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Zimbabwe, la traduzione in shona de “La fattoria degli animali”

Nello Stato dell’Africa meridionale, nonostante le crisi economico-politiche che continuano a investire la società, si fa spazio la creatività collettiva grazie all’operato di una comunità artistica e letteraria composta da autori giovani e coraggiosi. Una decina di scrittori hanno collaborato per la traduzione in shona del classico orwelliano, un progetto durato 5 anni che si propone di avvicinare la grande letteratura internazionale agli zimbabwiani tramite l’uso della lingua più parlata nel Paese. Inoltre, la storia locale si presta particolarmente all’allegoria sul dispotismo rappresentata da “Animal Farm“.

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Zimbabwe, violenza di genere è strumento di repressione politica

In questo Paese dell’Africa meridionale sono ancora troppe le attiviste e le donne in politica vittime di violenza sessuale e di genere. Il problema risiede nel persistere di un clima politico sfavorevole ma soprattutto nella presenza di uomini al potere con visioni conservatrici e patriarcali, al punto da ritenere che le donne possano fare carriera in politica solo vendendo il loro corpo. Da qui la nascita di violenze psicologiche e verbali sia in Rete che nella vita reale. Tutto questo rappresenta un ostacolo enorme per le donne ma anche una minaccia all’uguaglianza di genere.

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Le donne africane, dalla politica al giornalismo, contro il Covid-19

Nonostante le sfide presentate dalla pandemia di Covid-19, tra questi il declino nell’economia di molti Paesi africani e un aumento drastico della violenza di genere dovuto al confinamento, le donne africane sono rimaste tenaci e si sono assicurate che anche loro occupassero un ruolo centrale nei processi decisionali per la lotta contro il virus. In questa giornata della donna panafricana ricordiamo quelle donne che si sono impegnate per cambiare la narrativa nella lotta contro il coronavirus in Africa e per includere le voci di tutte le donne africane, spesso sottorappresentate.

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Sanzioni economiche e pandemia, come peggiorare la crisi

Cosa c’entrano le misure sanzionatorie con la pandemia? Il legame, purtroppo, esiste e riguarda i diritti fondamentali delle popolazioni. Stati in endemica difficoltà economica e fragilità politico-sociale, quali Iran, Venezuela, Cuba o lo Zimbabwe, potrebbero subire il colpo mortale dal connubio epidemia-sanzioni. Questo a causa soprattutto dell’intransigente politica di pressione USA, che continua a bersagliare i Paesi nemici con misure restrittive economiche e finanziarie. Impedendo, così, l’arrivo di beni di prima necessità, tra cui farmaci e dispositivi per la cura del Covid-19, e inasprendo la spirale di povertà delle nazioni sottoposte a embargo.

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First Ladies africane, chi sono e qual è la loro influenza politica

Il ruolo delle mogli dei presidenti viene spesso trascurato in quanto non ha un effettivo riconoscimento a livello di competenze e responsabilità. Alcune, più di altre, hanno attirato l’interesse sul loro operato in quanto elementi importanti durante i mandati dei rispettivi coniugi e per aver dimostrato le loro capacità ed ambizioni a livello politico. Non fa eccezione il continente africano, dove le First Lady, per quanto figure chiave nella carriera del marito, rimangono ancora legate, e quindi limitate, da una mentalità patriarcale e stereotipi tradizionali che andrebbero superati.

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Zimbabwe in rivolta, il prezzo per le donne: lo stupro

Tra il 2010 e il 2016 le violenze sessuali in questo Paese sono aumentate dell’81%. In pratica, più di venti donne aggredite ogni giorno. In tempi di incertezza, la situazione può peggiorare e così è durante gli attuali tumulti, a causa della crisi economica che ha colpito il Paese. L’aspetto più inquietante è che i colpevoli dei crimini a sfondo sessuale sono quelle stesse autorità che dovrebbero evitarli. Preoccupante è anche il silenzio e il timore di rappresaglie che impediscono alle donne non solo di denunciare i reati, ma di partecipare attivamente ai necessari cambiamenti della società.

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Zimbabwe sotto il controllo del colonialismo commerciale

Il colonialismo è parte integrante della storia africana, l’indipendenza ottenuta in passato ha infatti posto fine alla dipendenza politica ufficiale e ai Governi coloniali, ma non ha sradicato quello che si definisce “colonialismo commerciale”. Invece che aiutare i Paesi africani ad uscire dalla povertà, questo tipo di intervento, tipicamente proveniente da Occidente e Cina, ha in realtà protratto questa situazione, mantenendo al potere figure corrotte e oppressive. Per via delle nuove politiche di apertura al mercato cinese, anche lo Zimbabwe sembra ormai non poter sfuggire a questo malsano meccanismo.

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Zimbabwe, finita l’era Mugabe tutto sembra come prima

È stata enorme la copertura mediatica degli eventi che hanno portato alle dimissioni del presidente Mugabe. Henning Melber, esperto del Nordic African Institute e intervistato da oltre trenta media svedesi, danesi, norvegesi e finlandesi, in questa pubblicazione riassume la sua visione in un’analisi senza filtri della situazione nel Paese. A partire da un excursus che racconta, sin dall’Indipendenza raggiunta il 18 aprile 1980, l’articolata storia di lunga repressione del Paese nell’era del mugabismo, l’autore affronta il presente e il futuro dello Zimbabwe, restando pessimista rispetto al possibile superamento dell’autocrazia che lo governa.

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L’Africa, i gay e l’anacronistica omofobia di Mugabe

Il presidente dello Zimbabwe non perde occasione per condannare la comunità LGBT distraendo così dai problemi del Paese. Un paio di mesi fa, durante il suo discorso davanti all’Assemblea dei Capi di Stato delle Nazioni Unite a New York, Mugabe, ha annunciato ‘allegramente’ che “noi (gli africani) non siamo gay” e quindi, il resto del mondo non deve immischiarsi quando i diritti delle minoranze sessuali vengono calpestati. Mugabe non ha pronunciato le sue parole come una persona distante dai fatti, le ha espresse volutamente a nome di un continente di miliardi di persone.

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