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Quando la tecnologia diventa sistema di oppressione e controllo

Tra le cause di violazioni di diritti umani e delle libertà basilari dei cittadini nel mondo, spesso c’è l’impiego irresponsabile e senza scrupoli di sistemi e apparecchiature all’avanguardia. L’entusiasmo per la disponibilità di droni, applicazioni di intelligenza artificiale per il riconoscimento delle persone e sofisticati metodi di sorveglianza si scontra con la pericolosità di questi dispositivi tanto innovativi quanto pericolosi nelle mani di Stati autoritari e anche democratici. Senza regole internazionali e una disciplina chiara, tali sistemi rischiano di fortificare solo sistemi di potere e controllo oppressivi che restano impuniti.

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Nigeria, diritti delle donne riconosciuti solo sulla carta, non nei fatti

Nonostante le norme internazionali e le leggi della Costituzione nigeriana prevedano la tutela dei diritti delle donne, nel Paese dell’Africa occidentale spesso questi non vengono messi in pratica. Ciò accade in vari campi della sfera pubblica e privata: l’istruzione, la violenza di genere, la politica, la salute materna, le risorse economiche che le donne hanno a disposizione. Il nuovo Governo dovrebbe agire subito per permettere alle cittadine e ai cittadini nigeriani di avere pari opportunità in ogni ambito e far sì che le leggi a tutela delle donne e delle madri vengano applicate davvero.

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Ciclo globale dell’acqua fuori equilibrio, è a rischio la vita umana

La Giornata internazionale dell’acqua compie trent’anni, e non c’è niente da festeggiare. Cambiamento climatico e sfruttamento incontrollato trainano una crisi idrica globale. Già un quarto della popolazione di questo Pianeta non ha accesso ad acqua pulita e sicura, ogni 80 secondi muore un bambino sotto i cinque anni per malattie causate dall’acqua inquinata, e i disastri climatici legati all’acqua si fanno più devastanti ogni anno che passa. E per la fine del decennio toccherà quota 40% lo scarto tra la domanda e la disponibilità dell’oro blu. È tempo di ripensare la gestione dell’acqua come bene comune dell’umanità.

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Tunisia, una politica discriminatoria verso i migranti sub-sahariani

Le recenti dichiarazioni di stampo razzista del presidente tunisino Saied sui migranti provenienti dall’area occidentale del Continente hanno destato scalpore in tutto il mondo. Il Paese maghrebino non rappresenta però un’eccezione nel panorama internazionale in quanto a politiche migratorie basate sulla discriminazione: vi sono infatti elementi comuni a nazioni lontane e diverse – come disoccupazione giovanile, crisi economica, tensioni sociali – che portano alla colpevolizzazione dei migranti, i quali finiscono per diventare i capri espiatori di problemi interni che i Governi non riescono a risolvere.

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Migrazioni, così la Germania agevola la fuga dei cervelli dall’Africa

Il Governo tedesco ha proposto un progetto riguardante l’apertura di centri per la migrazione in cinque Paesi del Continente volto a offrire a determinate categorie l’opportunità di trasferirsi sul suolo tedesco. Marocco, Tunisia, Egitto, Ghana e Nigeria sono i Paesi finora presi in considerazione. Tuttavia dietro questa “cultura dell’accoglienza” si cela una ragione tutt’altro che umanitaria. Il piano finirà infatti per aumentare la carenza di manodopera qualificata a cui molti Paesi africani fanno fronte e si ripercuoterà su questi ultimi per i quali sarebbe molto più vantaggiosa una migrazione circolare.

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Crisi climatica, l’impatto sul diritto al cibo e la sicurezza alimentare

L’effetto dell’innalzamento delle temperature e degli eventi meteorologici disastrosi sta interferendo in diverso modo sulla vita di ciascuno. Non è esente da questo impatto la possibilità di godere in modo sicuro e stabile delle risorse alimentari, per intere popolazioni. Nelle dimensioni di accesso, utilizzo e stabilità, essa scarseggia e sovrabbonda in maniera disomogenea nel globo e affligge chi maggiormente già paga lo scotto dei cambiamenti climatici in atto.La fruizione del diritto al cibo richiede un approccio sostenibile soprattutto del sistema alimentare, con strategie che rivedano gli attuali modelli di produzione.

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Cuba, emigrazione record per la crisi più grave degli ultimi 30 anni

Dopo sessant’anni di adesione al modello socialista e di embargo, la nazione insulare ha vissuto una parentesi di prosperità nel 2016 grazie al florido turismo e all’avvio di nuove imprese e attività. La parentesi si è però rivelata tale quando, in seguito all’insediamento del presidente USA Trump, l’embargo è stato rinnovato e i rapporti tra i due Paesi si sono nuovamente raffreddati. Da allora la nazione è precipitata in una crisi che si è fatta sempre più profonda e insidiosa, facendo crollare gli standard di vita e inducendo i cubani a un esodo di massa soprattutto verso gli Stati Uniti.

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Tigray, minoranze etniche a rischio nonostante gli accordi di pace

A più di 24 mesi dallo scoppio della guerra nel Tigray, il futuro dei rifugiati che sono stati costretti con la forza a fuggire è ancora incerto. Essi non credono più nella sicurezza, nella protezione e nella rappresentanza politica una volta rientrati nel loro Paese. Il timore inoltre è che la vicina Eritrea continui la sua occupazione e cancelli le comunità minoritarie tramite l’istituzione di una zona cuscinetto militare sugli altipiani strategici. Pertanto, alcuni gruppi politici minoritari si sono uniti in una coalizione federalista insieme al TPLF al fine di proteggere le loro diversità.

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Schiavitù moderna, il lato oscuro di una globalizzazione disumana

Attraverso una comparazione tra contesto mondiale e nazionale, Voci Globali torna a parlare di emancipazione femminile e diritti umani in occasione dell’8 marzo. Il 2022 si è chiuso con un bilancio disastroso: la pandemia di COVID-19 e il conflitto in Ucraina hanno destabilizzato le condizioni di donne e minori in tutto il mondo. L’INAPP, in una ricerca diretta da Antonello Scialdone, ha analizzato nel dettaglio i dati relativi al matrimonio forzato e alla tratta sessuale. Dal 2016 i numeri sono aumentati, evidenziando un numero crescente di vittime. Per un vero cambiamento, è necessario decostruire la natura violenta della società patriarcale.

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Yanomami, quel genocidio organizzato per l’oro dell’Amazzonia

Il mercato illegale del minerale prezioso ha un impatto devastante sulla foresta pluviale più grande e biodiversa del pianeta e le popolazioni (umane e non) che la abitano. In Brasile, l’invasione della terra indigena yanomami da parte di 20 mila garimpeiros, spesso al soldo dei narcos, ha provocato un’enorme crisi ambientale, sanitaria e sociale. Sull’ex presidente Bolsonaro ora pesa l’accusa di sterminio. I leader indigeni e gli attivisti denunciavano da anni la catastrofe, inascoltati. Ne abbiamo parlato con Alice Farano di Survival International e Padre Corrado Dalmonego, antropologo e missionario della Consolata a Boa Vista.

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