2 Novembre 2024

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Tunisia come alternativa alla Libia, ma il Paese è ostile ai migranti

Di recente, sono molti i cittadini africani che, pur di sfuggire a situazioni di conflitto e povertà, scelgono di dirigersi verso la Tunisia passando dalla Libia. Sono tante le testimonianze che raccontano una traversata pericolosa, alimentata dal desiderio di trovare sicurezza in terra tunisina ma che poi alla fine viene infranto dai lunghi ritardi di registrazione e dalla mancanza di sostegno nei loro confronti. La Tunisia infatti non dispone di una legge nazionale per i richiedenti asilo né di un sistema di accoglienza ma solo di un documento di registrazione. Naturalmente questo serve a ben poco.

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Il “miracolo Ruanda” sarebbe frutto della repressione del dissenso

Human Rights Watch accusa il Ruanda a guida Kagame e Fronte patriottico ruandese di dare la caccia alle voci dissenzienti anche oltre confine. Proteggere l’immagine internazionale del Paese varrebbe ogni abuso. Omicidi, rapimenti, sparizioni forzate, aggressioni. I parenti rimasti in patria che diventano bersaglio per silenziare gli altri fuori dal Paese. E la manipolazione dell’Interpol per ottenere arresti ed estradizioni dei dissidenti, reali o presunti. L’indagine “Unisciti a noi o muori” raccoglie 150 testimonianze dal mondo e dichiara il fallimento di comunità internazionale e Nazioni Unite: è inaccettabile che restino ancora a guardare.

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Tratta degli esseri umani, in Italia cresce la capacità di adescamento

Minori e donne, ma anche persone particolarmente vulnerabili come transgender, disabili, analfabeti, disperati senza nulla da perdere: sono tutti potenziali e reali vittime dello sfruttamento a scopo sessuale o lavorativo per mano dei trafficanti, ben radicati anche in Italia. Il nostro Paese non fa ancora abbastanza per fermare il vergognoso fenomeno, troppo spesso legato anche a norme sull’immigrazione e sull’accoglienza inadeguate e terreno fertile per gli sfruttatori. La tratta inoltre rischia di proliferare attraverso strade nuove, più sofisticate, come l’e-trafficking. Il richiamo all’azione politica è più urgente che mai.

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Libia, corridoi umanitari: come funzionano, chi sono i protagonisti

Il 30 giugno scorso, 95 rifugiati provenienti da Africa sub-sahariana e Siria arrivano in Italia con un (raro) volo da Tripoli. Persone che hanno subito “orrori inimmaginabili” all’interno e all’esterno dei campi di detenzione. Proviamo a capirne di più raccontando anche la storia di due di loro, Hasan e Irene, e del loro atipico salvataggio. Lo facciamo grazie alla collaborazione di Morena La Rosa, attivista per i diritti delle persone migranti presenti nel Paese nordafricano, Edmond Tarek Keirallah, coordinatore del progetto SIV di MSF, ed Ezio Savasta, operatore volontario della Comunità di Sant’Egidio.

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Hostage of Europe, la trappola fatale del sistema di asilo europeo

Anwar Nillufary è nato in Iran, Paese da cui è stato costretto a fuggire per ragioni politiche. Con in mente un preciso progetto migratorio, arriva in Grecia nel 2014 e qui si scontra con l’insensatezza di un sistema di asilo che si rivela essere un vero e proprio vicolo cieco. Da sette anni Anwar lotta strenuamente contro istituzioni e organizzazioni internazionali, cercando di ottenere risposte che non arrivano mai. La sua è una storia che porta a galla i meccanismi di un sistema pensato non per tutelare la vita delle persone, bensì gli interessi di Stati ed economie forti.

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Sfollati e affamati, sintesi delle crisi socioambientali nel mondo

Per le agenzie delle Nazioni Unite per l’alimentazione è allarme fame acuta in 20 Paesi del mondo: dal Sahel all’Afghanistan, 34 milioni di persone sono già al limite della sopravvivenza, e il rischio carestia è imminente. Su quella lista della fame che è il rapporto Hunger Hotspots sono presenti nove dei dieci Paesi che per UNHCR sono interessati dalle peggiori crisi di sfollamento da conflitti a lungo termine, e tutte le dieci più grandi nuove emergenze. Scatenate dalle violenze, ed esacerbate dai cambiamenti climatici e dalla pandemia, fame e sfollamenti sono tragedie che si tengono per mano.

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Rifugiati LGBTI, Paesi di accoglienza e centri di aiuto e sostegno

Sono passati 51 anni da quel primo Pride della storia che furono i moti di Stonewall. Ancora oggi, però, la condizione degli omosessuali nel mondo è ancora molto difficile. I rifugiati e i migranti con SOGIESC diversificato sono esposti a rischi nel proprio Paese di origine ma anche in quelli di transito e di asilo. La maggior parte delle legislazioni in Africa e Asia sono punitive e discriminatorie e la società è decisamente ostile. In Italia esistono esperienze dedicate ai rifugiati LGBTI ma il coming out per la comunità nera resta un passo difficile. In U.S.A. le esperienze dei black pride accelerano il processo di “venuta allo scoperto”.

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Migranti e rifugiati, il loro numero potrebbe restare molto alto

Quante persone si sposteranno nei prossimi anni? Tante le stime, ma la risposta più sicura è una: saranno pochi rispetto chi vorrebbe davvero emigrare e tanti, in confronto a quelli che gli Stati desiderano ospitare. L’articolo – che però non prende in considerazione la situazione creata dai lockdown dovuta al Covid-19 – sottolinea che gli spostamenti sono dovuti non solo a ingiustizie e conflitti, ma anche ai cambiamenti climatici. I Paesi sono messi in guardia: le misure restrittive sono inutili. Adottare piani adeguati per gestire gli aumenti dei flussi migratori è l’unica strada.

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Africa occidentale, l’impegno degli Stati per eliminare l’apolidia

Secondo le stime dell’UNHCR, in Africa occidentale vivono 1 milione di apolidi e 40 milioni di bambini non registrati alla nascita, quindi a rischio di apolidia. Un apolide è un individuo invisibile agli occhi dei Governi e come tale privo dei diritti più elementari. Negli ultimi anni, grazie soprattutto al lavoro dell’UNHCR, i Paesi membri dell’ECOWAS hanno preso coscienza della gravità del fenomeno e si sono concretamente attivati per contrastarlo. La dichiarazione di Abidjan del 2015 e il Banjul Plan del 2017, hanno reso questa Regione del continente leader mondiale nella lotta contro l’apolidia.

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L’Africa accoglie i suoi rifugiati, l’Europa fa accordi con i dittatori

Mentre l’Europa e altre nazioni ricche vorrebbero voltare le spalle all’emergenza dei migranti, l’Uganda, ma non solo, si presenta come Paese esemplare che ne accoglie moltissimi. Poiché sono sempre di più i profughi che cercano una sistemazione, i suoi campi stanno tuttavia raggiungendo il limite di sopportazione. Quale sarebbe la cosa giusta da fare affinché tutti si facciano carico di questo problema? L’autore di questo articolo dà alcune risposte, dal punto di vista di un’Africa che condanna i suoi dittatori ma anche gli accordi che l’Europa fa con questi ultimi.

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