biodiversità

Un anno insostenibile, breve bilancio sull’ambiente e sfide urgenti

Gli ultimi mesi di questo 2022 ci hanno mostrato la più dirompente versione dei cambiamenti climatici in atto. Ogni giorno, gruppi di scienziati ci disegnano la prospettiva, a lungo termine, di quello che ci aspetta sul piano ambientale se non provvediamo ad un cambiamento di rotta. Eppure, possiamo già osservare che l’anno che finisce ci chiama a bilanci più brevi e azioni più immediate. E siamo tutti chiamati in causa, non siamo soltanto spettatori. La soluzione alle questioni ambientali che stiamo vivendo è il primo dei buoni propositi da inserire nella lista per i prossimi tempi.

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La Natura della guerra, conseguenze sull’ambiente in Ucraina

Il conflitto che sta devastando l’Ucraina trascina con sé ripercussioni che affliggono l’ambiente, insieme alla distruzione della vita delle persone e di un intero Paese. Dall’inquinamento di suolo e acque alla fragilità del futuro degli accordi sul clima, molti degli effetti legati alla sostenibilità passano per il rischio radioattivo che coinvolgerebbe un intero Continente. E con la fine degli scontri e degli attacchi, ciò che appare più auspicabile è una visione diversa sulle attività belliche e sul ruolo che tutti i conflitti ricoprono nell’impatto su biodiversità e ambiente e sulla loro tutela.

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Mangiare bio: limiti, dubbi e contraddizioni della filiera sostenibile

Sulla scia della crescente sensibilità verso le questioni ambientali, l’interesse per un’alimentazione biologica mostra la sempre maggiore volontà di assumere scelte di consumo più consapevoli. I prodotti biologici, derivanti cioè dall’agricoltura biologica, coprono col tempo categorie più variegate e molti sono i marchi e i nomi della grande distribuzione che immettono sul mercato articoli bio. Questa rapida diffusione, se da un lato esprime una domanda e un’offerta più attenta alla sostenibilità, dall’altra ci interroga sulla reale dimensione degli sforzi per un’alimentazione giusta.

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Foreste, gli ambiziosi programmi per custodirle e preservarle

La Giornata Internazionale delle Foreste ci ricorda che il patrimonio forestale di tutto il Pianeta è esposto al rischio di estinzione, trascinando con sé la sopravvivenza di molte specie, inclusa quella umana. Negli ultimi decenni hanno trovato voce i campanelli d’allarme lanciati dalla comunità scientifica, permettendo alle questioni ambientali e alla deforestazione di trovare un posto privilegiato nel dibattito internazionale. I passi compiuti, tuttavia, sembrano nascondersi dietro il dito delle belle parole e degli slogan politici, coprendo la necessità di azioni più concrete e sistemiche.

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Agricoltura e stagionalità, viaggio attraverso opportunità e limiti

La globalizzazione dei mercati e la tecnologia agricola ci hanno permesso di abbattere alcuni limiti della nostra dieta, primo tra tutti quello di dipendere dalla stagionalità di frutta e verdura per il loro consumo. Oggi una rapida occhiata ai banchi del supermercato ci mostra quanto ogni prodotto possa essere reperibile in qualsiasi momento dell’anno, qualunque sia la sua origine. Dietro questa disponibilità, tuttavia, l’impatto ambientale dei modi di produzione e dei trasporti, e il costo sociale che essa comporta, ci obbligano a una riflessione più profonda sulla stagionalità e sul suo superamento.

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L’estrattivismo verde che non può risolvere l’emergenza climatica

Per fronteggiare l’emergenza ambientale globale cresce il ricorso ai “minerali di transizione”, utilizzati nella produzione di veicoli elettrici, pale eoliche o altre attrezzature. Le industrie minerarie, e i Governi, non possono però applicare all’estrazione di questi materiali le usuali logiche non sostenibili. Serve una “transizione giusta”, che porti a una società veramente circolare, post-estrattiva e allineata con le esigenze di giustizia climatica, nel rispetto di tutti i territori e le comunità coinvolti nei nuovi processi industriali. Lontano dall’illusione dell’ininterrotta “crescita verde”.

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Ambiente, i danni alla terra delle ‘erbe cattive’ create dall’uomo

Le erbe infestanti stanno minacciando le coltivazioni a livello globale. È il risultato di decenni di agricoltura industriale che ha sempre puntato al miglioramento genetico delle piante in termini di maggiore “efficienza” e “produttività”, e meno sulla resilienza ai cambiamenti ambientali. La selezione di ridottissimi pool genetici per le colture ne ha impoverito inoltre la diversità. Alla luce del fallimento della “Big Agriculture” è sempre più urgente il passaggio a un paradigma agro-ecologico, anche in vista della Conferenza sulla biodiversità (COP15) che verrà ospitata in Cina il prossimo ottobre.

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Colombia, da campione di biodiversità a territorio sotto assedio

La Colombia è tra i Paesi più dotati di biodiversità al mondo, ma i suoi ricchi ecosistemi boscosi stanno affrontando nuove minacce esistenziali, anche in seguito alla pandemia di Covid-19 che mette a rischio soprattutto le comunità indigene. Si stanno tentando una serie di strategie per rallentare i crescenti tassi di deforestazione ma è necessario comprendere e combattere con successo i complessi fattori sociali, politici, economici di larga scala, che sono interconnessi e sono alla base del fenomeno che ha ormai determinato l’ingresso in un punto critico per l’eco-ambiente.

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Gli animali devono restare selvaggi, a chiederlo è l’ecosistema

Dalla più piccola pianta al minuscolo insetto, fino alle immense foreste e agli animali (cosiddetti) feroci: ogni anello dell’equilibrio naturale è in pericolo. Ne è responsabile l’uomo, il suo egoismo e il suo atteggiamento “amorevole”. Anche verso gli animali selvaggi, non sempre liberi di vivere secondo la loro biologia. Ce lo spiega la giovane etologa Chiara Grasso, che porta avanti la missione di diffondere le buone pratiche di un turismo eco e responsabile. Denunciando lo sfruttamento degli animali ancora troppo diffuso, con il solo scopo di arricchire il business turistico.

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Crisi climatica e scomparsa delle specie: le sfide del XXI secolo

Oltre un milione di specie vegetali e animali sono a rischio e i ritmi di estinzione sono almeno 10 volte superiori alla media degli ultimi dieci milioni di anni. La comunità scientifica lancia continuamente allarmi sulle preoccupanti conseguenze dei cambiamenti climatici, in gran parte provocati dall’uomo, ma i Governi stentano ad affrontare l’emergenza. Anche la recente conferenza sul clima di Madrid COP25, importante per l’attuazione delle regole dell’Accordo di Parigi, è da considerarsi fallita, con le questioni rinviate a Glasgow 2020.

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