21 Novembre 2024

ucraina

Giornata della pace, ma nel mondo impazzano guerre e conflitti

Dal 2001, il 21 settembre è un’occasione per tirare le somme riguardo l’eradicazione della violenza e il rispetto (anzi il mancato rispetto) dei diritti umani. Il 2023 segna un bilancio disastroso con un numero di situazioni di ostilità e scontri violenti mai raggiunto dal 1945. Nessun Continente è escluso da questo fenomeno. Voci Globali fa il punto su alcune delle aree maggiormente interessate dalla violenza. La realtà emersa mostra anche forti criticità quando si va riflettere sul ruolo della comunità internazionale in materia di peace-building e peace-keeping nelle aree di maggiore crisi.

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Sindrome Italia, il dramma delle badanti straniere e le loro famiglie

Ansia e depressione interessano spesso le lavoratrici domestiche assunte dalle famiglie italiane: la lontananza da casa, il senso di colpa per aver lasciato la famiglia e il difficile compito di badare agli anziani non autosufficienti sono i fattori alla base di una condizione medica che prende il nome dal nostro Paese. Anche i loro figli, rimasti a casa, soffrono per la lontananza della figura materna e alcuni di loro giungono perfino al suicidio. Alla genesi di tale situazione contribuiscono situazioni famigliari complicate, dove ci si scontra con la violenza domestica.

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Bambini in guerra, abusi oltre ogni limite su minori usati in conflitti

L’Onu non aveva mai registrato tante gravi violazioni contro i minori nei conflitti armati di tutto il mondo in un solo anno come nel 2022. Sono stati uccisi, mutilati, arruolati, rapiti, stuprati, arrestati. Le loro scuole e gli ospedali in cui cercavano cure sono stati bombardati, gli è stato persino negato l’accesso umanitario. RD Congo, Somalia, Israele e Palestina sono ancora i peggiori inferni per i bambini. Per la prima volta nella “lista della vergogna” del Segretario generale entra la Russia; il grande assente, di nuovo e nonostante le numerose gravi violazioni verificate, è Israele.

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Stupro nei conflitti, le donne come territorio nemico da assediare

La violenza sessuale è ancora usata come arma, strategica e devastante, nelle guerre moderne. Sono milioni le vittime, ignorate dalle comunità, dai media, dalla giustizia. In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti, di questo che tra i crimini di guerra e contro l’umanità è il più ignobile e nascosto abbiamo parlato con Desanges Kabuo, che ne è sopravvissuta e oggi coordina la sezione provinciale del Mouvement national des survivantes en RDCongo nel Sud Kivu ed è assistente psicosociale per la Fondazione Panzi a Minova.

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I Paesi eurasiatici dove la legge consente l’impunità agli stupratori

Da un rapporto pubblicato da Equality Now, si evince che in Georgia, Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan vigono leggi sullo stupro obsolete e improntate agli stereotipi di genere. In queste nazioni se non si dimostra che la violenza sia avvenuta attraverso l’uso di forza fisica, gli stupratori godono del diritto di impunità o comunque il reato viene trattato come un crimine meno grave. Diverso è il caso dell’Ucraina che, sebbene condividesse questa normativa in passato, oggi è l’unico Paese dell’Eurasia ad essersi adeguato agli standard internazionali sui diritti umani, modificando la definizione di stupro.

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Così muore l’arte, il potere che opprime e fa guerra alla cultura

Dalla Cina alla Turchia, passando per Egitto, Iran, Kenya, scrittori, registi, cantanti continuano a subire repressioni e violazioni anche brutali della libertà di espressione solo perché le loro opere o attività culturali vengono considerate pericolose dal potere. Le carceri cinesi e turche, per esempio, spiccano per il numero di intellettuali detenuti, ma anche negli Usa serpeggia la censura con la messa al bando di libri su razzismo o diritti LGBTQ+ nelle scuole. E le donne, dall’Iran ai territori curdi, sono spesso accusate di indecenza solo per aver esternato la loro vena artistica.

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La Natura della guerra, conseguenze sull’ambiente in Ucraina

Il conflitto che sta devastando l’Ucraina trascina con sé ripercussioni che affliggono l’ambiente, insieme alla distruzione della vita delle persone e di un intero Paese. Dall’inquinamento di suolo e acque alla fragilità del futuro degli accordi sul clima, molti degli effetti legati alla sostenibilità passano per il rischio radioattivo che coinvolgerebbe un intero Continente. E con la fine degli scontri e degli attacchi, ciò che appare più auspicabile è una visione diversa sulle attività belliche e sul ruolo che tutti i conflitti ricoprono nell’impatto su biodiversità e ambiente e sulla loro tutela.

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Guerra Russia-Ucraina, debolezza e crisi del diritto internazionale

Mentre l’Ucraina comincia a ricevere i primi aiuti militari da parte di alcuni Stati europei, le norme per il mantenimento della pace internazionale vengono gravemente messe in crisi dalla situazione in corso. L’aggressione perpetrata dalla Russia al territorio ucraino è una chiara e preoccupante minaccia alla pace e come tale è perseguibile per legge. Ma il ruolo della Federazione Russa come membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite fa sì che una reazione sul piano legale da parte degli altri Paesi sia estremamente complessa. Anche se non impossibile.

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Ucraina, fasi e motivi di otto anni di crisi e instabilità geopolitica

Mentre le minacce della Russia di invadere l’Ucraina si fanno pressanti, è utile ripercorrere la storia di questo vasto e strategico Stato cuscinetto posto tra i territori europei e quelli della Federazione Russa. Dal 2014, anno della caduta del Governo del presidente Yanukovich, l’Ucraina vive una profonda crisi economica, politica e diplomatica che ha finito per ostacolare le auspicate riforme e rendendo la nazione vulnerabile e dipendente dal sostegno esterno. La guerra russo-ucraina conta già decine di migliaia di morti, motivo per scoraggiare l’attacco della Russia e risolvere la crisi interna.

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Crimea, annessione alla Russia ha moltiplicato gli arresti di attivisti

Alla fine di agosto i media crimeani hanno dato la notizia del danneggiamento non meglio specificato di un gasdotto nelle vicinanze del villaggio di Perevalnoye. Nonostante la vaghezza di queste prime informazioni, dopo pochi giorni le forze di sicurezza russe hanno arrestato più di 40 persone, tutti tatari crimeani, principalmente con l’accusa di sabotaggio del gasdotto. Secondo alcune testimonianze, le persone trattenute hanno subito violenze e anche torture. Tra loro, Nariman Dzhelyal, portavoce del movimento tataro crimeano, aperto sostenitore di metodi di lotta non violenta.

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