In Africa, il turismo è una delle attività che genera maggiori introiti. E spesso, si rivela essere l‘unica fonte di sussistenza per le comunità locali dove la povertà è molto diffusa.
Diversi siti turistici stanno subendo un vero e proprio tracollo economico dovuto alla mancanza di voli internazionali nonché al minore (se non assente) afflusso di turisti provenienti da tutto il mondo. La pandemia da Covid-19 sta avendo, infatti, un impatto devastante sul settore turistico.
L’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) stima che nel corso del 2020 si avranno perdite tra il 60% e l’80% a livello globale. Riguardo all’Africa, gli ultimi dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite, relativi al mese di marzo, rilevano un calo del 57% dei visitatori internazionali. Anche se le previsioni per l’ultimo quadrimestre dell’anno appaiono incoraggianti.
Tra i luoghi africani che stanno soffrendo in termini turistici le misure di lockdown adottate dai Governi per fronteggiare il coronavirus, c’è la città monastica di Lalibela. Il Sito UNESCO, patrimonio mondiale dell’umanità, rimarrà difficilmente raggiungibile nel breve periodo.
Lalibela, rinomata per le 11 chiese monolitiche scavate nella roccia, è una realtà unica al mondo di inestimabile valore storico, culturale e spirituale. La città sacra, costruita per volere del re Lalibela nel dodicesimo secolo e conosciuta anche come la “Nuova Gerusalemme” (solcata dal fiume Lalibela che, simbolicamente, rappresenterebbe il Giordano), dista 645 km da Addis Abeba. Oggi è residenza di una grande comunità di monaci e preti cristiano ortodossi.
In questo luogo, ritroviamo le radici storiche del cristianesimo etiope – diffusoso a partire dal IV secolo – racchiuse nell’incredibile e fragilissima bellezza di opere megalitiche scolpite in unici blocchi di roccia costantemente minacciati ed erosi da agenti atmosferici, sismi, inondazioni.
Per comprendere meglio i riflessi del Covid-19 sull’economia locale basata sul turismo comunitario, ho parlato con Alex Abibil, 25enne, etiope nativo di questa zona e guida turistica specializzata. Abibil racconta della difficile situazione degli ultimi mesi dal punto di vista professionale e personale, facendo riferimento anche alla propria comunità di appartenenza.
Il suo è un racconto dal quale traspare l’enorme orgoglio per la propria terra di origine. Ma anche la forte preoccupazione per il futuro dell’intera popolazione locale.
L’impatto generale della pandemia sulla nostra comunità è stato quello di tagliare fuori dalla vita quotidiana la tradizionale socialità che ci appartiene e al tempo stesso rappresenta un aspetto fondamentale del turismo. La popolazione di Lalibela dipende quasi totalmente dall’attività turistica. Le conseguenze quindi sono facili da immaginare. Non essendoci altre opzioni per ottenere denaro, la situazione è divenuta presto insostenibile da gestire. Il turismo è la spina dorsale di questa cittadina.
Non possiamo confrontare la nostra situazione con quella di altre località in cui vi sono industrie e aziende che creano ulteriori opportunità di lavoro. Qui a Lalibela ci sono circa 40.000 persone, la comunità più grande legata al turismo nonché alla promozione e conservazione di questo sito patrimonio mondiale UNESCO, il primo riconosciuto tale in Etiopia nel 1978.
Bisogna dire che il sito non è del tutto chiuso. All’interno delle chiese si continuano a celebrare funzioni religiose e, quasi ogni giorno, c’è una messa. Tuttavia, gli edifici sono tassativamente accessibili solo alla gente del luogo. Mentre rimane ufficiale la chiusura ai visitatori da oltre due mesi.
Lalibela è una delle destinazioni più iconiche dell’Etiopia, sede di alcune delle più belle chiese rupestri scavate nella roccia senza tecnologia moderna, con pitture e sculture originali. Queste si trovano in un piccolo villaggio rurale, unico, antico, affascinante e incontaminato, circondato da un paesaggio mozzafiato e un verdeggiante altopiano.
Qui si celebrano grandi riti e vacanze culturali famose a livello planetario, soprattutto a Natale. Il valore culturale e storico di questa zona è per me fonte di orgoglio. La tradizione descrive il nostro Re e sacerdote Lalibela come molto abile, rispettoso, amico del suo popolo. Oggi, grazie a questa tradizione e al suo esempio positivo, possiamo condividere la nostra storia e cultura con i turisti provenienti da tutto il mondo.
Quanto al Covid-19, l‘impressione generale è che in Etiopia la sua diffusione sia in aumento giorno dopo giorno. A seguito della notizia diffusa su diversi media, sono state prese precauzioni più scrupolose. Tuttavia, almeno all’inizio, alcune popolazioni della zona erano del tutto ignare del virus. Qui a Lalibela non ci sono ancora casi confermati. I dati però indicano che nel Paese il totale dei positivi all’infezione è in costante crescita.
Nella nostra città, le persone cercano di aiutarsi le une con le altre specialmente condividendo il cibo. Ma non è sufficiente, non su un lungo periodo. La maggior parte degli abitanti si conoscono, in particolare tra famiglie locali e volontari. Va però detto che il Governo finora non ci ha dato nessun aiuto. Preferisce ignorare il problema, limitandosi a dare informazioni sulla diffusione della pandemia. Le comunità di Lalibela, in questo momento così particolare, continuano a pregare e a condividere ciò che hanno, salvandosi letteralmente la vita a vicenda.
Sotto il profilo economico, il mio parere professionale è che i prossimi mesi saranno molto complicati per il settore turistico. La possibilità di viaggiare da un Paese all’altro continuerà a essere assai limitata. La mancanza di un vaccino e le caratteristiche di contagio proprie del Covid-19, non aiuteranno gli spostamenti aerei che consentono di raggiungere Addis Abeba e quindi il nostro sito. Il turismo difficilmente resisterà a queste condizioni.
[Tutte le foto sono dell’autore dell’articolo]