Autore: Benedetta Monti

La decadenza egemonica dell’ordine politico arabo

Le rivolte: non rottura con il passato ma ultima fase di un processo che evidenzia una situazione di collasso. Come affermava Gramsci, l’uso della coercizione aumenta esponenzialmente quando un sistema politico si trova nelle ultime fasi della propria decadenza, o quando un nuovo ordinamento si sta affermando. Nel Mondo Arabo, l’ordinamento politico attuale sta attraversando le ultime fasi della propria decadenza. Un’analisi da openDemocracy.

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Tra tradizione e futuro, nuovi spazi per le lingue africane

Le lingue del continente – anche grazie alle politiche di alcuni Stati – vivono un momento di vitalità e riaffermazione. Questo fenomeno è stato reso più semplice dalla diffusione della telefonia mobile e di Internet. Sempre più persone in Africa si collegano per comunicare tra di loro e le conversazioni spesso non sono in Inglese, Francese o Portoghese, ma in Wolof, Tswana, Luganda o in molte altre lingue locali.

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Tienanmen venticinque anni dopo, tra silenzi e nuove aspettative

Nei venticinque anni dal massacro di Piazza Tienanmen, in Cina il partito-stato sembra essere riuscito a stabilizzare il suo governo attraverso sostegno strumentale della classe media, assicurato attraverso il progresso materiale. Non è detto tuttavia che i prossimi venticinque anni siano altrettanto sicuri per il partito, data l’evoluzione e le nuove richieste che provengono dalla società cinese. Nostra traduzione di un’analisi di openDemocracy.

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Terra incognita: la forma reale dell’Africa fuori dalle mappe

I modi di rappresentare mappe comunicano più che semplici informazioni. Contengono le visioni del mondo dei loro creatori. I cartografi del passato hanno “disegnato” il mondo secondo convenzioni che permettessero la localizzazione e facilitassero le rotte dei naviganti. Poi motivazioni ideologiche e di potere hanno fatto il resto e le dimensioni dei continenti sono state distorte. Oggi Google agisce con dinamiche simili.

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Sud Sudan, non una crisi etnica ma costituzionale

Quello che sta accadendo nel Paese è il frutto di una centralizzazione del potere dovuta alla Costituzione di transizione del Paese redatta nel 2011. Modifiche che hanno ridotto il federalismo e che hanno conferito al presidente una serie di poteri economici, politici, sociali. Non si tratta, dunque, di lotte intestine, come conviene far credere, ma di lotte che mirano a gestire privilegi al di sopra della gestione democratica degli affari del giovane Stato africano. Una breve lettura che aiuta a far luce sui fatti interni del Paese.

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Perché la lotta al consumismo non salverà il pianeta

Un’analisi sul conflitto tra le esigenze di protezione ambientale e l’impegno contro la povertà. Scrive l’autore: La popolazione globale aumenta, mentre l’efficienza dei macchinari è sempre migliore. L’aumento della produttività implica anche la necessità che la popolazione acquisti merci per mantenere l’occupazione ai livelli attuali. Più ampia sarà la popolazione, più aumenterà la necessità di posti di lavoro […], e più ci sarà bisogno di consumo”.

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Africa e omofobia, eredità dell’epoca coloniale

In un momento in cui molte nazioni si stanno muovendo verso diritti umani inclusivi l’Africa, al contrario, sta facendo passi indietro. In modo specifico, sulla questione dei diritti degli omosessuali Think Africa Press propone un’analisi in cui si collegano le pratiche e le leggi omofobiche all’era del colonialismo, epoca in cui le leggi antigay hanno le proprie radici. La maggior parte degli africani non riconoscono l’omofobia come eredità coloniale, eppure prima di quel periodo molte culture tradizionali erano tolleranti verso la sessualità espressa con persone dello stesso genere.

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Il (trascurato) ruolo delle donne nei processi di pace

Nei processi di pace sarebbe più saggio concentrarsi sulla leadership femminile. Il caso storico delle Filippine dove Miriam Coronel-Ferrer, ha posto la sua firma come capo delle mediazioni sull’accordo che pone fine a quattro decadi di guerra civile tra il governo e il Fronte Islamico di Liberazione Moro. Una pietra miliare in questa direzione è la Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 2000, ma molto resta da fare perché le donne non vengano solo considerate vittime dei conflitti ma il fattore determinante per la pace.

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Dall’attivismo su Facebook alla mobilitazione nelle piazze

L’attivismo on line non ha spento la voglia di azioni collettive in spazi pubblici. Al contrario, sembra agire da volano. Da quest’analisi pubblicata su openDemocracy, con cui VG è in collaborazione, risulta che la Rete non ha contribuito a una prevalenza delle azioni virtuali rispetto alle mobilitazioni reali, al contrario è stata uno dei motori di questi movimenti. A cominciare dai movimenti “Occupy”. Ne escono quindi ridimensionate le ragioni della critica al click-activism.

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Nei musei occidentali i manufatti e le opere rubati all’Africa

Nessuno si batte perché il continente torni in possesso della sua Storia saccheggiata nel tempo. Mentre si continua a credere che gli africani non abbiamo prodotto arte, né lasciato testimonianze del loro progresso nei secoli. Invece i grandi musei delle capitali europee, hanno interi spazi dedicati all’arte africana, spesso più conosciuta all’estero che nei Paesi da cui proviene. Un articolo provocatorio e senza ipocrisie.

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