umani. Da oltre un ventennio quattro donne Ogoni, rimaste vedove dopo l’impiccagione dei loro mariti in quanto sostenitori del Mosop (Movimento per la liberazione degli Ogoni), chiedono giustizia chiamando in causa il colosso petrolifero. Il Tribunale dell’Aja ha accettato la giurisdizione per il caso. Sono trascorsi 24 anni ma non c’è resa nella ricerca delle responsabilità.

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Bisogno d’acqua. Il cambiamento climatico e i danni nel Sahel

Il Sahel è da sempre colpito da siccità cicliche che in passato si presentavano ogni dieci anni. Da qualche tempo, però, le cose stanno peggiorando. I periodi di pioggia sono sempre più rari e Paesi come ad esempio la Mauritania e il Ciad ne risentono profondamente. La carenza idrica rende difficile sia l’agricoltura che gli allevamenti e aumenta il tasso di mortalità infantile. Secondo alcuni studi esisterebbe un legame diretto tra lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia e la mancanza d’acqua nella regione africana.

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L’arte che racconta l’inquinamento. Storia da uno slum a Nairobi

Il problema dell’aria inquinata è globale ma certi popoli sono più afflitti di altri. A Mukuru, una delle baraccopoli più grandi del Kenya, il progetto The AIR Network, composto da un gruppo multidisciplinare di ricercatori, si prefigge di lavorare a stretto contatto con la comunità per individuare le fonti del problema, andando oltre i metodi più tradizionali. Sfruttando la creatività grazie all’uso di cinema, teatro, pittura e musica, mira a coinvolgere attivamente la popolazione nel trovare soluzioni realmente applicabili ed efficaci che partano proprio da coloro che vivono il disagio in prima persona.

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Simbiocene, progettare il futuro oltre il pessimismo ambientale

L’Antropocene è l’era della dominazione umana sul pianeta, i cui impatti alimentano le prime pagine dei giornali insieme a paura e sconforto. Il filosofo ambientale australiano Glenn Albrecht oppone una visione che smonta il mito della separazione tra uomo e natura e mette al centro la convivenza tra gli esseri viventi. Le bioscienze stanno dimostrando infatti la centralità della coesistenza in simbiosi tra le diverse specie come fondamento per la vita. L’adozione dei principi simbiotici nei sistemi sociali e tecnologici umani rappresenta una sfida entusiasmante e positiva per tutta l’umanità.

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America Latina, quanto costa alle donne difendere la Terra

Isabel Cristina Zuleta, Berta Isabel Cáceres, Macarena Valdés, sono solo alcuni nomi di attiviste minacciate, abusate o uccise in Sudamerica per aver intrapreso una lotta a difesa dell’ambiente e dei diritti umani. Solo nel 2017 sono stati assassinati oltre duecento attivisti ambientali, la maggior parte dei quali si trovava proprio nella regione che ospita alcune delle aree naturali più preziose al mondo e da cui dipende la sopravvivenza di molte comunità locali. Occorrerebbe maggiore attenzione, anche a livello internazionale, e soprattutto l’applicazione di leggi che proteggano queste coraggiose figure.

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Nigeria, con la pesca in crisi a rischio la sicurezza del Paese

Nel giro di qualche anno la popolazione nigeriana conterà circa 200 milioni di persone, diventando entro il 2050 la terza a livello mondiale. Ciò comporta grosse sfide. Milioni di nigeriani dipendono dalle attività ittiche che ora sono minacciate da fenomeni quali cambiamento climatico, inquinamento e pesca illegale. Al fine di migliorare la situazione ed evitare conflitti – alcuni dei quali già emersi – bisogna passare ai fatti. In particolare, serve una chiara strategia nazionale mirata a salvaguardare i cittadini più vulnerabili e la già precaria condizione ambientale.

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