2 Novembre 2024

libertà di movimento

Migrazioni, le “nuove” politiche UE che ricalcano vecchie misure

A 22 anni dalla proclamazione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti, il contesto geopolitico attuale sembra ulteriormente allontanare un effettivo rispetto dei diritti umani delle persone in movimento. In attesa di convergere su un Quadro strutturale sull’asilo, la Commissione europea propone un Piano d’azione operativo sul Mediterraneo centrale che punta ancora sull’esternalizzazione delle frontiere. Approfondiamo i pilastri di questa bozza con l’aiuto della giornalista Nancy Porsia, di Giulia Tranchina, avvocata di HRW, e della ricercatrice della CLEDU Alessandra Sciurba.

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Migranti criminalizzati: cercano protezione ma finiscono in carcere

Detenzione preventiva ed ergastolo per chi scappa da guerre e persecuzioni. Con la crescente esternalizzazione delle frontiere in Europa, chi intenda fare richiesta di protezione internazionale non può che intraprendere pericolose vie illegali di migrazione. Costretti a guidare un gommone, i migranti sono arrestati al loro arrivo. L’accusa è di omicidio colposo. In Grecia, chi guida un’imbarcazione con a bordo passeggeri di Paesi terzi è accusato di traffico di esseri umani. E così, disperati richiedenti asilo si ritrovano spesso condannati a vita. Sentenze pronunciate in mancanza di prove e in violazione del principio dell’equo processo.

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UE-Turchia, il terribile impatto umano di un accordo illegittimo

Espulsioni collettive verso la Turchia previste per chi scappa da Afghanistan, Siria, Somalia, Bangladesh, Pakistan e arriva – via mare – sulle isole greche del Mar Egeo. Questo è quanto è stabilito da una Dichiarazione tra Unione Europea e Turchia del 2016 e una Decisione ministeriale adottata in Grecia a giugno di quest’anno. Una disciplina che non tiene conto della tutela dei diritti umani e delle violazioni perpetrate in Turchia contro i richiedenti asilo, dettagliatamente documentate da un rapporto pubblicato dalla Commissione europea e riportate in questo articolo.

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Media, quel linguaggio che sostiene la politica dell’esclusione

In Italia, la rappresentazione mediatica fortemente politicizzata delle migrazioni globali ha un ruolo cruciale nel definire la nostra percezione di chi viene da fuori. Come ridisegnare i termini in cui vengono problematizzate la questione migratoria e le politiche europee? Serve mettere in atto un processo volto a ri-semantizzare le migrazioni, squalificando un linguaggio improprio e sostituendolo con uno più inclusivo, un approccio critico e non discriminatorio, un’analisi attenta dei dati a disposizione, e una riflessione che non semplifichi la complessità del reale.

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Stati, frontiere e l’insanabilità del paradosso democratico

Nella storia recente i flussi migratori sono sempre stati descritti come un fenomeno il cui controllo si rende necessario per garantire il mantenimento dello status quo. Ma se fosse proprio lo status quo ad essere sbagliato? I presupposti su cui i moderni sistemi statali sono stati costruiti mostrano tutta la loro fallacia quando li si analizza secondo la prospettiva delle identità nazionali e della libertà di movimento. R.G., rifugiato algerino in Grecia da 5 anni, e colpevole solo di portare un cognome arabo, ci racconta come tutto questo impatti con violenza sulla vita delle persone che decidono di emigrare.

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Frontiere: aperte per cittadini privilegiati, chiuse per gli altri

L’idea di di costruire muri per riprendere il controllo e rispondere alle “preoccupazioni legittime” sulla questione dell’immigrazione presume e dà per scontato che gli Stati abbiano il diritto di escludere chi vogliono. Eppure, nel campo della filosofia morale e politica non vi è consenso sulla legittimità dei controlli alle frontiere e argomenti importanti sono stati portati a favore del diritto umano di migrare. Nell’attuale contesto di massiccia disuguaglianza il regime delle frontiere è ancora più ingiustificato, simile al carattere arbitrario di un sistema globale formato da caste.

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