Zimbabwe sotto il controllo del colonialismo commerciale

[Traduzione a cura di Abdoulaye Bah dall’articolo originale di David Barber e Tendai Ruben Mbofana pubblicato su Pambazuka]

Harare, Zimbabwe. Foto di: Eyetrodigital
Harare, Zimbabwe. Foto di: Eyetrodigital.

Un editoriale del periodico The Zimbabwean [pubblicato il 16 settembre scorso, NdT] sottolineava i rischi per il Paese (così come per il resto dell’Africa) dei pericoli delle attività colonizzatrici cinesi. In questo articolo estendiamo questo avvertimento al colonialismo de facto occidentale, che esercita ancora un potere immenso su tutte le 54 nazioni africane.

Questo non è il colonialismo politico vecchio stile, ma quello che chiamiamo “colonialismo commerciale” cioè il controllo esercitato da potenti interessi commerciali e finanziari stranieri (principalmente occidentali e cinesi) in tutta l’Africa.

L’indipendenza non ha messo fine a tutto il colonialismo, ma solo a quello politico e al Governo coloniale. Il colonialismo commerciale è semplicemente proseguito senza interruzioni, e non è solo un fattore importante nel perdurare della povertà in Africa, ma anche nel contribuire a mantenere al potere tutti i governi corrotti e oppressivi dell’Africa – e questo è il più pericoloso dei fattori.

Al momento, il colonialismo commerciale occidentale non è così importante nello Zimbabwe come nella maggior parte degli altri Paesi africani. Una delle poche cose buone che ha fatto Mugabe è stata quella di ridurre notevolmente il controllo occidentale o bianco sulle imprese dello Zimbabwe (ma ha commesso un errore enorme nel non garantire che fossero sostituite da solide e redditizie imprese dello Zimbabwe nero, in particolare nell’agricoltura, ed è proprio questo che ha causato la crisi economica del Paese).

La situazione, tuttavia, sta per cambiare. La mossa del presidente Mnangagwa per attrarre gli investimenti occidentali al fine di ricostruire lo Zimbabwe aprirà le porte al colonialismo commerciale nel Paese a meno che non assicuri che questi investimenti saranno di beneficio ai cittadini.

Questo deve essere chiaro, perché fino ad ora il modo in cui questo tipo di investimenti è stato utilizzato in tutta l’Africa è stato incredibilmente controproducente per la stragrande maggioranza delle persone, e in gran parte beneficia principalmente solo l’élite corrotta e una piccola percentuale di uomini d’affari locali.

Ad aggravare tutto ciò il recente tour in Africa della premier inglese Theresa May, impegnata a promuovere con forza gli interessi commerciali e finanziari del Regno Unito in Africa. In modo molto evidente, non ha tuttavia detto nulla sul sostegno all’export africano verso il Regno Unito e, secondo la BBC, “ha fatto sapere ‘senza vergogna’ che lei doveva lavorare nell’interesse del Regno Unito“.

Se il nostro avvertimento suona come allarmismo o teoria del complotto, l’Unione Africana (UA), nella sua Agenda 2063: The Africa We Want [L’Africa che vogliamo, NdT], lo sostiene. L’UA mette assolutamente in chiaro e in modo inequivocabile che nessuna nazione africana può progredire alla velocità richiesta “per raggiungere” l’Occidente a meno che il colonialismo commerciale non venga eliminato. Vuole che tutti gli aiuti stranieri (principalmente, ovviamente, occidentali e cinesi) siano ridotti del 75% entro il 2023 – a soli cinque anni di distanza – e gli investimenti africani sostituiscano dal 75% al ​​90% tutti gli investimenti stranieri. E vuole che l’Africa diventi “autosufficiente” (cioè, liberata dalla dipendenza dall’estero – di nuovo ovviamente – principalmente dall’Occidente e dalla Cina), usando affermazioni come:

L’Africa finanzi il proprio sviluppo” … “l’importanza dell’unità africana e della solidarietà di fronte alle continue interferenze esterne” … “ridurre al minimo la dipendenza dell’Africa dal sistema finanziario globale“.

E l’UA mostra esattamente alle nazioni africane come raggiungere questo obiettivo.

Il punto vitale dell’Agenda 2063 è che ogni nazione africana, incluso lo Zimbabwe, vi ha aderito. Eppure il nostro Governo la sta ignorando totalmente.

Lungi dall’aiutare l’Africa a sradicare la povertà, il colonialismo commerciale ha contribuito di fatto a prolungarla molto più a lungo di quanto avrebbe dovuto fare.

Innanzitutto, molte società multinazionali occidentali avrebbero potuto pagare ai loro dipendenti e ai lavoratori africani le stesse tariffe dei loro dipendenti nell’Occidente molti anni fa – alcune già dalla nostra indipendenza. Oppure, se davvero non fossero stati in grado di pagare i salari occidentali, almeno molto più di quanto non facciano ora. Infatti, se tentassero di pagare ai dipendenti nei loro Paesi di origine salari tanto bassi quanto vengono pagati in Africa, sarebbero perseguiti per violazione della legge.

Gli investimenti occidentali si sostengono anche grazie al pagamento agli Africani di salari da povertà. Quando David Barber, uno degli autori, ha tentato di creare un’impresa in due Paesi africani basata sul pagamento di lavoratori e personale africani con salari occidentali (al contrario di quelli da povertà africani), tutti gli investitori, compresi quelli africani, si sono rifiutati di sostenerlo, anche se molti di loro erano disposti a farlo se avesse accettato di pagare i salari tipici della povertà africana. Entrambi i Governi lo hanno anche costretto a rinunciare ai suoi propositi.

Le multinazionali e gli investitori occidentali sono assistiti in quest’opera di sfruttamento dalle Nazioni Unite, dalla Banca Mondiale, dal Fondo Monetario Internazionale e dall’Organizzazione mondiale del commercio, eppure ciascuna di queste istituzioni potrebbe intervenire quando vuole.

Di fatto, e molto più preoccupante, le ONG occidentali, le Nazioni Unite, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, le organizzazioni maggiormente dedite a porre fine alla povertà in Africa, pagano gli africani, anche loro, molto meno che gli occidentali.

In secondo luogo, il colonialismo commerciale sta attivamente aiutando a mantenere al potere i Governi corrotti e oppressivi dell’Africa. Eppure, naturalmente, questi sono i Governi meno interessati a togliere i loro cittadini dalla povertà, e l’Occidente lo sa.

Ad esempio, nonostante gli insulti di Mugabe contro “l’imperialismo occidentale”, questo stesso “imperialismo” ha concesso al nostro Governo 16 miliardi di dollari all’Indipendenza a oggi. Il che significa quasi mezzo miliardo di dollari l’anno! Negli ultimi nove anni sono aumentati a 3 / 4 miliardi di dollari l’anno.

Abbiamo inoltre ricevuto enormi somme di denaro e aiuti dalle ONG occidentali e dalla Cina. Solo per il 2016-2018, la Cina ha promesso allo Zimbabwe 4 miliardi di dollari.

Dov’è finito tutto questo denaro?

L ‘”imperialismo occidentale”, lontano dall’essere la causa dei nostri problemi, è stato straordinariamente generoso con noi, e continua ad esserlo. L’unica cosa che è andata storta è che noi, cittadini dello Zimbabwe, non abbiamo visto i soldi perché Mugabe e altre persone corrotte nel nostro Paese se li sono presi.

Il motivo per cui l’Occidente e la Cina sostengono i peggiori Governi possibili è quello di preservare lo status quo a tutti i costi, perché ciò è vitale per il loro continuo sfruttamento dei nostri Paesi.

Infine, dovremmo sottolineare che tenerci nella povertà è vitale per il colonialismo commerciale che sopravvive e fiorisce. Se diventassimo cittadini prosperi, presto vedremmo il colonialismo commerciale per quello che è, e fare ciò che l’UA vorrebbe che facessimo – scacciarlo.

È anche noto che l’unica cosa che i Governi corrotti e oppressivi non possono sopportare sono le imprese prospere, le classi medie e lavoratrici perché esse semplicemente non tollerano tali Governi.

* David Barber e Tendai Ruben Mbofana sono co-responsabili di The Arise-Africa Initiative.

Abdoulaye Bah

Cittadino italiano di origine guineana, in pensione dopo aver lavorato all’ONU. Rivendica di essere il primo clandestino ad entrare in Italia più di mezzo secolo fa. Ha tradotto o scritto oltre 1600 articoli in francese per globalvoices.org dal 2008, molti altri in inglese e italiano. È creatore e direttore del blog e della pagina konakryexpress.org che tratta dei crimini commessi nel suo paese di origine durante la dittatura del primo presidente Sékou Touré.

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