Voci Globali

Schiavitù, trauma transgenerazionale e diritto alla riparazione

[Traduzione a cura di Luciana Buttini dall’articolo originale di Roberta K. Timothy pubblicato su The Conversation]

Non appena varcata la soglia delle prigioni sotterranee del Castello di Elmina a Cape Coast in Ghana, mi sono sentita perseguitata da oltre 400 anni di violenza, schiavitù e genocidio nei confronti di milioni di popoli africani e indigeni. Tale violenza, infatti, ha ancora oggi un impatto sulla salute dei neri e degli indigeni.

All’interno di quelle prigioni sotterranee ero tormentata dai marchi impressi sulla pelle dei neri durante il periodo della tratta transatlantica degli schiavi, praticata per lo più da potenze europee quali il Portogallo, il Regno Unito, la Francia, la Svezia, i Paesi Bassi e la Danimarca. In cima alla collina, i colonialisti hanno eretto le chiese e sotto le prigioni, le stanze e le cave sotterranee dove i miei antenati venivano incatenati, marchiati, stuprati e uccisi.

Nell’arco del Decennio internazionale per le persone di discendenza africana (2015-24), il 2019 battezzato come Year of Return” (l’Anno del ritorno), incoraggia gli africani che vivono nella diaspora a fare ritorno in Ghana (un tempo chiamato Gold Coast) per accogliere il loro patrimonio e le loro radici africane.

Come discendente degli africani schiavizzati ai Caraibi, che vivevano nella parte colonizzata del Canada, la Turtle Island, e in qualità di studiosa di diritti umani per la salute, posso dire che il viaggio intrapreso quest’estate in Ghana durante “l’Anno del ritorno” è stato significativo.

Spesso ci viene chiesto di dimenticare o di minimizzare le nostre storie sulla schiavitù attraverso un’amnesia forzata. Eppure, mentre valutavo l’impatto che il trauma transgenerazionale ha avuto su di me e sulle mie comunità, ero perseguitata dalla puzza di sangue, sudore, terrore e ossa. Queste sono le radici del razzismo verso i neri e della supremazia bianca.

Un bambino guarda il mare attraverso la finestrella del Castello di Elmina in Ghana. Immagine ripresa da Flickr/Mt2269 in licenza CC

Attualmente negli Stati Uniti, i candidati alle prossime elezioni presidenziali stanno discutendo della possibilità di richiedere delle riparazioni a favore dei discendenti di uomini e donne resi schiavi durante il colonialismo. Una proposta di riparazione per i discendenti africani è stata il progetto di legge H.R. 40 presentato al Congresso statunitense.

In Canada, le riparazioni per la giustizia sanitaria sarebbero a favore dell’attuazione degli inviti all’azione della Commissione per la Verità e la Riconciliazione e di altre iniziative di riparazione per le popolazioni locali. Ad esempio, la raccomandazione n. 21 invita il Governo federale a garantire finanziamenti sostenibili a nuovi centri di cura locali e a quelli già esistenti per far fronte ai danni fisici, mentali, emotivi e spirituali causati dalle scuole residenziali, assicurando che i finanziamenti dei centri di cura a Nunavut e nei territori del Nord-Ovest siano una priorità.

Riparazioni e giustizia

Le riparazioni per la giustizia sanitaria sono un invito a ritornare nei Paesi di ieri e di oggi che hanno tratto vantaggio dallo sfruttamento delle risorse e dei popoli africani e indigeni. Tali riparazioni sono rivolte sia a quegli africani portati via con la forza sia a coloro rimasti nel continente. Entrambi infatti hanno vissuto l’angoscia della separazione familiare, del dolore e della perdita.

Bisogna discutere delle richieste di riparazioni per la giustizia sanitaria all’interno di contesti locali, nazionali e transnazionali e tra le organizzazioni private, governative e non.

Almeno fin dal 1833, anno di abolizione della tratta degli schiavi nel Regno Unito, i discendenti africani hanno cominciato a discutere di proposte di riparazione all’interno delle loro comunità.

Alcuni studiosi hanno iniziato a scrivere sulle richieste di riparazioni nel 1949 dopo la Seconda guerra mondiale, mentre la Corte Internazionale di Giustizia ascoltava il processo “Riparazioni dei danni subìti al servizio delle Nazioni Unite“. I sopravvissuti all’Olocausto, ad esempio, hanno ricevuto dei pagamenti di riparazione tramite i fondi donati poco dopo a Israele e al Congresso ebraico mondiale.

Nonostante i numerosi dibattiti da parte dei politici neri e dei giuristi circa le richieste di riparazioni ai discendenti africani, le riparazioni ufficiali per la schiavitù e per le atrocità ad essa associate avvenute prima della Seconda guerra mondiale, per lo più nei confronti dei popoli africani, non hanno ricevuto una grande considerazione.

Risarcimenti come forme di riparazione per i diritti umani

I fondi stanziati per la giustizia sanitaria potrebbero essere impiegati per sostenere iniziative riguardanti la salute delle popolazioni locali e per offrire servizi sanitari per cure fisiche e mentali al fine di far fronte all’impatto del trauma transgenerazionale. Queste riparazioni, inoltre,  potrebbero servire a informare i cittadini e a storicizzare le voci dei popoli africani e indigeni che hanno subìto ingiustizia (e violenza) in ambito sanitario.

Richieste di riparazioni per la schiavitù e la tratta degli schiavi: una Storia Transnazionale e Comparativa. Immagine ripresa da Flickr/Saishopkins in licenza CC

Le riparazioni per la giustizia sanitaria possono essere utilizzate anche per sostenere i popoli indigeni che abitano nel continente americano, vittime di orrendi genocidi e che ancora oggi continuano a lottare per la propria salute a causa di queste atrocità.

Le riparazioni dovrebbero essere viste a livello mondiale come un modo per le comunità africane e indigene di poter far fronte alle violenze e ai traumi statali subìti dalle loro comunità transnazionali.

Le popolazioni africane e indigene che vivono in Africa, nei Caraibi, in America Centrale, in Sud America, in Australia, in Europa e in Nord America, (Canada compreso), chiedono risarcimento per i continui danni, le perdite e le violenze subìte.

Le riparazioni per la giustizia sanitaria comprendono risarcimenti per i danni mentali, emotivi, fisici, sociali, culturali, spirituali e finanziari. Bisogna, inoltre, affrontare l’impatto del genocidio culturale che ha costretto gli schiavi a parlare le lingue dei colonizzatori e a essere ribattezzati dagli stessi.

Le lingue transnazionali delle popolazioni indigene devono essere insegnate ovunque.

Raccogliere più dati

Per far fronte alle disparità nei trattamenti sanitari presenti in Canada e nel resto del mondo, è fondamentale raccogliere dati statistici intersezionali e di genere. Se raccolti, infatti, questi dati spesso mancanti possono essere impiegati per sostenere ricerche e programmi sanitari salvavita.

Il trauma transgenerazionale è direttamente connesso alle attuali disparità e disuguaglianze sanitarie. Far fronte a tali ingiustizie presenti tra le comunità africane e indigene significa anche trovare i modi per affrontare il trauma transgenerazionale in corso, inteso come conseguenza diretta della violenza coloniale.

Le riparazioni per la giustizia sanitaria mirano al riconoscimento dell’impatto della violenza sulla salute a lungo termine. Le politiche e le pratiche storiche, contemporanee e razziste contro i neri vanno affrontate tramite le scuse e l’attuazione di nuove politiche.

La violenza strutturale inflitta alle popolazioni africane e indigene da parte di istituzioni statali come la Children’s Aid Society, gli istituti penitenziari, gli ospedali, le scuole e gli alloggi popolari deve essere risolta in quanto ha un impatto sulla salute delle persone.

Affrontare il tema della violenza inflitta in ambito sanitario include anche conoscere le popolazioni indigene transnazionali e l’etica della ricerca anticoloniale.

Bisogna anche ridiscutere il modello medico occidentale che è legato al razzismo scientifico e ad altre forme di discriminazione. Tale modello ha portato a pregiudizi culturali e a indagini scientifiche basate sullo stigma che hanno dato vita a loro volta a ricerche sulla salute piene di pregiudizi.

Le riparazioni per la giustizia sanitaria devono comprendere la cancellazione del debito nei confronti dei Paesi e dei membri della comunità di origine africana per il trauma transgenerazionale causato. La cancellazione del debito può restituire denaro ai sistemi sanitari e alle comunità di tutto il mondo che, essendo in difficoltà, sono costrette a fare dei tagli alla spesa per i servizi sociali.

I nostri discorsi non devono riguardare l’impossibilità di mettere in atto delle riparazioni. Le riparazioni per la giustizia sanitaria riguardano piuttosto la vita e la morte, il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.

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