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Africa MOCA Festival, diversità e ricchezza artistica sotto i riflettori

[Mondo – I fatti del mese (maggio 2023). In questa rubrica mensile, dieci brevi notizie raccontano avvenimenti, fatti, iniziative, politiche che – per diverse ragioni – restano di solito nell’ombra della stampa. Tenere una finestra aperta sul mondo: in questa prospettiva, e in linea con le tematiche di Voci Globali, diamo spazio a quanto accade nel panorama internazionale.]

Foto tratta dal sito https://mediaculture.info/

Africa – Rabat ospita l’Africa creativa. Successo del MOCA Festival

Si è conclusa, il 21 maggio, l’ottava edizione del Movement of Creative Africas (MOCA) Festival. La manifestazione si è svolta a Rabat, nominata quest’anno capitale africana della cultura. Ed è stata organizzata sotto l’Alto Patronato di Sua Maestà il Re Mohammed VI. Comici, cantanti, coreografi, produttori, ballerini provenienti da tutta l’Africa hanno celebrato per 4 giorni la diversità e la ricchezza artistica del continente. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di “promuovere una cultura africana” che “non smette mai di stupire il mondo” e “meravigliarsi di se stessa“, ha dichiarato Alain Bidjeck, fondatore del MOCA Festival.

Giustizia sociale – Rd Congo, crescono i casi di violenza sessuale sui minori

L’UNICEF, il 18 maggio, ha rivolto un appello alla comunità internazionale chiedendo un incremento “immediato e consistente dei finanziamenti per rispondere al numero crescente di casi di violenza sessuale segnalati contro bambini e ragazze nella provincia del Nord Kivu. Le segnalazioni di violenza di genere (GBV) sarebbero infatti cresciute del 37% nei primi tre mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “L’aumento delle violenze sessuali contro i bambini è terrificante, con notizie di sfruttamento sessuale di bambini anche di 3 anni. Questo campanello d’allarme dovrebbe scioccare, disgustare e far reagire tutti noi“, ha detto Grant Leaity, Rappresentante dell’UNICEF nella Rd Congo.

Ambiente – Il Delta del Niger avvelenato dai colossi petroliferi. Lo svela un rapporto

Negli ultimi 50 anni, le compagnie petrolifere e del gas, guidate da Shell, Eni, Chevron, Total, ExxonMobil, hanno sversato almeno 100.000 barili di petrolio nello Stato di Bayelsa”, nel Delta del Niger. A rivelarlo è il rapporto “An Environmental Genocide”, pubblicato il 16 maggio. Il documento è stato redatto da una Commissione indipendente di esperti, istituita per la prima volta dal Governo dello stato Nigeriano del Bayelsa nel 2019. Secondo gli esperti, la Nigeria avrebbe bisogno di almeno 12 miliardi di dollari per ripulire le decennali fuoriuscite di petrolio, che hanno già causato danni devastanti: terre e fiumi inquinati, estinzioni di specie di animali, danni alla salute anche infantile.

Politica internazionale – Accordo sul grano, incontro Russia-Ucraina in Turchia

Il Direttore del WFP (World Food Programme), Cindy McCain, ha espresso profonda preoccupazione per la mancata intesa sull’estensione della cosiddetta “iniziativa sui cereali del Mar Nero”. “Sarà difficile nutrire il mondo”, ha affermato la McCain, il 12 maggio, all’indomani dell’incontro tra i vice ministri di Russia e Ucraina a Istanbul. Sembrerebbe che sia Mosca a non avere alcuna intenzione di prolungare l’iniziativa. Si ricorderà che l’accordo sul grano – promosso da Nazioni Unite e Turchia – è stato siglato il 22 luglio 2022, consentendo così l’apertura e il mantenimento di un corridoio umanitario marittimo sicuro nel Mar Nero per l’esportazioni di grano.

Africa – Sudan, siglata la Dichiarazione di Jeddah a tutela dei civili

L’esercito sudanese e le forze di pronto intervento hanno raggiunto, il 12 maggio, un accordo sulla protezione dei civili dagli scontri e sull’ingresso nel territorio degli operatori umanitari per dare assistenza. La dichiarazione di principi mira anzitutto ad assicurare la libertà di movimento alle persone che fuggono dai combattimenti nonché la tutela delle infrastrutture civili, strategiche per il Paese, quali: centrali idroelettriche, palazzi governativi, ospedali. Intanto, proseguono gli scontri nella capitale e in diverse città. Mentre il raggiungimento di un’intesa per una tregua e il cessate-il-fuoco è ancora in fase di trattativa tra le parti.

Politica internazionale – Pakistan, scoppiano le proteste per l’arresto dell’ex primo ministro

Il 10 maggio, a seguito dell’arresto per corruzione dell’ex primo ministro Imran Khan, sono scoppiate manifestazioni di protesta in tutto il Pakistan, con connotazioni violente soprattutto nelle città di Islamabad, Lahore, Karachi e Quetta, dove si sono registrati scontri tra le forze di sicurezza e i sostenitori di Khan. Oltre 1000 gli arresti effettuati dalla polizia. Il ministero dell’Interno ha ordinato la chiusura delle scuole, il blocco delle autostrade e ha reso inaccessibili i servizi internet. La comunità internazionale ha invitato le forze di sicurezza pakistane a mostrare moderazione e i manifestanti ad astenersi da ogni violenza. Intanto, l’11 maggio, la Corte Suprema del Paese ha ordinato il rilascio di Khan, definendo il suo arresto “illegale e indegno”.

Diritti umani – Mali, vietare la schiavitù per legge. Appello ONU

Due massime esperte di diritti umani delle Nazioni Unite, Tomoya Obokata e Alioune Tine, hanno chiesto l‘8 maggio alle autorità del Mali di intervenire per vietare la pratica della schiavitù. A loro avviso, non può esserci alcuna giustificazione per legittimare la schiavitù. Nemmeno la cultura, la tradizione o la religione. D’altro canto, “la schiavitù per discendenza continua a generare terribili violazioni dei diritti umani, tra cui: torture, rapimenti, stupri. Sebbene non esistano dati precisi sul numero di persone nate in stato di schiavitù, le due esperte stimano almeno 800.000 vittime, di cui 200.000 vivono “sotto il controllo diretto dei loro ‘padroni”. Il Mali è l’unico Paese del Sahel privo di una specifica legislazione tesa a criminalizzare la schiavitù.

Giustizia sociale – L’UNESCO difende gli artisti sotto attacco

La comunità internazionale deve fornire maggiore protezione agli artisti coinvolti in situazioni di conflitto armato, instabilità politica, disastri naturali. Tali contesti tendono invero a esacerbare le vulnerabilità che gli artisti già sperimentano ogni giorno in ragione del loro lavoro: dalle molestie online e offline, alle azioni legali passando per violenza e censure. Ad affermarlo è il rapporto dell’UNESCO “Defending Creative Voices“, pubblicato il 4 maggio. Secondo il documento, nel 2021, 39 artisti sono stati uccisi in 12 Paesi. Mentre 119 sono stati imprigionati in 24 Stati. Oltre 1.200 le violazioni della libertà artistica a livello globale. L’UNESCO ha annunciato un investimento da 1 milione di dollari per sostenere la libertà artistica in 25 Paesi.

Ambiente – Greenwashing, UE: nuove regole per la transizione verde

Il Consiglio Europeo, il 3 maggio, ha adottato la sua posizione (mandato negoziale) sulla proposta di una nuova direttiva, volta a indirizzare i consumatori verso scelte più rispettose dell’ambiente e le aziende a offrire prodotti più sostenibili. La direttiva in questione prevede, infatti, il divieto dell’uso di asserzioni ambientali generiche. Dichiarazioni quali ad esempio: “ecologico”, “naturale”, “biodegradabile”, “climaticamente neutro”, “eco”, non potranno essere riportate sui prodotti se queste non sono del tutto vere e accompagnate da prove dettagliate. Per semplificare le informazioni sui prodotti, inoltre, si prevede di autorizzare solo etichette di sostenibilità basate su sistemi di certificazione ufficiali o stabiliti da autorità pubbliche.

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