proteste

Difensori della Terra, il “decennio mortale” secondo Global Witness

Il nuovo rapporto dell’ONG internazionale documenta come, negli ultimi dieci anni, oltre 1.700 persone sono state uccise per proteggere la loro terra e le loro comunità dalla distruzione ambientale. Oltre la metà degli attacchi ha avuto luogo in Brasile, Colombia e Filippine; nel 2021, oltre tre quarti degli omicidi sono avvenuti in America Latina. A essere presi di mira sono spesso piccoli agricoltori o comunità indigene, minacciate dall’agrobusiness su larga scala, dallo sfruttamento di risorse minerarie o legname. Si temono futuri accaparramenti di terre per la crescita del mercato del carbonio. Nel report vengono citati alcuni progressi compiuti da Governi e aziende, la strada è però ancora lunga.

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In piedi per la Terra, giovani e società civile in lotta per l’ambiente

Storicamente l’opinione pubblica è scesa in strada per difendere i propri diritti e, rivendicandoli, si è vestita anche di istanze in difesa dell’ambiente e di tutte le questioni ad esso legate. L’evoluzione delle proteste ha seguito il corso degli eventi: partendo dalla conservazione della Natura, passando per la paura per l’impatto della crescita economica incontrollata fino alla crisi climatica di oggi. Alcune voci attuali, che si levano per invertire la rotta del disastro, raccontano a Voci Globali l’urgenza dell’azione, il coraggio della disobbedienza, la forza del cambiamento.

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Grecia: violenza di Stato, da Alexis ai fatti di Nea Smyrni

Il pestaggio avvenuto a marzo in un quartiere periferico di Atene per mano di alcuni agenti di polizia ha avuto risonanza internazionale, gettando luce su un contesto contrassegnato da un’esasperazione che ha radici ben più profonde di quanto possa apparire. A partire dall’uccisione del quindicenne Alexandros Grigoropoulos nel 2008, il modus operandi della polizia greca è infatti andato delineandosi con sempre più brutale precisione. E il Governo conservatore di Mitsotakis, entrato in carica nel 2019 al grido di “law and order“, non ha fatto altro che acutizzare la tensione.

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Angola, ancora proteste contro il carovita e la crisi economica

A Luanda, le manifestazioni di piazza si sono trasformate in scontri violenti. Il Senato italiano ha approvato un emendamento alla “Legge di delegazione europea” per anticipare la fine degli usi energetici dell’olio di palma e di quello di soia. Secondo il nuovo report dell’EIGE, la parità di genere nell’ambito dell’UE non sarà raggiunta prima di 60 anni. Il Qatar svolgerà il ruolo di mediatore nel processo di pace tra il Governo di Kabul e i Talebani. L’ONU denuncia possibili crimini di guerra nel conflitto del Nagorno-Karabakh.

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Le origini della xenofobia anti-africana in Cina, da Mao al Covid

In Cina, il coronavirus è diventato motivo per alimentare atteggiamenti razzisti nei confronti della comunità africana. Molti cittadini africani sono stati sfrattati da hotel e abitazioni, sottoposti forzatamente a test ed è stato rifiutato loro l’accesso a servizi essenziali. La xenofobia anti-africana in Cina risale agli anni ’70 quando proteste studentesche contro la crescente presenza di studenti africani nel Paese si diffusero in varie città, tra queste Nanchino e Shanghai. Come in Cina, anche in Africa negli ultimi anni sono nati forti sentimenti contro la “predatoria” presenza economica cinese nel continente.

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Bambini soldato, cresce la piaga secondo la blacklist degli USA

Washington aggiunge Camerun, Libia e Nigeria nella blacklist dei Paesi che reclutano i minori come combattenti in violazione dei diritti dell’infanzia. La CTBTO ha registrato un picco di radiazioni nella Regione baltica: si sospetta il malfunzionamento di una centrale nucleare russa. Intanto, il Covid-19 sta determinando una nuova ondata di fame soprattutto nel Sud del mondo. L’America Latina esprime solidarietà al popolo palestinese: 320 personalità di spicco del mondo accademico, istituzionale e politico hanno firmato una nota congiunta per condannare la politica annessionista di Israele. In Mali, si apre il dialogo tra istituzioni statali e “Movimento 5 giugno”.

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Azerbaijan, come silenziare gli attivisti “usando” il Covid-19

L’ex Repubblica sovietica approfitta del Covid per silenziare il dissenso attraverso detenzioni arbitrarie. Lo denuncia HRW. Benin e Costa d’Avorio disconoscono la giurisdizione della Corte Africana DU, che non potrà più pronunciarsi su eventuali violazioni dei diritti umani. Il “Day of Silence”, iniziativa contro il bullismo verso gli studenti LGTBTQ, compie 25 anni. Secondo il report “Finanza Fossile” di Greenpeace e Re:Common, il settore finanziario italiano inquina più delle centrali a carbone. Infine, il Governatore della Banca Centrale libanese smentisce le accuse rispetto al suo ruolo nella grave crisi economica che sta travolgendo il Paese.

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Libano in fermento. E un film sul calcio narra storie dei rifugiati

Le proteste, partite il 17 ottobre in Libano, continuano senza l’avvio di consultazioni per la creazione di un nuovo Governo, dopo le dimissioni del primo ministro Saad Hariri il 29 ottobre scorso. A creare malcontento è una situazione economica molto difficile, esacerbata dall’introduzione di una tassa sulle chiamate VoIP, e una rabbia diretta ad una intera classe politica ritenuta responsabile dei dissesti del Paese. Il documentarista Stefano Fogliata è da pochi giorni tornato da Beirut, sua città adottiva, e ci racconta sensazioni e pensieri dalla piazza.

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Hong Kong, ecco i ragazzi che combattono gli abusi del potere

Voci Globali incontra Oscar e Tony, due giovani ragazzi cresciuti nell’ex colonia britannica che oggi si ritrovano a fare i conti con una città indebolita, che cerca di resistere alla repressione cinese. Attraverso i loro occhi si ripercorrono lo scoppio della SARS, la rivoluzione degli ombrelli, la crisi immobiliare, i rapimenti di cinque editori, fino a questa nuova protesta, macchiata da continue violenze da parte di una polizia che abusa del suo potere. In questo braccio di ferro con il Governo di Pechino, la storia dell’ex colonia è ancora tutta da scrivere.

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Algeria, basta Bouteflika. Il popolo abbatte il muro della paura

Le attuali proteste pacifiche significano soltanto una cosa per il popolo algerino: l’inizio di un nuovo capitolo nella sua storia. Il Paese, infatti, dopo anni di rivoluzioni e lotte per il potere, si ribella all’annuncio lanciato dal Fronte di Liberazione Nazionale che parla di un quinto mandato del presidente ottantunenne Bouteflika alle votazioni del prossimo 18 aprile. I cittadini scendono in piazza per denunciare l’incapacità dei leader politici di trovare soluzioni volte alla costituzione di una società giovane e creativa. E questa volta non si può ignorare il loro grido.

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