21 Novembre 2024

discriminazioni di genere

Colombia, cocaleros e ambientalisti contro l’uso del glisofato

L’Asociación de Cocaleros annuncia una mobilitazione nazionale contro la decisione del Governo di riprendere le fumigazioni aeree per distruggere i campi di coca. Un nuovo report dell’UNEP rileva come milioni di donne non abbiano ancora diritto a disporre del proprio corpo. Israele torna a colpire la Striscia di Gaza, definendo gli attacchi “operazioni anti-terrorismo. La Danimarca revoca la “protezione temporanea” ai rifugiati siriani: Damasco ormai sarebbe un luogo sicuro. In Ciad, la Giunta golpista non intende negoziare con il gruppo ribelle FACT.

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#Together4Forests, al via la campagna contro la deforestazione

Oltre 100 associazioni hanno lanciato un appello internazionale per chiedere all’UE l’adozione di norme a tutela delle foreste. Il Consiglio Costituzionale ivoriano ha decretato la legittimità della terza candidatura dell’attuale presidente, Alassane Ouattara. Nel vecchio continente, intanto, l’ILGA-Europe ha presentato un ricorso alla CE contro le “LGBT free zones” istituite in Polonia. Un nuovo report del Turkey Tribunal rileva l’aumento del numero di oppositori politici turchi rapiti al fine di silenziare le loro voci critiche. Prosegue, innanzi alla Corte d’Appello britannica, la “battaglia dell’oro” tra Venezuela e Regno Unito.

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Diritti delle donne, ovunque nel mondo una lontana chimera

Dal report annuale di Amnesty International si ricava che la parità di genere costituisce un obiettivo ancora lontano da raggiungere. I diritti delle donne continuano a essere calpestati. Discriminazione, emarginazione e violenza, vengono perpetrate, attraverso varie modalità e con diversi livelli di gravità, ai danni di donne e ragazze in ogni regione del mondo. Voci Globali ha approfondito alcune questioni critiche con Riccardo Noury, portavoce di AI Italia.

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Algeria, Hirak non demorde. Il suo obiettivo resta la democrazia

Nel Paese maghrebino, la “rivoluzione del sorriso” compie un anno. Ma le proteste non si fermano: i manifestanti continuano a chiedere uno “Stato civile e non militare”. Intanto, le ostetriche dell’Ontario ottengono, dopo una lunga battaglia legale, il riconoscimento della parità salariale. Anche gli ambientalisti australiani hanno qualcosa da festeggiare: la multinazionale Equinor non trivellerà la Great Australian Bight. Sull’isola di Lesbo, invece, è piena emergenza umanitaria in seguito all’apertura delle frontiere turche. In Afghanistan, pochi giorni dopo la firma dell’accordo di pace USA-Talebani, riprendono le ostilità.

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Pesticidi, colosso della chimica rinuncia al velenoso Clorpirifos

La statunitense Corteva Inc. entro l’anno smetterà di produrre un insetticida tossico per l’ambiente e la salute umana. La Croazia, invece, apre alle “adozioni gay” grazie a una storica sentenza della Corte costituzionale. Intanto, l’Autorità Nazionale Palestinese boccia il cosiddetto “Deal of the Century” proposto dagli USA. E la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si pronuncia a favore della Spagna in un caso di “respingimento” di migranti verso il Marocco. In Camerun, massacro di civili nel corso di un’operazione antiterrorismo ad opera delle forze di sicurezza, che però parlano di “sfortunato incidente”.

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Brasile, sono le donne a guidare la resistenza alla repressione

L’elezione di Bolsonaro lo scorso autunno ha dato nuovo impulso al movimento femminista. Se da una parte c’è stata una rappresentanza femminile lievemente migliorata nelle cariche politiche, dall’altra rimangono allarmanti il numero di femminicidi – più di 400 solo dall’inizio dell’anno – e la sordità del Governo. Con le istituzioni che non sembrano intenzionate a intervenire sulle disuguaglianze e le ingiustizie di genere, le attiviste si sono rese conto che i diritti duramente conquistati sono a rischio e hanno deciso di scendere in piazza a difenderli.

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India, donne ai margini di una società maschilista e settaria

In questo Paese tra uomini e donne regna una forte disuguaglianza, una condizione, questa, percepita soprattutto nelle strade delle città. Spesso le donne sono costrette a svolgere lavori che le costringono a rimanere in casa, e sono in poche a poter guidare un veicolo. Inoltre, al fine di garantire loro di potersi spostare liberamente per le strade e utilizzare i trasporti pubblici bisognerebbe realizzare quartieri e infrastrutture in grado di rispondere maggiormente alle loro esigenze. La sfida attuale è quella di provvedere alla sicurezza delle aree urbane attraverso progettazioni su più vasta scala.

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Balcani, ondata di sessismo. La risposta delle donne

Regole patriarcali tradizionali, stereotipi e pregiudizi di genere sono ampiamente diffusi in ​​Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Croazia e in altri Paesi dell’ex Jugoslavia. Con il diffondersi dei social media, anche online le donne sono diventate i bersagli principali di molestie e discriminazioni. Tuttavia, negli ultimi anni, e soprattutto nei mesi più recenti sulla scia del movimento #MeToo, un numero sempre più crescente di donne in tutta la regione sta utilizzando proprio gli strumenti in Rete per reagire e combattere problemi da troppo tempo ignorati.

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“Pubblica o muori”. Donne discriminate dalle riviste scientifiche

Le pubblicazioni scientifiche rappresentano un settore redditizio che garantisce ottime opportunità di carriera. Recenti studi, tuttavia, dimostrano come il settore sia intriso di pregiudizi nei confronti del genere femminile. A parità di competenze – o anche a volte con competenze maggiori – i loro lavori appaiono in percentuale assai minore. Quali passi si possono compiere per migliorare il processo editoriale ad essere più aperto e aiutare le donne a “farsi avanti”? Pare, infatti, che esse stesse spesso rinuncino probabilmente condizionate da una realtà ancora in gran parte maschile, almeno nell’apparenza.

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Pakistan, fa sperare disegno di legge a tutela delle donne

Il Punjab Women’s Protection Act potrebbe essere un primo esempio di tutela reale nei confronti dell’universo femminile vittima nel Paese di discriminazioni e incredibili violenze. Mentre è ancora viva l’emozione causata dall’assassinio di Qandeel Baloch, la 26enne seguitissima sui social, brutalmente assassinata lo scorso agosto da suo fratello proprio perché “si mostrava troppo” su Instagram e Facebook.

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